UNA per sempre

UNA per sempre

L'aromatico italiano
di Massimo Zanichelli
13 maggio 2025

Ci sono vini che nascono per caso con risultati sorprendenti. È accaduto all’UNA di Torre Fornello, un “orange wine botritizzato” a base di malvasia di Candia aromatica.

Dal metodo perpetuo marsalese che si trasforma in un vino fortificato al Recioto “scapà” che diventa Amarone, sono diversi i casi di vini nati per incidenti di percorso. È successo anche all’UNA di Torre Fornello. 

Il “come” me lo racconta Enrico Sgorbati, che ha fatto della sua azienda una ragione di vita: segue tutte le fasi della produzione, gli agenti, le vendite all’estero (parla tre lingue) e si rammarica di non avere una discendenza diretta che raccoglierà la sua eredità, «ho due sorelle, un fratello e cinque nipoti, ma nessuno al momento è interessato a continuare». Assisa sulle ridenti colline piacentine di Fornello (il nome si deve alla presenza fin dall’epoca medievale di fornaci per la cottura dei sassi di calce e dei mattoni di argilla), una frazione di Ziano Piacentino, Torre Fornello è una tenuta dal passato illustre (vi hanno dimorato nel corso dei secoli i Principi di Napoli Sanseverino, i Conti Zanardi Landi, i nobili Scotti Douglas e i Conti Omati) che assomiglia a un piccolo borgo (c’è perfino un oratorio dove tuttora si celebra messa), 

Tutto succede ai primi di novembre del 2006. «Mi chiamano dall’azienda alle quattro del pomeriggio mentre ero dal commercialista, dicendomi che nel vigneto della Lucenti sono rimasti cinque filari di uva. Istintivamente chiedo com’è quest’uva: nera, marcia, puzza? No, tutt’altro, mi dicono. Torno immediatamente e vedo che era piena di botrite. La raccogliamo, la schiacciamo con le mani, la mettiamo in damigiana, la facciamo macerare sulle bucce ed è come un Sauternes. L’anno dopo penso di lasciare l’uva su tutto il vigneto, con i rischi del caso, e la raccolgo a novembre pensando sempre di fare un vino dolce. Ad aprile organizzo una degustazione con alcuni professionisti della zona, giornalisti, produttori e ristoratori. Rimangono tutti un po’ perplessi, tranne Roberto Gazzola della Palta, che è l’ultimo ad andare via. Dopo la nuova vendemmia, dovevo svuotare le barrique dove il vino era rimasto a fermentare e macerare per far posto agli altri e un mattino sento questo profumo d’incenso, di iodio, qualcosa di mentolato e medicamentoso, e assaggio un vino secco, amaricante, lunghissimo. La prima persona che mi viene in mente di chiamare è l’ultima a essere andata via mesi prima. Quando la chiamo, arriva subito perché, sentendomi agitato, pensava stessi male. Gli faccio assaggiare il vino: lo compra tutto, tre barrique. Così è nato UNA. Strada facendo ho cercato di perfezionare questo errore in vigna e in cantina».

UNA nasce in una piccola vigna degli anni Settanta dolcemente digradante: 8500 metri quadri racchiusi in quattro particelle catastali (141, 142, 143, 144) acquistate da Enrico nel 1994. Il terreno è calcareo-argilloso, le rese bassissime: 20 quintali. «Solo qui la botrite attecchisce. Nel vigneto di fronte prende solo marciume acido». Dopo una macerazione di tre mesi e una fermentazione, non beninteso una maturazione, di tredici mesi (è così lenta perché la muffa nobile fa strage di lieviti), nasce un vino botritizzato, macerativo, fermo, secco e bio: un unicum. 

Il 2020 ha tinta dorato-grano, con spiccate note di botrite, di zafferano, di camomilla e di albicocca al naso, una bocca succosa, intensa, contrastata, trascinante, lunghissima.

Il 2018 ha analogo colore acceso e intenso che è uno spettacolo per gli occhi. Sensazioni olfattive di miele e di caramella d’orzo, con evoluzione di erbe aromatiche e menta, palato con albicocca disidratata in primo piano, contorni di zafferano e finale alcolico-vigoroso.

Il 2012 ha colore dorato brillante, una muffa nobile alla camomilla e alla menta, echi di zafferano e melissa, di «unguento medicamentoso, tintura iodata» (Enrico). Tanta centralità gustativa, succosa e intensa, con finale di grano, cerali, eucalipto e coda tannico-sapida.

Il 2010, di colore dorato grano, è un tripudio di botrite, con zafferano in pistilli e tanta camomilla. Il sorso è ricco, denso, strutturato, morbido in chiusura.

Il 2009 è luminoso nel colore, nell’olfatto fresco-aromatico-botritizzato, in una macerazione intinta nella camomilla e nello zafferano, in una bocca balsamica, mentolata, compatta, elegante, lunghissima, dalle nuance di buccia di albicocca e di pesca.

Il 2008 ha colore giallo lingotto, sfaccettature olfattive di muffa nobile, zafferano, menta, eucalipto, la bocca è densa, piena di succo, penetrante, tannico-sapida.

Sull’etichetta una frase di Roberto Gazzola e Isa Mazzocchi del ristorante La Palta (luogo del cuore): «UNA vigna, UNA varietà, UNA vendemmia, UNA mano, UNA bottiglia che racchiude un pensiero».