Gianfranco Soldera: la perfezione senza compromessi

Gianfranco Soldera: la perfezione senza compromessi

Interviste e protagonisti
di Alessandro Franceschini
12 maggio 2008

L'incontro con Gianfranco Soldera della Tenuta Case Basse, uno dei personaggi più singolari nel panorama ilcinese, strenuo custode e difensore della tradizione del Brunello e creatore di vini unici, inimitabili...

Ero stato, più volte, preventivamente allertato dai miei compagni di viaggio (Franco Ziliani, Roberto Giuliani, Giorgio Rinaldi e Juancho Asenjo) durante un pomeriggio di fine febbraio, con appendice serale nel ristorante del Castello di Camigliano: una volta giunti in cantina, non sputare il vino che assaggerai! Il gesto, reiteratamente ripetuto durante la settimana di degustazioni riservate alla stampa durante le kermesse dedicate alla presentazione delle nuove annate di Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino, è un obbligo quando si degustano così tanti vini in pochi giorni, se si vuole mantenere non solo un briciolo di lucidità, ma preservare per lungo tempo alcuni organi decisamente vitali del nostro corpo. Nonostante non avessi dubbi circa la grandezza dei millesimi che avrei avuto la fortuna di assaggiare, non mi aveva comunque minimamente sfiorato l’idea di continuare in quel gesto una volta giunto nella cantina di Gianfranco Soldera: poter degustare direttamente dalle botti alcuni capolavori che di nome fanno “Case Basse” ed “Intistieti” è, come molti mi hanno ripetuto prima, durante e dopo, un’esperienza degustativa unica, da assaporare intensamente e senza compromessi. Consideriamo, infine, che il creatore di questi vini considerati tra i più longevi ed unici al mondo, è un personaggio nel vero senso della parola: educato, colto, accogliente e generoso, ma anche schietto e franco, ma non avrebbe esitato un secondo a illustrarmi la porta di uscita di casa sua se solo avessi chiesto un contenitore per poter, per l’appunto, “sputare” i suoi vini dopo averli guardati, annusati e tenuti per qualche secondo in bocca.
Nato nel 1937 a Treviso, a soli tre mesi arriva a Milano che diventa il luogo dove cresce, studia e lavora. Ma nel 1972, dopo aver cercato terreni in Veneto e Piemonte ove poter realizzare la sua idea di vino, finalmente li trova a Montalcino e vi si dedica completamente: compra la Tenuta Case Basse, 24 ettari di terreno, di cui 7 a bosco, senza vigna, incolti e completamente abbandonati con qualche rudere in rovina. Oggi il suo Brunello non è solo uno dei vini più ricercati dagli appassionati in tutto il mondo, ma un icona di perfezione stilistica, di aderenza totale al vitigno, il sangiovese, ed al fantastico terroir posto a sud-ovest che non un locale, ma un forestiero, ebbe l’intuizione di comprare, ottenuto senza compromessi, senza che nulla venga lasciato al caso, con una dedizione maniacale ad ogni singolo dettaglio.
Definito accentratore, tirannico in cantina nonché scorbutico, nonostante qualche timore iniziale, da ospite, non ci ho impiegato tanto a sentirmi a mio agio. Deciso, fiero e consapevole di quello che ha realizzato sino ad ora ed al tempo stesso disponibile, anzi, esigente di domande, altrimenti: “cosa siete venuti a fare sin qui?”.
Una risposta ad una mia domanda volutamente provocatoria, conoscendo il suo pensiero, completa e sintetica al tempo stesso, è stata sufficiente per spiazzarmi quanto bastava: “Usare i lieviti selezionati è come far ingravidare la propria donna da un altro”. Ma non è solo questione di lieviti autoctoni, o almeno, non solo: 8 ettari vitati immersi in un habitat fatto di bosco, giardini e stagno, che ricrea un microcosmo perfetto, dove trovano spazio uccelli, insetti e pesci, controllato annualmente da un ecologo di nome Sergio Abram. Niente chimica, rese bassissime, un dipartimento di microbiologia a Firenze che sforna analisi periodiche, un patologo vegetale (Giuseppe Surico) che collabora in questi vigneti, un esperto di viticultura noto in tutto il mondo come il Prof. Mario Fregoni che studia qui le problematiche legate allo stress idrico della vite. Non è un caso, insomma, che più di 12 tesi di laurea hanno avuto per oggetto proprio Case Basse. “Il vino è naso e basta. Quando si entra in questa cantina bisogna capire subito col naso se c’è qualcosa che non va”: Soldera assaggia il suo vino in cantina due volte alla settimana, immerso in un ambiente unico, una specie di grotta con pavimento in porfido e pareti costruite con un’infinità di pietre non legate insieme dal cemento, ma semplicemente imprigionate da una rete metallica, perché: “il vino deve respirare”. Botti grandi, niente barriques, tini di fermentazione da 120 quintali costruite da Garbellotto, senza il controllo della temperatura che può durare anche 36 giorni e varia da tino a tino. Gli affinamenti in botte dipendono dall’annata e possono durare 66 mesi, come nel caso del 2002, che ha cominciato ad essere imbottigliato pochi giorni dopo la nostra visita. Tre sole annate non sono diventate Brunello, il 1976, il 1989 ed il 1992 (declassato IGT): poi sempre e con risultati strabilianti, anche nel 2002, annata giudicata dal Consorzio con sole 2 stelle, ma qui, un mondo a parte all’interno di Montalcino, semplicemente fantastica per eleganza, finezza, ricchezza e setosità dei tannini e con una perfezione ed integrazione del legno, già all’assaggio dalla botte, da lasciar esterrefatti. Ogni anno vengono prodotte circa 15.000 bottiglie, che secondo il suo autore sono perfette anche con il pesce, non a caso ordinato ed abbinato ad un suo Brunello Riserva del 2001 quella stessa sera, anche attraverso la collaborazione del “naso” per eccellenza qui a Montalcino: Giulio “bicchierino” Gambelli.

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