Bordeaux: tra potenza e fascino – Parte prima

Bordeaux: tra potenza e fascino – Parte prima

Approfondimento Francia
di Susi Bonomi
15 giugno 2020

A inaugurare la prima delle otto serate previste dall’iniziativa “Annessi e Connessi”, promossa da AIS Lombardia per i propri soci, è Luisito Perazzo con il suo cavallo di battaglia: Bordeaux. Tre ore di appassionante diretta che ci ha tenuti incollati alla sedia per non perdere neanche una parola su uno dei territori più blasonati del mondo del vino.

Non bastano decenni di studio per conoscere davvero questa meravigliosa regione, come ama evidenziare Luisito Perazzo, ma non è mai troppo tardi iniziare a farlo. Ed è certo che dopo questa meravigliosa ed esaustiva lezione non ci sarà nessuno che non abbia voglia di partire, realmente o virtualmente, con destinazione Bordeaux, alla ricerca dei suoi vini.

Come un fiume in piena, perfettamente a suo agio dietro la telecamera, Luisito non ha bisogno di appoggiarsi alle slides che scorrono veloci sul nostro schermo per raccontare di storie e luoghi, vini e personaggi. La conoscenza che ha di questo territorio è talmente approfondita che alla fine della lezione on-line sembra di aver partecipato a un vero e proprio mini-master. Certo, in tre ore non si può arrivare a comprendere tutta la complessità di Bordeaux, uno dei più famosi territori vitivinicoli al mondo, ma con Luisito alla guida tutto è possibile.

Un po’ di storia: dai Romani a Robert Parker

Si parte dalla storia, con un accenno a Decimus Magnus Ausonius, nato a Burdigala - nome latino di Bordeaux – poeta e professore di retorica, nominato console di Roma a Trèves nel 379 d. C., che nel poema Mosella fornisce le prime prove della viticoltura della sua terra natale. A lui si deve il nome di Château Ausone, Premier Grand Cru “A” di Saint-Émilion, sorto probabilmente su un terreno di sua proprietà.

Dopo un periodo d’oblio durato qualche centinaio d’anni, a riportare agli antichi fasti il vino di Bordeaux saranno gli inglesi; nel 1152, a seguito del matrimonio tra Eleonora d’Aquitania ed Enrico II dei Plantageneti, la Guascogna verrà annessa all’Inghilterra e per tre secoli il commercio dei vini francesi oltre Manica sarà fiorente. Ma la Guerra dei Cent’anni mette fine al rapporto commerciale e, ancora una volta, i vini di Bordeaux vanno in sofferenza. Solo nel ’600 il mercato vinicolo riparte con gli olandesi che, però, a differenza degli inglesi, apprezzano vini più semplici e meno eleganti.

Nel 1663 Arnaud de Pontac, proprietario di Haut-Brion ebbe l’idea geniale di applicare il concetto di “brand” al vino di Bordeaux, a partire dalla parcellizzazione dei vigneti per meglio valorizzare le potenzialità dei vini prodotti nel bordolese, passando dalla produzione dei claret, la tipologia più apprezzata all’epoca, a quella di vini con maggiore struttura, con l’intenzione di riconquistare il mercato dell’aristocrazia inglese, dal palato fine ed esigente.

Passano gli anni e arriviamo all'Esposizione Universale di Parigi del 1855 in cui viene redatta la famosa classificazione dei vini di Bordeaux, ma a fine ‘800 diverse avversità quali fillossera, oidio e peronospora, mettono in ginocchio la viticoltura francese e non solo; la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, nonché la grande gelata del 1956, determinano un’ulteriore battuta d’arresto.


Cenni storiciSolo a partire dagli anni ’80 del secolo scorso si assiste a una vera e propria rinascita dei vini della Regione anche grazie al più famoso e influente critico enologico Robert Parker che, con le sue valutazioni stellari, fa schizzare i prezzi dei vini di Bordeaux alle stelle.

Oggi la produzione si assesta circa intorno a 6,3 milioni di hl (media 2010-2016) ottenuti da 110000 ha in cui le AOC rappresentano il 72% e i Grand Crus sono il 5%. Le rese sono diversificate, ma molto più basse di quelle italiane se si tiene conto che mediamente è intorno a 50 hl/ha (nel Sauternes si arriva quasi alla metà!), mentre in Italia la media è circa 80 hl/ha. Le AOC utilizzate sono 57 e per l’82% si produce vino rosso.

Il fattore geografico

La qualità dei vini di Bordeaux è determinata da diversi fattori quali la latitudine - è equidistante dall’equatore e dal polo nord -, la presenza della corrente del Golfo e le foreste situate alle spalle che proteggono i vigneti dai venti freddi del nord, determinando un clima temperato-oceanico, la frammentaria disomogeneità dei terreni che si traduce in produzioni molto diverse pur zone molto vicine e, non di meno, la sua lunga storia.

Bordeaux si colloca a sud-ovest della Francia, in prossimità della Gironda il fiume che si butterà nell’Atlantico, risultante di due estuari: la Garonna (che si divide in riva destra e riva sinistra) e la Dordogna, fiume principale per il pedoclima della riva destra. L’esposizione dei vigneti è assai importante perché la riva sinistra con il suo clima più mite e temperato può permettersi una disposizione a sud-est mentre la riva destra, con i vigneti collinari, il clima più piovoso e le minori temperature medie, ha bisogno di una esposizione sud-ovest per far sì che le uve giungano a perfetta maturazione. Per ciò che riguarda il terreno, in linea del tutto generale, sulla riva sinistra abbiamo sassi, ciottoli, ghiaia e breccia mentre sulla riva destra è argilloso-calcareo.

Denominazioni e cru

Quando ci si trova con una bottiglia di Bordeaux in mano e tentiamo di interpretare un’etichetta, non è facile districarsi tra le diverse Appellations d'Origine Contrôlée (AOCs), ma con l’aiuto di Luisito cerchiamo di capirne un po’ di più. Avremo pertanto le seguenti denominazioni:

  • Bordeaux per tutti i vini bianchi, rossi e rosati ottenuti con uve provenienti dal Dipartimento della Gironda (denominazione base). Per i rossi e rosati non si hanno indicazioni sul residuo zuccherino, ma nel caso di vini bianchi ci si deve aspettare almeno 4 g/L. Le rese sono inferiori a 65 hl/ha per i bianchi e 55 hl/ha per gli altri.
  • Un vino bianco che abbia meno di 4 g/L di zucchero residuo e un tenore alcolico leggermente superiore rispetto al precedente riporta in etichetta la dicitura Bordeaux sec.
  • Bordeaux Supérior caratterizza un vino con almeno uno 0,5% in più di alcol rispetto alla denominazione base, una resa decisamente inferiore (< 50 hl/ha), 12 mesi di invecchiamento minimo nella tenuta senza indicazione che questo avvenga in legno o in bottiglia.

Fattori di qualitàPiù dettagliatamente avremo poi:

  • Denominazioni regionali (es. Médoc, Graves, etc.) che considerano un distretto completo e possono sovrapporsi alle denominazioni provinciali e comunali in base a ciò che il produttore deciderà di mettere in etichetta, ovviamente in funzione della qualità del vino.
  • Denominazioni comunali (Margaux, Paulliac, etc.) che rappresentano zone circoscritte i cui limiti amministrativi sono ben definiti.

Da segnalare, anche se meno ricercate, le:

  • Denominazioni di spumanti: Crémant de Bordeaux.

Quando si parla di cru, invece, si fa riferimento a vigneti che producono vini dotati di uno status di qualità attribuito per diversi motivi: storici, ambientali, pedoclimatici, commerciali, etc.

  • Cru classé: rappresentano il top della qualità e rasentano il 23% della produzione.
  • Cru Bourgeois: sono i cosiddetti “cru borghesi”, vini di qualità mediamente buona, se non ottima, tali da essere paragonabili a dei Cru Classé, in alcune annate favorevoli. Essendo però classificati di livello inferiore hanno anche un prezzo d’acquisto invitante. E Luisito invita gli appassionati ad acquistare questi vini poiché si berrà bene spendendo relativamente poco. Attualmente rappresentano circa il 50% della produzione. Interessante la storia che sta dietro questa menzione che compare la prima volta nel 1932 quando furono identificate 444 unità produttive del Médoc. Dopo 30 anni la prima revisione seguita da altre, con la consacrazione - nel 2003 – di 247 châteaux su 490 candidati ripartiti in 151 Cru Bourgeois, 87 Cru Bourgeois Supérieur e 9 Cru Bourgeois Exceptionnel salendo, ovviamente, in qualità. L’ultimissima revisione, del 20/02/2020, porta a 249 châteaux e i numeri diventano, rispettivamente, 179-56-14.
  • Cru Artisans: rappresentano meno dell’11% della produzione e sono vini discreti, ma che possono, a loro volta, essere Supérior e Premiers Artisans.
  • Cooperatives: rappresentano il 16% della produzione del vino di Bordeaux. Anche in questo caso il suggerimento che Luisito dà è quello di acquistarli, soprattutto se provenienti dalle Graves.

Dopo aver sviscerato tutto quello che si poteva dire sulle Appellations, Luisito precisa che il significato, in etichetta, di “Château…”, “castello”, nel bordolese è quello di casa, più o meno bella, residenziale e/o signorile, munita di cantina di vinificazione, bottaia, zona di invecchiamento del vino. Molte di queste sono di rappresentanza, mentre in alcune sono vere e proprie residenze.

Bordeaux e le classificazioni


La classificazioneNon si può parlare di Bordeaux senza accennare alle classificazioni. Un primo tentativo lo si deve a Thomas Jefferson, il futuro presidente degli Stati Uniti che, nel 1787, durante un suo viaggio a Bordeaux, espresse la sua classifica di vini rossi mettendo al primo posto gli Châteaux Haut-Brion, Lafite, Margaux e Latour.

Nel 1855, su incarico di Napoleone III, la Camera di Commercio di Bordeaux si attiva per stilare una classifica dei migliori châteaux del Médoc e delle Graves dando mandato ai Courtiers, i mediatori tra i proprietari e i négociants. Tale classificazione, non solo considerava la qualità dei vini e del terroir (in modo, ancora, del tutto empirico), ma si basava soprattutto sul valore di mercato dei vini ottenuto nei decenni precedenti. Per stilare tale classifica vennero presi in esame 87 châteaux, 60 nel Médoc e 27 nelle Graves suddividendoli in 5 classi di merito. Nessun cambiamento è intervenuto da allora, tranne per Mouton-Rothschild che nel 1973 venne promosso al rango di Premier Cru Classés insieme a Lafite-Rothschild, Latour, Margaux nel Médoc, Haut-Brion e Chateau D’Yquem nelle Graves. Oltre a questi vennero classificati 14 Deuxièmes, 14 Troisièmes, 10 Quadrièmes e 18 Cinquièmes Crus.

Saint-Émilion gode di una classificazione indipendente e soggetta a revisione ogni 10 anni circa, nata nel 1955, che prevede Premiers Grands Crus Classés suddivisi nelle categorie “A” (la più prestigiosa) e “B”. Appartengono alla “A”, dalla sua creazione, i blasonati Château Ausone e Château Cheval Blanc, ma a seguito della revisione del 2012 si sono aggiunti Château Angelus e Château Pavie.

E per adesso ci fermiamo, certi che d’ora in poi non dovremmo più avere indecisioni nell’interpretazione di un’etichetta di Bordeaux. Nella seconda parte della recensione ci aspettano le varie AOC e le caratteristiche peculiari dei vini prodotti nelle varie zone.