Champagne: sei autoriali interpretazioni dell’universo vigneron

Champagne: sei autoriali interpretazioni dell’universo vigneron

Approfondimento Francia
di Valeria Mulas
04 maggio 2023

Hanno tutti in comune l’approccio biologico, biodinamico e il recupero di vecchie vigne. Durante l’ultima edizione di Enozioni a Milano una masterclass sullo champagne in compagnia di Nicola Bonera e di sei preziosi calici.

Champagne: una storia in evoluzione

Quando si racconta di champagne è facile perdersi nella sua grande storia, così come nel luccichio del suo perlage, attratti magari da quella parte più legata alle idee di luxury, “bella vita” e di prodotto esclusivo. Eppure, questa terra è legata al lavoro degli uomini e alla continua ricerca di miglioramento. I protagonisti che ogni giorno contribuiscono alla grandezza dello champagne sono 16200 vignerons, 130 cooperatives e 370 maisons.

Nicola Bonera e Fabio ScaglioneNicola Bonera – noto relatore AIS, Miglior Sommelier d’Italia 2010, Master Sangiovese 2006, Master Nebbiolo 2013, miglior Sommelier di Lombardia 2002 e dal 2021 curatore della guida Vitae – parte proprio dai numeri per dipingere la regione madre dello champagne e delineare l’evoluzione, con tutte le sue sfaccettature, nella produzione e nel mercato.

Un territorio sempre più internazionale nelle vendite, per esempio, grazie in buona parte agli investimenti delle grandi maison che, infatti, contribuiscono per il 73% alla produzione e per 87% all’esportazione estera. Diverso il sostegno al mercato interno, dove récoltants e cooperative mantengono il peso importante del 44% delle vendite. Numeri che raccontano, a loro modo, i cambiamenti avvenuti e la direzione di crescita continua nel tempo sia in termini di fatturato (5,7 mld di euro) sia di vendite, dove i 320 milioni di bottiglie del 2021 sono destinati ad essere superati nel 2022.

La Champagne è una regione pionieristica la cui fama si sta legando sempre più ai valori di cura dell’ambiente: ormai ben il 63% dei vigneti ha una certificazione ambientale e l’obiettivo è di arrivare al 100% entro il 2030. Uno sviluppo duraturo che negli ultimi 15 anni ha visto una riduzione del 20% dell’impronta carbonica e del 50% di prodotti fitosanitari e fertilizzanti azotati.

Quanto ai vitigni, oltre ai ben noti sette - pinot noir (38%), chardonnay (31%), meunier (31%), pinot blanc, pinot gris, arbanne e petit meslier (che insieme coprono appena lo 0,3% della regione viticola) - Nicola Bonera segnala l’entrata in gioco del voltis, un vitigno resistente PIWI ammesso dal 2022 nei disciplinari e che potremo, presumibilmente, vedere tra i coprotagonisti dei futuri assemblaggi.

Se tutte queste cifre rischiano di produrre un effetto vertigine, la mescita del primo champagne ci riporta dal generale al particolare, dalla regione e le sue dinamiche ai nostri sei piccoli produttori, vignerons che ci accompagneranno in tutte le zone produttive della regione, dalla Montagne de Reims alla Marna, anche se in piccola parte, così come dalla Côte de Blancs, ai versanti meridionali e all’Aube. È un viaggio che in nessuno dei nostri casi vedrà vigneti su terreno di gesso - la craie – affiorante, elemento comunque presente e importante con i suoi frammenti di microrganismi marini depositatisi milioni di anni fa. Non dimentichiamo che l’elevata porosità del gesso e la sua capacità di immagazzinare acqua, consentono alla pianta di contrastare lo stress idrico durante la stagione calda.

I sei protagonisti

I nostri sei vignerons hanno in comune la filosofia biologica e biodinamica, ma anche l’uva come punto di partenza. Tutti hanno scelto di fare champagne dal recupero di quelle parcelle di vecchie vigne che, appartenute alle proprie famiglie nel passato, erano state date in gestione o in affitto ad altri vignaioli. Ci troviamo quindi al cospetto di vini prodotti da vieilles vignes, che nel tempo si sono abituate ad evolvere, ad affrontare con più capacità i cambiamenti climatici in corso e a sopperire alle carenze delle varie annate. Non solo: gli Champagne in degustazione hanno tutti tra i 5 e i 10 anni dalla sboccatura e tutti hanno svolto malolattica. Un quadro d’insieme che aspetta solo di essere studiato alla scoperta delle differenze interpretative di ognuno di loro.

La degustazione

Blanc de Blancs Extra Brut Les Pierrières - Ulysse Collin
chardonnay 100%

Ogni champagne di Olivier Collin deriva da uve provenienti da una sola parcella e da una sola annata, senza vini di assemblaggio. Come altri tra le nostre sei firme autoriali, la storia di Collin è legata a quella di Anselme Selosse: è solo dopo aver lavorato molti anni al suo fianco, che Olivier decide, infatti, nel 2003 di produrre champagne. Parte praticamente da zero, senza stock, senza materiale e senza clienti, ma con le idee molto chiare: recuperare le vigne di famiglia, concesse in affitto, per produrre prima di tutto dei grandi vini, in grado di evolvere nel tempo sui lieviti.

L’annata base del nostro Les Pierrières è la 2008, con sboccatura a marzo 2012. Siamo nella valle del Petit Morin, su terreni magri, ma ricchi di silice. Fermentazione con lieviti indigeni e vinificazione in legno, per questo primo calice che ci regala un tuffo nella più classica delle apple pie o delle tarte Tatin, con nuance di pan di zenzero, cannella e miele di castagno. Un naso che evolverà verso note di malto e di tostatura di caffè. In bocca colpisce l’ancora vigile bollicina e un retrogusto di maturità, che non sfocia mai nell’ossidazione. Una persistenza fresca sorretta da una giusta sapidità e una sfumatura di fiori di arancia.

Brut Nature Les Rachais - Francis Boulard
chardonnay 100%

Famiglia di viticoltori da sei generazioni quella dei Boulard che, grazie a Francis, dal 2009 ha abbracciato il metodo di agricoltura biodinamica, seguendo il ritmo del calendario lunare per gli interventi in vigna. Esclusi quindi diserbanti e sostanze chimiche di sintesi. Siamo a Faverolles-et-Coëmy a ovest di Reims. Millesimato 2008 non dosato, fermentazioni spontanee e sboccatura del dicembre 2013 per il nostro Les Rachais, da una vigna di 51 anni. Note olfattive di distillato di pera-mela e di burro, rivelano una minor complessità rispetto allo champagne precedente. Una succosità viva si apre in bocca pienamente, con ricordi di crema pasticcera, uovo e zucchero. Una traccia amaricante disvela una maggiore salinità, accompagnata da una persistenza lunga, che al secondo assaggio manifesta un ricco aroma di succo di ananas concentrato.

I viniBlanc de Blancs Pas Dosé L’Amateur - David Léclapart
chardonnay 100%

Dalla vendemmia 2011, con sboccatura luglio 2015. L’Amateur è uno champagne ottenuto dalle uve provenienti da cinque vigneti Premier Cru a Trépail, a sud-est di Reims. Uno champagne che definiremmo scontroso, con le sue note paludose e il suo gusto di tisane amare ed erbe medicinali, che a tratti rimandano al ricordo dei brodi di verdure. Una persistenza amara di radice e propoli, per un calice che convince leggermente di più al palato che all’olfatto, pur nelle sue intrinseche durezze.

Soléra Brut Nature 7 Cepages Les Riceys - Olivier Horiot
pinot noir, chardonnay, meunier, pinot blanc, arbanne, pinot gris e petit meslier

Olivier Horiot è fautore della riscoperta delle antiche varietà di vitigni e infatti lo champagne che degustiamo vede la compresenza di tutte le sette varietà di uve tipiche della regione, coltivate nel vigneto Sol et Roi, impiantato nel 2008. Vinificazione in barriques per 12 mesi, riposo in botti di legno insieme alle annate precedenti e sboccatura a luglio 2018.

Si tratta di un procedimento che, pur rifacendosi nel nome Soléra alla metodologia della creazione dello Sherry, ricorda maggiormente quello del Marsala pre-british: si aggiunge, infatti, allo svuotamento della botte per l’imbottigliamento, il vino della nuova annata, in un susseguirsi in perpetuum di scolmature e riempimenti. Un calice sobrio, magro nei suoi pochi profumi, che all’assaggio punta sugli aromi freschi, con una timida acidità; nuances leggere di cera d’api e caramella al miele e con un finale breve di fiori e torrone alle noci.

Brut Nature Fleur de l’Europe - Fleury
pinot noir 85%, chardonnay 15%

Azienda, in Côte des Bar, nata nel 1895, che dal 1929 imbottiglia a proprio nome e che dal 1989 si è convertita all’agricoltura biodinamica. Il Fleur de l’Europe è un assemblaggio tra l’annata in corso (55%) - con vinificazione in tini e botti - e vini di riserva (45%) affinati in botti di rovere. Dal lotto indicato in bottiglia risaliamo alla sboccatura 2019, con annata base 2015.

Un calice che rivela immediatamente la prevalenza di pinot noir, con sfumature linfatiche e speziate, un ricordo di fico, che al palato si trasformerà in torta alla medesima confettura, legando così dolcezze e acidità. Uno champagne pulitissimo in cui né il legno né la scelta di fare biodinamica hanno riscontri immediati nella degustazione gusto-olfattiva. Acidità e freschezza sono in perfetto bilanciamento, con la potenza saziante del pinot noir.

Ambonnay Grand Cru 2009 Les Crayères - Marguet
chardonnay 62%, pinot noir 38%

Una delle più importanti realtà di Ambonnay, Grand Cru della Montagne de Reims, l’azienda è attiva dal 1875, ma deve a Benoit Marguet il forte rinnovamento a partire dai primi anni del 2000, con certificazioni biologiche e biodinamiche e forte attenzione alle pratiche in vigna e cantina. Vigne con un’età media di 50 anni, impiantate sulla parcella Les Crayères, di un ettaro, a 130 m s.l.m.. Sboccatura marzo 2014. Uno champagne poco complesso al naso, con una nota calda, quasi di camomilla bruciata al sole. Il palato vira su sfumature di sesamo, nocciola e cereali. Un calice saziante, con un piccolo tono ossidato e un’eleganza stabile, rassicurante, che richiede più pensiero e studio, più che una leggera beva.

Termina troppo velocemente la nostra scorribanda in Champagne in compagnia dei sei vignerons e delle loro autoriali interpretazioni. L’applauso in chiusura va al servizio impeccabile e all’eccellente guida di Nicola Bonera, cicerone di questo spaccato sul variegato mondo dei piccoli produttori di champagne.