Chinon e Bourgueil. Anima del cabernet franc in Touraine

Chinon e Bourgueil. Anima del cabernet franc in Touraine

Approfondimento Francia
di Samuel Cogliati Gorlier
20 giugno 2024

Tra i vitigni viaggiatori, e quindi internazionali, è probabilmente uno dei più noti per via della sua versatilità e generosità

Tratto da ViniPlus di Lombardia - N° 26 Maggio 2024

La Loira si diletta a rimandarsi lo stesso vitigno da sponda a sponda, come in un leggiadro scambio a badminton. Accade con il sauvignon blanc nel Centre-Loire, con lo chenin blanc a monte di Tours e a valle di Angers, con il melon de Bourgogne tra Angers e Nantes. Sorge talora una sorta di rivalità, un campanilismo più o meno strisciante, tra Rive droite e Rive gauche del corso d’acqua più lungo di Francia. Un confronto che fa leva su sfumature di terroir, sui microclimi o su propensioni socio-culturali per un certo tipo di vinificazione. Questo palleggiare di viti tra una riva e l’altra del fleuve royal si riscontra anche tra Tours e Saumur, là dove la Vienne, il suo più generoso affluente, si abbandona alla supremazia del Grande fiume, immettendosi nel suo alveo e conferendogli oltre 200 metri cubi di acqua al secondo. Questo territorio dall’aspetto dolce e delicatamente ondulato è detto anche le Jardin de la France. Qui il cabernet franc ha messo radici, dando la stura a un’incessante tenzone tra due importanti settori viticoli: quello di Bourgueil, lungo la riva settentrionale della Loira e quello di Chinon, lungo il corso della Vienne.

CABERNET FRANC IN FUGA SOLITARIA
Questa nostra perlustrazione fa perno su una singola cultivar. Accade spesso in Loira, dove la logica del monovitigno è assai più radicata che in altre regioni di Francia, come ad esempio il Rodano, la Champagne, la Provenza o il Bordolese. Proprio l’Aquitania è l’altro grande comprensorio che ospita il cabernet franc. Ma, diversamente da quanto avviene a Pomerol o a Saint-Émilion, dove assai rara è l’evenienza in cui sia vinificato da solo, prediligendo al contrario l’assemblaggio, in Turenna questa nobile varietà è usualmente lavorata come monovitigno. Questa ghiotta opportunità dà l’occasione di soppesare il potenziale qualitativo ed espressivo di quest’uva, troppo spesso soffocata dall’ingerenza di altri “colleghi”, primo tra tutti il merlot.

OLTRE LA VARIETALITÀ
Come spesso a cospetto di consolidate identità territoriali, non si parla di cabernet franc per indicare un grande rosso di Touraine. Qui la logica culturale (ed espressiva) travalica quella biecamente varietale per approdare a una dimensione enografica preponderante. Parlate dunque di Chinon, di Bourgueil e di Saint-Nicolas-de-Bourgueil. I vini di queste AOP che, non me ne voglia il campanilismo locale, possiedono una certa somiglianza stilistica e gustativa, saranno difficilmente confondibili con un franc bordolese o basco, a riprova che il vero marcatore identitario del nettare di Bacco è (o dovrebbe essere) il luogo, e non la cultivar. Non stupitevi quindi se non trovate note vegetali – l’inflazionato peperone! – in un rosso della Loira. Se dominanti, le metossipirazine sono un indicatore di una maturazione incompleta. Casomai, questi riconoscimenti erbacei sono la spia delle cosiddette “piccole annate”.

RIVE GAUCHE
A questa longitudine la riva sinistra della Loira coincide al tempo stesso con il corso della Vienne. La città di Chinon (8mila abitanti) è il perno del territorio viticolo. Fortificata in epoca antica, forse dai Galli, di certo dai Merovingi, è sempre stata appannaggio di poteri forti (conteali o regi) in virtù della sua strategica posizione sovrastante il fiume. Lo Chinon rosso (esistono anche minoritarie versioni rosata e bianca) è tradizionalmente considerato il vin de soif per antonomasia tra i rossi regionali. Fresco, guizzante, morbido (i francesi usano l’aggettivo souple, che significa morbido ma anche agile!), pimpante, lo Chinon è il rosso da bere giovane a temperatura di cantina (mi raccomando: servitelo a 13-14 °C)! Certo. Ma nulla vieta che, tra le giuste mani (ad esempio Alliet, Baudry o Lambert, vedi sotto), sappia trarre dalla lito-pedologia argilloso-calcarea collinare la forza per strutturarsi, caricarsi fenolicamente e offrire un profilo gustativo tannico, estrattivo, propenso all’evoluzione. Quanto? Otto-dieci anni senza timore; anche oltre per i più strutturati. Viceversa, lo Chinon di pianura è votato a un’espressione giovanile più immediata, il più delle volte venata di note erbacee che rimandano a una lettura più varietale e meno terragna. 

RIVE DROITE
Sull’altro fronte della Loira, la sponda destra, ossia settentrionale, si è costituita una seconda entità vitivinicola strettamente legata al franc. È l’areale di Bourgueil e Saint-Nicolas-de-Bourgueil. Questo territorio presenta analogie geografiche con quello di Chinon, e anche i vini denotano delle somiglianze. Il centro da cui la viticoltura locale avrebbe preso l’impulso è l’abbazia benedettina di Bourgueil, di cui si ha traccia fin dal lontano anno 990. Dal suo clos la vite si sarebbe poi irradiata per colonizzare, secolo dopo secolo, sia il versante collinare sia il bassopiano ai suoi piedi. Rispetto allo Chinon, di cui comunque emula nel tempo il successo di pubblico (in particolare a Parigi), il Bourgueil è considerato in genere appena più incline all’invecchiamento, con una maggior fermezza di sapore e forse un’accennata austerità. In realtà, distinguere gustativamente uno Chinon da un Bourgueil è un’impresa improba. Come sottolinea giustamente qualche produttore locale, la segmentazione in questo settore della Turenna è stata fatta per comparti latitudinali e geografico-amministrativi, mentre avrebbe dovuto essere realizzata su base geologico-altimetrica. Anche a Bourgueil e dintorni si riscontra infatti una porzione di vigneto ancorata a un declivio piuttosto ripido e una porzione nella parte più bassa, di diversa petrografia. E anche qui la distinzione è di solito probante in termini gustativi: vini più densi e strutturati dalla parte collinare, più sottili e aciduli dalla piana fluviale. Quanto alla differenza tra le due Aop, è del tutto campanilistica: sin dal 1958 i vignaioli di Saint-Nicolas pretesero e ottennero, a insaputa dei colleghi di Bourgueil, di poter beneficiare anche dell’appellation Bourgueil, quasi fosse una soluzione di ripiego. L’annosa e turbolenta vicenda ha generato malumori ricorrenti, ma non è mai stata rivista ufficialmente. Risultato: a Saint-Nicolas si può produrre Saint-Nicolas e Bourgueil, a Bourgueil solo Bourgueil. La distinzione organolettica tra i due? Improbabile da difendere. ◆

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