L’energica espressività del giardino delle meraviglie alsaziano

L’energica espressività del giardino delle meraviglie alsaziano

Approfondimento Francia
di Florence Reydellet
24 aprile 2023

L’Alsazia è un vero e proprio “Giardino delle delizie” che da tempo cattura l’interesse anche del grande pubblico. Se n’è parlato in occasione dell’ultima edizione di Enozioni a Milano, con la voce narrante di Nicola Bonera, già Miglior Sommelier d’Italia e oggi curatore della guida Vitae.

Paesaggi gentili costellati da vigneti incontaminati e villaggi fiabeschi: questa è l’Alsazia, regione di confine franco-germanico, che da millenni accoglie la vite. E se dovessimo segnalare un territorio francese dalla straordinaria vocazione, la regione renana sarebbe certamente una delle scelte migliori.

15.000 sono gli ettari vitati. Si sviluppano sul lato sinistro del fiume Reno lungo una striscia di terra che parte da Thann (comune ubicato nel dipartimento dell’Alto Reno) e finisce a Marlenheim (Basso Reno). È la Route des vins d’Alsace.

Dal punto di vista ampelografico, l’Alsazia si veste per l’89% in bianco. La cultivar principe è il pinot blanc; seguono poi - in ordine decrescente di coltivazione - riesling, gewürztraminer, pinot gris e sylvaner. Occorre poi notare che vi è una bipartizione tra vitigni cosiddetti “nobili” e vitigni “non nobili”: i “nobili” sono riesling, pinot gris, gewürztraminer, muscat (nei tre biotipi: muscat, muscat à petits grains e muscat ottonel); i “non nobili” tutti gli altri. Quando invece si veste di rosso, lo fa solamente con il pinot noir.

Nicola BoneraSul piano climatologico, l’Alsazia beneficia di condizioni benevoli, soprattutto considerando la sua latitudine settentrionale. Siamo al cospetto di un clima semi-continentale con una insolazione moderata e una piovosità contenuta: la regione è a buon diritto una di quelle transalpine più asciutte. Le notevoli escursioni termiche sia quotidiane sia stagionali perfezionano il quadro.

Accanto alla climatologia, ad avere un ruolo di fondamentale importanza è la geologia, assai complessa: sono ben tredici le unità geologiche che possono essere raggruppate in tre famiglie. Anzitutto, le formazioni in pendenza verso i Vosgi: graniti, gneiss, scisti, rocce vulcanico-sedimentarie e arenarie (sabbie di quarzo cementate). Poi le formazioni pedecollinari dove si trovano terreni calcarei, marnoso-calcarei, marnoso-calcareo-arenacei, calcareo-arenacei, marnoso-arenacei e argilloso-marnosi. Infine, i terreni di pianura: colluviali, alluvionali, loess e lehm.

Quanto all’enografia, sono tre le Appelation d’Origine (AOC):

  • Alsace (varata nel 1962): copre tutta la superficie del comprensorio ed è l’appelation più feconda, con il 70% della produzione. Le tipologie sono tre: bianco (secco e più o meno dolce), rosato (chiamato clairet o Schillerwein) e rosso; in etichetta, è consentito indicare il nome del vitigno e/o il lieu-dit e/o le menzioni Edelzwiecker (vini bianchi da assemblaggio) o Gentil (anche da assemblaggio ma con un minimo di vitigni “nobili”);
  • Alsace Grand Cru (dal 1975): interessa 51 lieux-dits e copre soltanto 1.726 ettari vitati (il 5% del totale). Come unica tipologia è previsto il bianco (secco e più o meno dolce). Le rese ridotte consentono (perlomeno in teoria) livelli qualitativi più elevati.

A voler essere precisi, si segnala che per i vitigni “nobili”, entrambe le AOC accennate possono insignirsi delle menzioni aggiuntive vendange tardive (vendemmia tardiva) o sélection de grains nobles (che non riguarda il periodo di raccolta ma il contenuto zuccherino dei mosti).

  • Crémant d’Alsace (assurto a denominazione nel 1976): si tratta di uno spumante metodo tradizionale vinificato in bianco (si possono impiegare pressappoco tutte la varietà alsaziane) o in rosato (da macerazione o salasso di pinot noir), la cui permanenza minima sui lieviti è di 9 mesi.

In conclusione, va sottolineato che i viticoltori alsaziani sono stati fra i precursori della viticoltura biodinamica in Francia, difendendo così il territorio, quello di oggi e quello di domani. Buona parte del merito va attribuito all’impulso dato dai piccoli Vignerons Indépendants. Attualmente, il 21% di essi sono certificati, il che corrisponde a 2.396 ettari dell’intera superficie vitata.

La degustazione

Alsace Pinot Noir 2018 - Domaine Christian Binner
100% pinot noir
Toni cromatici di rubino con lampi rosso granato. Ecco un vino di particolare esuberanza olfattiva: spazia dai chiodi di garofano, al rabarbaro e al ribes, note animali (merde de poule) e di terra. Il sorso evidenzia una buona dotazione sapida che dialoga con un tannino sapientemente cesellato. Nella progressione riemerge il rabarbaro percepito al naso.

Alsace Grand Cru Kastelberg Riesling 2016 - Domaine Marc Kreydenweiss
100% riesling
Brillante paglierino. Nell’ora e mezza della degustazione il naso si è limitato a parlare di foglie secche, idrocarburo e zabaione. Per scarsità di tempo non si è molto raccontato, sebbene ne sia probabilmente capace. La gustativa è stata più eloquente. In tre parole: corpo, progressione e una sapidità che accompagna la chiusura pietrosa.

I viniAlsace Grand Cru Kaefferkopf 2016 - Domaine La Grange de l’Oncle Charles
riesling, muscat, gewürztraminer e pinot gris
Paglierino persino dorato, leggermente velato. Aggancio odoroso di salvia, mandorle tostate, ginestra e pietra bagnata. Infine, incursioni torbate che mettono un po’ a soqquadro il profilo olfattivo. Più ordinata, invece, la gustativa: con coerenza esemplare, gestisce le durezze con la stessa maestria con cui gestisce la morbidezza. Buona la persistenza che si dissolve con rievocazioni olfattive aromatiche. Qui si pensa che sia nel suo periodo migliore.

Alsace Grand Cru Rangen Pinot Gris Clos Saint-Théobald 2016 - Domaine Schoffit
Brillante, aranciato. Emergono composti profumi di albicocca e di papaia, sensazioni che ben si amalgamano con la nocciola tostata, le erbe aromatiche e il cedro candito. L’assaggio è accuratamente bilanciato tra acidità e impatto glicerico, mentre il finale è un fulmen in clausola: sapido con richiami minerali.

Alsace Pinot Gris Vendanges Tardives 2010 - Domaine Pierre Frick
Dorato con intrusioni aranciate. In un primo momento, il naso è socchiuso. Poi, tutti i profumi si danno la mano: l’albicocca secca, la fava tonka, il caffè e qualcosa che ha a che fare con il balsamico. Bocca un filo sfaticata, che ozia in quanto a progressione; effonde però una bella vena salina.

Alsace Grand Cru Hengst Gewürztraminer 2017 - Domaine Zind-Humbrecht
Dorato immacolato. Assume uno squillante profumo di gewürztraminer. Prima entra balsamico, poi sfoggia il pepe bianco e la rosa, poi tutto il resto: le erbe aromatiche, il consueto litchi e così a elencare. Con 62 grammi di zuccheri residui, si fa avvolgente, di corpo pieno. Chiude lungo il giusto, con una precisa, nitida nota iodata sul fondo. Una degustazione spiazzante: ci vien da sospettare che sia un vino fuori dai ranghi.

Insomma, caro lettore, visita l’Alsazia. È solo un altro piccolo viaggio di studio che dista quattro ore di macchina da Milano.