Il Cortese di Gavi alla prova del climate change

Il Cortese di Gavi alla prova del climate change

Attualità
di Florence Reydellet
03 aprile 2024

Il Consorzio Tutela del Gavi durante l’evento “Green & Longlife” riflette sulla resilienza climatica dell’uva cortese. Maurizio Montobbio: «Dobbiamo gestire il futuro. Lavoriamo per mantenere il profilo sensoriale del Gavi».

Come può un vitigno, e in questo caso il celebre cortese del Piemonte sud-orientale, mantenere la propria identità dinanzi al riscaldamento globale? È la domanda che si stanno ponendo i produttori alessandrini della storica denominazione di Gavi. Presso la nuova sede del Consorzio Tutela del Gavi si è svolto lo scorso 6 marzo l’evento “Green & Longlife”, durante il quale hanno discusso della resilienza climatica del cortese il presidente del Consorzio, Maurizio Montobbio e l’agrotecnico Davide Ferrarese. A moderare, Gianni Fabrizio, uno dei curatori della guida Vini d’Italia di Gambero Rosso, che nella sua introduzione ha sottolineato come la coltivazione del cortese, documentata in Piemonte da oltre mille anni: «con il climate change, potrebbe presto essere alle prese con problemi critici e subire una battuta d’arresto».

Da sinistra: Davide Ferrarese, Gianni Fabrizio e Maurizio Montobbio

Ai piedi dell’Appenino Ligure, il Grande Vino Bianco Piemontese

Un microclima condizionato dalla vicinanza al mare e da una eterogeneità di suoli che spazia dalle terre bianche (fatte di marne argilloso-calcaree) alle terre rosse (originate dalla ferrettizzazione di ghiaie miste ad argilla). «Il nostro è un territorio vocato per il cortese», commenta Maurizio Montobbio. «Ma non è stato facile farsi portabandiera di un vitigno a bacca bianca in un contesto di denominazioni “rossiste”». Eppure la DOCG, nata nel 1998, è riuscita ad avere visibilità nel panorama della regione. Oggi la denominazione copre ben 1600 ettari vitati, disseminati su 11 comuni del Piemonte sud-orientale (Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo). 190 sono le aziende associate al Consorzio Tutela tra produttori, vinificatori e imbottigliatori; 13.000.000 le bottiglie prodotte annualmente ed esportate in più di 100 Paesi nel mondo; e 65.000.000 di euro il fatturato complessivo. Molto di questo successo si deve proprio al Consorzio che, dal 2003, ha intrapreso numerose attività di qualificazione. Per citarne alcune: il progetto di selezione clonale e sanitaria condotto assieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche; il lavoro di zonazione e la successiva introduzione di mappe destinate a valutare i singoli appezzamenti; o ancora il monitoraggio dell’insetto vettore della flavescenza dorata. 

In aumento gli eventi meteorologici estremi: come reagire?

«Ora ci dobbiamo però attrezzare per fronteggiare, vendemmia dopo vendemmia, fenomeni ambientali sempre più estremi», sottolinea Davide Ferrarese. Ondate di calore, diminuzione delle piogge, grandinate e altri fenomeni climatici condizionano tutte le fasi fisiologiche della vite, creando un disaccoppiamento delle maturazioni (tecnologica e fenolica), portando alla veloce perdita degli acidi organici e all’aumento del pH o ancora interferendo con altri parametri, come il colore. Fortunatamente, la ricerca scientifica aiuta il viticoltore in questa lotta, in particolar modo fornendo strumenti di previsione climatica. Come primo passo, il Consorzio ha avviato l’anno scorso un progetto digitale di analisi del clima. Su cinque parcelle, da nord a sud della denominazione, si sono installate stazioni meteorologiche che registrano ed elaborano dati, così da valutare il comportamento delle fasi fisiologiche secondo clima e microclima. «Si dovranno forse delocalizzare i vigneti più a nord», spiega Ferrarese. E aggiunge: «come secondo passo, cambieremo il disciplinare di produzione. Cioè, metteremo un limite minimo di altitudine e rivedremo i sesti d’impianto». 

La degustazione

Nove erano le etichette di Gavi, dal millesimo 2023 sino alla vendemmia 2013. Dai nostri assaggi, si leggono indubbiamente le peculiarità del cortese, ossia l’indole fiorita e minerale. Emerge tuttavia la sensibilità dell’uva a sole e siccità: si sono infatti sovente riscontrate note di evoluzione in annate giovani. Si sperimenta, si indaga, si concretizza. Insomma, sembra che ci sia fermento, e attendiamo con impazienza futuri assaggi per valutare gli esiti delle sperimentazioni in corso.

Gavi DOCG 2023 - Piccolo Ernesto 

Per dirla con Ferrarese: «un’annata dal ciclo vegetativo tutto sommato regolare». Colore lingotto e naso ordinato - una nota floreale che richiama il glicine affianca complessità di vaniglia, miele di acacia ed erbe aromatiche -, e gustativa agile, meno fresca del previsto ma con un finale suggestivo.

Gavi DOCG 2022 - Tenuta San Lorenzo

Per molti minuti è custodito dalla riduzione. Poi l’aria mette in valore un profilo di frutta matura (coerente con l’annata di estrema siccità), semisommerso in sfumature fiorite e minerali. Buona la tattilità all’assaggio benché priva di particolare nervosismo. Finale asciutto, non particolarmente esteso. 

Gavi DOCG 2021 - Marchese Luca Spinola 

Poca pioggia primaverile ed estate asciutta; e periodo di vendemmia normale. Naso sicuramente più verde dei due precedenti. La trama olfattiva è tersa, fatta di mela (Granny Smith), fiori amari e riferimenti alle erbe fini. Bocca però meno convincente e poco sicura nella progressione. Chiude su un’evocazione minerale tra salgemma e gesso con buona persistenza nel congedo.

Gavi DOCG 2020 - Produttori del Gavi 

Primavera anticipata ed estate calda. E in questo caso, periodo di vendemmia anticipata. Il concetto di “austerità piemontese” nel bicchiere. Un vino senza fronzoli di sorta, con note fiorite e vegetali accompagnate da una mineralità spinta. La gustativa anch’essa invoglia: complessa, vasta, integra in ogni suo aspetto, accompagna una chiusura coerentemente minerale. 

Gavi DOCG Riserva 2019 “Vigna Madonnina” - La Raia 

I profumi sono gradevoli nel complesso - gelsomino, erbe e frutta a polpa gialla matura -, ma non così slanciati: maggior freschezza avrebbe conferito più vitalità. Medesima sensazione al palato, che patisce l’assenza di energia. Invece di darsi alla fuga, l’epilogo apre a un imponente ritorno di canditi. Rimane tuttavia un bianco proporzionato nonostante l’annata molto assolata.

Gavi DOCG 2017 “Il Mandorlo” - Tenuta San Pietro 

Impavida sicurezza al naso: spiccano l’opulenza dell’albicocca, dell’agrumato e del minerale. Fa seguito un assaggio non particolarmente snello. Nonostante la vendemmia precoce, l’insieme diffonde una sensazione di dolcezza persino pesante, su timbriche che toccano il miele di acacia e la frutta candita. La persistenza è morbida, di media estensione, su toni mielosi. 

Gavi DOCG 2016 “Montessora” - Tenuta la Giustiniana 

Lineare con l’annata equilibrata. Il colore è, incredibilmente, rimasto giovanile. Il naso, poi, scoppia nel vero senso del termine: sa di salvia, agrumi, mandorla e pietra focaia. Un insieme che ispira non tanto opulenza quanto freschezza. Tutto torna in bocca, dove l’acidità conduce il sorso verso un finale minerale. Invero un grande vino. 

Gavi DOCG Riserva 2015 “Vigna della Rovere Verde” - La Mesma

Interpretazione interessante di un millesimo caldo e assolato. Sciroppo d’acero, albicocca secca, mandorla pelata, dolci che tuttavia non recano fastidio. È un vino ancora sveglio, anzitutto per merito della notevole vena salina al sorso, che trascina la persistenza su una lunghezza a dir poco eccezionale. 

Gavi DOCG 2013 “Monterotondo” - Villa Sparina

Il millesimo, nonostante la stagione fresca, sembra aver espresso quasi tutto quel che di bello aveva da dire. A oggi è disposto su salamoia e note eteree con un lieve riconoscimento di frutta dolce. Con l’ossigeno, emergono anche cenni di torba. In bocca non si perfeziona e chiude amaro.