Rainoldi: cento anni di vino e di Valtellina

Rainoldi: cento anni di vino e di Valtellina

Attualità
di Sara Missaglia
27 maggio 2025

A Chiuro la festa che ha celebrato la storia di una famiglia e di un’intera valle, tra ricordi, vini e la presentazione del libro “Culto”.

100 anni sono un numero rotondo da pronunciare: 100 candeline sono tante da vedere e da spegnere e sulla torta, un po’ come pali di un vigneto: saldano i ricordi tra momenti dolci e momenti più impegnativi. A Chiuro si è svolta la festa per celebrare il centenario della fondazione della Casa Vitivinicola Rainoldi, un evento che ha raccolto emozioni, memoria e orgoglio di una famiglia e di tutta la Valtellina. E se è vero che la vita è un po’ come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita, è anche vero che la cantina Rainoldi, schiena dritta, di storia e di vicende vissute e superate ne ha avute tante. Con l’entusiasmo di chi ha sempre creduto che “sarebbe andato tutto bene”. «La giornata di oggi è una festa per la presentazione del libro dedicato alla famiglia e all’azienda in occasione del centenario dalla fondazione. Ma è anche la giornata del ringraziamento nei confronti di chi ci ha accompagnato e ci ha sempre sostenuto», ha dichiarato Aldo Rainoldi. Molte le autorità presenti, tanti amici e colleghi produttori: nel piazzale antistante la nuova cantina di vinificazione è andato in scena il racconto di una bella storia di famiglia e di imprenditoria. Calici, vini in formato magnum, ospiti in abiti eleganti e una terrazza affacciata sulle Orobie, con la Breva, il vento che spira dal Lago di Como, che agita le tovaglie. La Valtellina dal volto più luminoso vestito a festa. 

Il “Culto” dell’essere a fare vino

È stata la festa in memoria di Aldo il nonno, fondatore della cantina nel 1925, l’uomo che ha posto la prima pietra di un’impresa che ha attraversato un secolo, custodendo un legame profondo con la terra e la vite. Ma è stata anche la festa di Aldo il nipote, l’imprenditore che ha scelto di tornare in valle dopo gli studi in Viticoltura ed Enologia presso l’Università di Torino e di Alba per portare avanti con passione e modernità un’eredità preziosa. Ed è stata la festa di sua moglie Michela Benigni e dei figli Marco, studente di Enologia presso l’Università di Trento (Fondazione Mach di San Michele all’Adige), e Maria Vittoria. La storia della famiglia Rainoldi si snoda tra le figure di Giuseppe il bisnonno, nato ad Arigna nel 1850, che avviò l’attività nel commercio del vino, e Giuseppe lo zio, detto Peppino, classe 1937, presente con grande orgoglio ed emozione alla festa, in quanto custode di una tradizione che non teme il tempo. Peppino ha un occhio attento ai mercati, ma ha visione e capacità per realizzare l’azienda che ha immaginato. Il ripetersi dei nomi (Giuseppe il bisnonno, Giuseppe lo zio, Aldo il nonno, Aldo junior l’attuale dominus) è diventato la metafora perfetta di una storia che si rinnova, esattamente come le vendemmie: ogni generazione ha lasciato il proprio segno, come ogni annata racconta una storia diversa. Dal piccolo borgo di Fontaniva in Val d’Arigna fino all’espansione internazionale degli anni Sessanta, la Casa Vitivinicola Rainoldi ha saputo affermarsi come simbolo di qualità e passione, unendo competenza e amore per il territorio. Durante la festa, la presentazione del libro “Culto” ha raccolto la testimonianza di questo cammino, trasformando la storia centenaria in parole, immagini e ricordi condivisi. Il libro è un momento di riflessione e celebrazione, un omaggio al passato e un invito a guardare al futuro con fiducia e desiderio di fare bene.

La giornata è stata anche un’occasione per celebrare la comunità, i vigneti e la Valtellina, una terra straordinaria che, grazie a famiglie come i Rainoldi, continua a vivere di passioni forti e radici profonde. Marco e Maria Vittoria, figli di Aldo e di Michela, rappresentano la continuità di questo sogno che si rinnova, portando avanti valori di sostenibilità e innovazione, ma sempre con lo sguardo rivolto alle loro radici. «Sento su di me la responsabilità di appartenere a questa famiglia e a questa azienda, ma è anche il motore per continuare a fare sempre meglio», commenta Marco: è lucido e determinato, maturo, desideroso di sapere. Guarda al papà Aldo e al prozio Giuseppe in cerca di costante ispirazione: «Il mio sogno è quello di poter dare un contributo importante una volta ultimati i miei studi». Michela, vera ambasciatrice nel mondo dei vini della cantina, è consapevole della bellezza dei vini di questo territorio, sempre più apprezzati all’estero: moglie di un enologo e madre di un enologo in pectore, sorride ricordando le numerosissime serate in famiglia fatte di degustazioni alla cieca, perché, come dicevano i grandi vecchi, non si finisce mai di imparare.

Un’azienda in cammino 

È solo poco dopo la metà del Novecento che la Cantina comincia a mettere in bottiglia i propri prodotti: li firma e li rende riconoscibili. Nascono le prime etichette e viene trasportato da Aldo e da Giuseppe con due camion, i primi mezzi di cui la cantina dispone. Fu Giuseppe che diede una svolta completamente diversa alla Cantina, non comprando più vino sfuso, ma solo uva, e non vendendo più fusti di castagno, ma solo bottiglie. Giuseppe, etto Peppino, cambia radicalmente il volto della Cantina. Ed è un successo, che lo porterà dal Lago di Como a New York. Aldo junior, l’Aldo Rainoldi che oggi conosciamo, ha assunto la direzione della Cantina mettendo in atto la ricetta della famiglia Rainoldi: rinnovarsi restando fedeli a sé stessi, alle proprie origini e ai propri valori. Il libro “Culto” ben racconta la storia di un’azienda in cammino, pronta a uscire dalle strade tracciate per avviarsi lungo tragitti da scoprire. Sulla spinta della ricerca e dell’innovazione nascono vini come la Cuvée Maria Vittoria, Metodo Classico che sosta sui lieviti per almeno 60 mesi, da uve nebbiolo con una piccola quota di pignola e rossola. La volontà è quella di fare vini avendo bene a mente il terroir in cui le uve vengono allevate, ma anche lasciandosi trasportare e avvolgere dalle proprie sensazioni, dal proprio carattere e dalla propria personalità. Nasce lo Sfursat Ca’ Rizzieri, una delle espressioni più note in Valtellina di Sforzato, ma nasce anche il Ghibellino, il primo vino di Aldo Rainoldi junior, ottenuto da uve sauvignon.

Il centenario della Casa Vitivinicola Rainoldi ha così raccontato non solo la storia di un’azienda, ma anche quella di un’intera valle che vive attraverso il lavoro, il coraggio e la dedizione di chi ama la propria terra e crede nelle potenzialità del proprio vino.