Sprigionato, il vino che sa di libertà

Sprigionato, il vino che sa di libertà

Attualità
di Sara Missaglia
04 ottobre 2023

Realizzare un progetto che mette insieme studenti delle scuole superiori di Voghera, persone in regime di detenzione provenienti dal supercarcere della stessa città e il vino. Ci ha pensato Monsupello in Oltrepò Pavese.

Da un lato Don Pietro Sacchi, parroco di San Pietro a Voghera, da sempre attento e sensibile alle tematiche legate alle marginalità sociali. Ha fondato Terre di Mezzo, un'organizzazione di volontariato che ha come obiettivo quello di unire mondi diversi, dove i confini tra studenti, detenuti, arte, teatro e natura si fa sempre più sottile, nel tentativo di provare a vivere realmente la realtà dell'altro attraverso la contaminazione. Dall’altro lato Monsupello, con Laura e Pierangelo Boatti e l'enologo Marco Bertelegni, che hanno messo a disposizione i vigneti e la cantina: non solo per dare una "seconda possibilità", ma per fare tesoro delle ragioni e delle situazioni, praticando realmente accoglienza e inclusione.

Il progetto

Don Pietro ha coinvolto tre istituti scolastici di Voghera: il Liceo Scientifico Galilei e gli Istituti Superiori Tecnici Baratta e Maserati. Sono gli studenti delle classi quinte ad aderire al progetto: sono in PCTO, già nota come alternanza scuola-lavoro. Le aule sono i vigneti, e le ore di vendemmia sono a tutti gli effetti ore di studio, durante le quali ai ragazzi è consentito avere accesso al mondo del lavoro e, per la prima volta, confrontarsi con realtà umane e professionali legate al vino. Sono una cinquantina gli studenti in totale, coinvolti, secondo un principio di rotazione, in cinque settimane di vendemmia. Al loro fianco in raccolta tra i filari gli addetti di Monsupello e gli “sprigionati”, ovvero sedici detenuti dal supercarcere di Voghera, accompagnati a turno dai loro tutor, in permesso speciale articolo 21 firmato dal magistrato di sorveglianza per il cosiddetto lavoro extramurario. Una vendemmia etica e sostenibile, alla base della quale c’è il principio dello scambio di esperienze: raccogliere il frutto di un lavoro agricolo li rende parte di un progetto che ha uno scopo preciso, la realizzazione di un vino, e consente loro di prendersi cura di quello che li circonda, di se stessi e dell'altro. Le persone sono importanti per ciò che hanno fatto, anche se sottoposto a sanzione: le azioni fuori legge diventano in vigneto motivo di incontro e di racconto, dove gli sprigionati riversano sugli studenti la loro storia. Obiettivo, ascoltando Ulla, di origine pakistana, e Pasquale, che tra un anno e mezzo uscirà dal carcere, è fare in modo che i ragazzi non perdano quello che loro hanno perso. Nei gesti e nelle parole degli studenti non c'è alcun pregiudizio. "Sono come noi", ripetono incessantemente, con un calore e un affetto che non hanno bisogno di visibilità. Niente selfie, niente cellulari, non per divieto ma per scelta: l'esperienza è forte per gli studenti e per i detenuti. Fa riflettere il fatto che per questi ultimi l'uscita dal carcere sia un momento di forte tensione, di chiaroscuri continui: la gioia delle ore di lavoro nella natura, ma anche il timore di sbagliare, di commettere errori, di essere in ritardo. Riempiono occhi e polmoni di aria fresca, di colori, di libertà, ma il rientro in carcere a volte viene vissuto quasi come un sollievo: il ripristino di moduli sempre uguali a se stessi sembra trasferire serenità operativa a vite molto segnate.

Laura Boatti, Don Pietro Sacchi, Pierangelo Boatti

Il vino

La vendemmia 2023 vedrà nascere, secondo il progetto coordinato da Marco Bertelegni, enologo e direttore della cantina, con le indicazioni di Don Pietro, uno o due vini a base pinot nero, con ogni probabilità frizzante, una delle tipologie distintive della cantina. In realtà esistono già alcune bottiglie di Sprigionato, prodotte quest'anno con müller-thurgau e sauvignon già disponibili in cantina: imbottigliamento, etichettatura e collocamento sul mercato hanno l'obiettivo di vendere il vino per raccogliere fondi a favore dell'associazione Terre di Mezzo. Ma il nuovo vino Sprigionato sarà il millesimo 2023, a cui hanno collaborato studenti e detenuti.

Il dibattito sul diritto

L'adesione al progetto da parte degli studenti è stata condivisa dai dirigenti scolastici delle scuole e dalle loro famiglie, nell'assoluta convinzione che sia necessario un salto di qualità nella comprensione del significato del diritto: dal rispetto e dall'accettazione della norma alla trasformazione in sentimenti di coscienza e di accoglienza. In vendemmia i ragazzi indossano magliette colorate con la scritta "Dignitas in Vino Libertas". Si muovono tra i filari che sembrano spiagge e che ricordano l'allegria dell'estate. Su ognuna delle magliette, sul retro, sono invece stampati alcuni articoli della Costituzione. Perché questo è il progetto di Don Pietro, condiviso da Monsupello: la fonte del nostro ordinamento giuridico al centro, declinata tra il dire e il fare. Se il fare è in vigna, il dire avviene una volta la settimana in un teatro, dove studenti e detenuti si incontrano per dibattere di diritto, di libertà, di recupero, di dignità. Incontri sulla Costituzione, momenti di educazione civica, dove la norma non è letta ma ascoltata e vissuta attraverso le testimonianze di chi vive una condizione di detenzione. Gli studenti dichiarano di amare sia le sessioni in vigna sia i momenti in teatro: sembrano molto più maturi della loro età, sanno di vivere un'esperienza forte che si propongono di condividere senza riserve con chi è rimasto a scuola. Si sentono parte di qualcosa di grande, dove le azioni di coraggio a volte sono semplicemente nell'ascolto. Danno prova di grande valore, affrontando situazioni liberi da pregiudizi.

Il progetto di recupero

Come in tutte le grandi storie, non finisce qui. L'azienda Monsupello ha accettato la sfida oltre la vendemmia, perché è necessario pensare a quando i detenuti avranno finito di scontare la pena e avranno necessità di inserirsi in una comunità sociale e lavorativa che possa realmente accoglierli. Solo attraverso l'inserimento sarà possibile evitare la reiterazione dei reati. Una vera seconda possibilità, non solo a parole: Monsupello è pronta ad accogliere tra il proprio personale ex detenuti che siano parte di una comunità professionale inclusiva. Laura Botti parla con studenti e detenuti aprendo le porte della sua casa: Monsupello diventa un luogo dove giovani e marginalità si intersecano e si abbracciano. Dare una possibilità ai più fragili si traduce anche nella creazione di un sistema economico che trasforma coloro che sono percepiti come un peso sociale in persone dotate di dignità, formate professionalmente e capaci di esercitare un mestiere che potrà consentire loro un futuro diverso. La condivisione della fatica diventa strumento non di redenzione ma di riflessione: un gruppo che si muove in un vigneto diventa una comunità che rema in un'unica direzione, quella dove le persone sono importanti. Nessuno escluso. Consapevole che questa non è stata una vendemmia comune, libera da racconti stereotipati, da luoghi comuni o da falso buonismo, Laura sorride. Ha regalato fiducia, materia prima del nuovo vino che non vediamo l'ora di degustare.