Armando Castagno e “Venti libri per dire il vino”

Armando Castagno e “Venti libri per dire il vino”

Bloc-notes
di Daniela Recalcati
17 giugno 2021

In questa avvincente serata della rassegna WHO, Armando Castagno propone una carrellata libraria, estrapolata dalla sua personale biblioteca, per aiutare chiunque si appresti ad approfondire il mondo del vino inteso come fulcro di un sistema culturale molto complesso.

La selezione proposta è volutamente disomogenea perché, come sottolinea Armando, il vino stesso rifugge dall’omogeneità e deve essere sempre diverso, originale, non omologabile e non riproducibile, per riuscire a suscitare in noi meraviglia, sorpresa e coinvolgimento culturale.

Tre sono le sezioni in cui è stata organizzata la serata: “Pensare il vino”, ”Sentire il vino” e ”Narrare il vino”.

La prima comprende quei libri che aiutano a collocare il vino nella sua giusta dimensione culturale multidisciplinare. Il vino è un elemento che opera una sintesi fra mondi differenti: quello della tecnica e del savoir-faire contadino, quello ancestrale e rurale, dell’agricoltura, della filosofia produttiva e quello estetico/edonistico legato alla degustazione. I testi compresi in questa sezione hanno una forte valenza letteraria e rifuggono la conoscenza tecnica in senso stretto.

Alla seconda sezione appartengono quei volumi in cui l’autore si lascia permeare dal vino e, a sua volta, ne permea il racconto. Sono testi che narrano come approcciare il vino, non sono libri “sul vino, ma col vino”.

La terza sezione è la più ampia e annovera testi che raccontano storie relative al mondo del vino e profili di vignaioli e di vini.

Pensare il vino

Il primo libro di cui Armando ci parla è: La vita delle piante – Metafisica della mescolanza di Emanuele Coccia (Il Mulino, 2018). L’autore, professore associato all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, avvicina il mondo del vino a partire dalla sua “radice”, cioè dalla pianta. Il vigneto non è un elemento decorativo, ma una forza cosmogonica talmente potente da avere creato il pianeta. Nel libro spiega il rapporto tra le piante e gli altri organismi viventi e sottolinea che le piante sono l’unica forma di vita che non dipende dalle altre.

Pensare il vinoNel concetto complesso di terroir, l’ambiente è un altro elemento fondamentale. Il paesaggio fragile – L’Italia vista dai margini, Antonella Tarpino (Einaudi, 2016), parla dell’intervento dell’uomo sull’ambiente e del concetto di memoria, affermando che l‘ambiente costruito dall’uomo è stratificazione mnemonica di sapere e di esperienza condivisa.

Dioniso crocifisso – Saggio sul gusto del vino nell’era della sua produzione industriale, Michel Le Gris (DeriveApprodi, 2010), è un libro sul rischio legato al fatto che il vino è il parto di comunità umane. Parla della deriva del vino industriale, seriale, progettuale e costruito che si allontana dall’arte capace di tenere insieme il rigore dell’esecuzione e la libertà del risultato.

Ecologia della vita come corrispondenza – Frammenti per la spoliazione del senso, Nicola Perullo (Mimesis, 2017), è una collezione di aforismi che spaziano, senza un filo logico, in vari ambiti della riflessione. L’autore qualifica come operazione culturale lo studio sull’enogastronomia, coprendo temi quali il significato, la missione e il ruolo creativo del gusto. Il gusto non è qualcosa di meccanico, ma è variabile e creativo; produrre un vino “seriale” è un tradimento alla natura stessa del vino che deve coadiuvare il gusto nel suo esercizio di vitalità e di creatività.

Sentire il vino

Il primo libro, L’invenzione della gioia – educarsi al vino/sogno, civiltà, linguaggio, Sandro Sangiorgi (Porthos Edizioni, 2011), è uno dei più grandi libri sul vino scritti in Italia. La densità del pensiero, la qualità della riflessione e la fortissima persuasività dei concetti esposti fa intuire che, alla base di questo libro, ci sia un castello filosofico estremamente coerente e solido. Non è un libro che si prende la responsabilità di “educareal vino, ma che consiglia di “educarsial vino, cioè di coltivare le proprie personali capacità critiche.

Il vino “naturale” – I numeri, gli intenti e altri racconti, S. Cento, A. Franceschini, G. Di Gangi e M. Paolillo (Collettivo Servabo) (Versanti, 2013), esprime una visione molto laica del mondo del cosiddetto vino naturale. Tra il considerare il vigneto totalmente al servizio del produttore e, viceversa, il produttore completamente al servizio del vigneto in un atteggiamento quasi fideistico, gli autori propongono un approccio laico e serio alla possibilità di realizzare il vino intervenendo meno e verificando la reale sinergia tra vitigno e luogo per stabilire la vocazione territoriale di un’uva.

Sentire il vinoIl vino sincerissimo, Giampiero Pulcini (autoproduzione, 2019), è definito da Armando «un caso raro e preziosissimo di cortocircuito ad alto voltaggio» che unisce un talento di scrittura straordinario a una serie di temi molto interessanti e ben scelti narrati da un punto di vista intimo, personale e onesto.

Come vignaioli alla fine dell’estate – L’enologia vista da una vigna, Corrado Dottori (DeriveApprodi, 2019), è un diario romantico di campagna. Lo scrittore, vignaiolo d’eccezione e proprietario dell‘Azienda Agricola La Distesa, nelle Marche, porge al lettore, senza alcuna retorica, il senso quotidiano del lavoro nella vigna e la sua durezza, fisica e psicologica, basata sull’aleatorietá delle scelte fatte.

I sapori del vino – Percorsi di degustazione per palati indipendenti, Fabio Pracchia (Slow Food Editore, 2017), è un libro che affronta tantissimi argomenti: l’origine dei vini complessi, il valore della diversità, il significato vero della complessità come valore del vino e la neurogastromia.

Intorno al vino – Diario di un degustatore sentimentale, Francesco Falcone (Quinto Quarto, 2019), narra di esperienze di assaggio, ma anche di incontri con i vignaioli, avvicinandoli al lettore da un punto di vista umano.

In giro per vino – Scritti ad assetto variabile 2002–2020, Armando Castagno (Aprilvis Books, 2021) è una raccolta di materiale scritto da Armando su varie riviste e siti online dal 2002.

Narrare il vino

I primi tre libri dell’ultimo capitolo sono i più importanti scritti sul vino del ’900.

Il ghiottone errante – Viaggio gastronomico attraverso l’Italia, Paolo Monelli (Touring Club Italiano, 2005; 1a edizione Fratelli Treves, 1935), è un diario di viaggio, diviso per capitoli, attraverso l’Italia del 1935, scritto con una prosa brillante e impreziosito dai disegni e dalle vignette di Giuseppe Novello.

Vino al vino, Mario Soldati (Mondadori, 1969): questa è la prima edizione originale che documenta il primo viaggio di Soldati, intrapreso nell’autunno del 1968. È un libro basilare, scritto dall’autore letterariamente più importante in campo enologico.

I vini d’Italia, Luigi Veronelli (Canesi, 1961): anche in questo caso il riferimento è la prima edizione del libro. La parte più importante è la prefazione, scritta in un italiano totalmente nuovo per l’epoca, rivoluzionario e quasi provocatorio.

Narrare il vinoNel libro Viaggio nel nuovo vino italiano – I territori, i protagonisti, lo stile, Luciano Di Lello (Lithos, 1997), l‘autore svolge un lavoro di documentazione in diretta, preciso e dettagliato di tutti i vini storici del rinascimento enologico italiano, raccontando le ragioni, i dubbi e le ricerche che hanno portato alla loro origine.

Champagne – Il sogno fragile, Samuel Cogliati (Possibilia Editore, 2013), non è un libro celebrativo sulla Champagne, bensì un libro rivelatore, che affronta il territorio con un istinto giornalistico critico, sobrio, misurato e informativo e che ci dona la via diretta di accesso per amare questo territorio.

Vini artigianali italiani – Piccolo repertorio per l’anno 2019, Armando Castagno, Giampaolo Gravina, Fabio Rizzari (Paolo B. Buongiorno editore, 2018), è un libro un po‘ diverso dagli altri: affianca illustrazioni di opere d’arte a descrizioni del vino raccontato in maniera piuttosto libera e talvolta surrealistica.

Giulio Gambelli – L’uomo che sapeva* ascoltare il vino, Carlo Macchi (Slow Food Editore, 2016; *sa nella 1a ed. Veronelli Editore 2007), è il ritratto - documentato da fotografie rarissime - di Giulio Gambelli, figura unica in Italia, di enologo non accademico ma autodidatta. La sua formazione è basata sulla forza dell’esperienza, prima all’Enopolio di Poggibonsi e poi direttamente presso le aziende. Nella sezione dedicata al Chianti Classico e al Brunello di Montalcino ha dato vita a veri e propri capisaldi dell’enologia.

L’Abbé Alexandre Bougeat, Lorena Isabellon (Veronelli Editore, 2002), dedicato in epigrafe ai vignaioli valdostani, narra del parroco di Morgex che, dal 1964 al 1971, produsse il Blanc de Morgex Clos du Curé. Il racconto ha come scenario il monumentale silenzio e l‘immensità delle montagne valdostane.

Quaderno di Borgogna – Una questione di cuore, Giancarlo Marino (autoproduzione, 2020), è il diario dell’esperienza di vita e degli assaggi conviviali dell’autore: divertente e scritto con una particolare ricercatezza linguistica.

Per concludere, Armando segnala un romanzo breve e intrigante, Di viole e liquirizia, Nico Orengo (Einaudi, 2005), che parla di vino e dei suoi descrittori in una gara di degustazione alla cieca cui è costretto il protagonista.