Chianti Classico, a 10 anni dalla scommessa Gran Selezione

Chianti Classico, a 10 anni dalla scommessa Gran Selezione

Degustando
di Alessandro Franceschini
28 febbraio 2024

Nata nel 2014, la tipologia Gran Selezione festeggia i suoi primi dieci anni di vita. Rappresenta il 5% della denominazione, ma il 12% a valore. All'ultima edizione di Chianti Classico Collection una masterclass ne ha ripercorso genesi e obiettivi.

Le parole, come diceva qualcuno, sono importanti, ma lo possono essere anche i numeri, soprattutto se servono per concentrare l’attenzione su fatti e vicende che hanno avuto, e avranno anche in futuro, un peso non secondario nel narrare la storia e le vicende di uomini e di territori, in questo caso appartenenti al mondo del vino. E quest’anno, nel Chianti Classico, ricorrono ben due anniversari: i 100 anni della nascita del Consorzio, il più antico e storico presente in Italia, fondato nel 1924, ma anche i 10 anni di quella che venne salutata, al suo debutto, come una vera e propria rivoluzione, ovvero la nascita della Gran Selezione.
Cosa è successo in questi dieci anni anni? Quale impatto ha avuto questa tipologia nel mondo del Chianti Classico?

La nascita della Gran Selezione

Sono alcune delle domande che si sono posti Antonio Boco e Paolo De Cristofaro, i due giornalisti e degustatori incaricati dal Consorzio di condurre una speciale masterclass dedicata alla Gran Selezione e che ha fatto parte del calendario di appuntamenti dell’ultima edizione di Chianti Classico Collection, l’annuale kermesse dedicata alla presentazione delle nuove annate di questa denominazione toscana. 
Quando, il 17 febbraio del 2014, l’allora presidente del Consorzio, Sergio Zingarelli, presentò sempre alla Leopolda di Firenze, davanti alla stampa sia italiana che internazionale, la nascita di questa nuova tipologia, sicuramente un unicum in Italia, che si posizionava al vertice della piramide della denominazione, la curiosità fu molta, così come un certo scetticismo da parte di una fetta della critica di allora. Utilizzo del sangiovese per almeno l’80% (oggi portato al 90%), l’eventuale saldo solo con uve autoctone, prodotto esclusivamente da vigneti di proprietà o in affitto condotti direttamente, 30 mesi di affinamento, di cui 3 in bottiglia: insomma, irrompeva nella denominazione un’idea di Chianti Classico più territoriale rispetto al passato.

Le motivazioni e gli obiettivi

Il 2014 fu un anno non secondario per il vino italiano, come hanno evidenziato Boco e De Cristofaro: Barolo e Brunello di Montalcino fecero l’ultimo e definitivo salto sul gradino più alto della critica mondiale, grazie all’incredibile exploit dei millesimi 2010 che segnarono un prima e un dopo per quelle denominazioni. Il Chianti Classico, invece, era in un momento di passaggio e proprio la nascita di questa nuova tipologia voleva essere un modo per dargli una spinta decisiva verso l’alto. «Si tese una mano verso certe realtà, timide nello scommettere nella DOCG – ricorda De Cristofaro – e di reinglobare vini che non avevano scelto la strada della denominazione ma quella dell’IGT. Qui, d’altronde, siamo nel grande laboratorio dei Supertuscans». Dall’altro, si volle «dare un nuovo vertice alla piramide del Chianti Classico per aumentare il valore percepito e quello reale – aggiunge Boco - per cercare quindi di allineare i prezzi medi a quelli dei grandi vini».

I numeri di una grande crescita

Le motivazioni, sia interne che esterne, che portarono alla nascita della Gran Selezione, a 10 anni di distanza, sembrano essere state confermate da numeri certamente più che positivi. Se al debutto furono solo 33 i produttori che scommisero su questa nuova tipologia - sebbene fossero comunque tutte aziende storiche e blasonate della denominazione - oggi il numero è salito a 169 per un totale di 213 etichette presenti sul mercato. Troppe? Certamente non a volume: la Gran Selezione rappresenta solo il 5% di tutta la denominazione, circa due milioni di bottiglie che però, a valore valgono il 12%, dato quest’ultimo che sembra confermare il desiderio di voler aumentare il valore del prezzo medio delle bottiglie del Chianti Classico.
Ma tra i tanti cambiamenti avvenuti negli ultimi 10 anni vi è stata anche l’adesione a questa tipologia da parte di piccoli produttori inizialmente rimasti fuori: da questo punto di vista è stata decisiva la nascita delle UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) - approvate dai soci nel 2021 ed pubblicate in Gazzetta ufficiale a luglio dell’anno scorso. Il legame di queste ultime alla sola tipologia Gran Selezione ha di fatto cementato il rapporto con il territorio, tanto che sono nate Gran Selezioni provenienti anche da una singola vigna.

   

La degustazione

Nove vini, di UGA differenti, tutti Gran Selezione ovviamente, a partire dall’annata 2010 - quando fu introdotta questa tipologia fu data la possibilità di rivendicare anche vini di annate precedenti purché avessero una comprovata tracciabilità delle uve – fino alla più recente 2020. Questa la scelta dei due relatori e del Consorzio per leggere nel bicchiere caratteristiche e peculiarità di questa tipologia.

Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2010 - Rocca delle Macìe
90% sangiovese, 10% colorino. Produzione media annua: 5170

Siamo a Castellina, una delle 11 UGA con maggior variabilità delle condizioni orografiche, pedoclimatiche e geologiche. Le uve del vino di Rocca delle Macìe provengono dalla zone Ovest, caratterizzata da suoli argillosi e sassosi. Al naso mostra un volto molto delicato, floreale, sottile, con note di grafite, rabarbaro, tocchi mediterranei di erbe officinali. Al palato ha sapidità, un incedere succoso, con tannini di grana gessosa, polverosi, e una chiusura su note di cacao. 

Chianti Classico Gran Selezione Il Solatio 2010 - Castello di Albola
100% sangiovese. Produzione media annua: 3000

Ci spostiamo a Radda, UGA interna alla denominazione a ridosso dei monti del Chianti, solitamente caratterizzata da un clima fresco, altitudini elevate e raccolte tardive. Le uve provengono dal settore Nord, quello più densamente vitato. L’apertura aromatica è sulle note “dolci” del rovere e incentrato su note fruttate mature, ma fini. Al palato ha freschezza, verticalità nel sorso, sfumature mentolate e una persistenza di grande lunghezza, sebbene chiuda ricordando ancora la dolcezza vanigliata del legno.

Chianti Classico Gran Selezione Vigneto Il Poggio 2014 - Castello di Monsanto
95% sangiovese, 5% colorino e canaiolo. Produzione media annua: 7000

San Donato in Poggio è un'UGA che unisce il territorio di due comuni, Barberino Tavarnelle e Poggibonsi, quindi caratterizzata da un territorio molto eterogeneo. Così come lo è la zona Sud, nella quale sono allevate le uve di questo vino, ricche di alberese, sabbie e argille. Questo storico Chianti (prima annata nel 1962) sfodera un frutto ricco, che ricorda la ciliegia sottospirito, etereo, ma anche note di erbe officinali e arancia rossa. Il sorso è freschissimo, con un tannino di bella grana, slanciata, ancora sapido e quasi salmastro al palato nel finale.

Chianti Classico Gran Selezione Lamole 2015 - I Fabbri
100% sangiovese. Produzione media annua: 1500

Lamole è UGA di altura, con vigneti che superano anche i 700 metri di altitudine. Qui domina una certa omogeneità con la presenza di solo Macigno, ovvero arenarie non calcaree. Questa Gran Selezione, che proviene da vigneti posti nella zona settentrionale mostrano subito un tratto tipico del sangiovese locale, che sa essere ferroso, quasi ematico, con delicate note floreali, note di piccoli frutti e sfumature terrose e rugginose. Al palato, sebbene molto grintoso, fresco, con un tannino a tratti nervoso e spigoloso, mostra comunque un'ottima struttura complessiva.

Chianti Classico Gran Selezione Castello di Brolio 2016 - Ricasoli
97% sangiovese, 3% abrusco. Produzione media annua: 50.000

Sotto Lamole troviamo un altro territorio storico del Chianti Classico, ovvero Gaiole, una delle UGA più difficili da schematizzare, vista la grandissima eterogeneità presente al suo interno. Siamo nella zona meridionale, territorio di transizione dal punto di vista geologico dal Macigno a sabbie e conglomerati marini. È uno dei Chianti più equilibrati tra i nove in degustazione: elegante nel frutto e nel rovere, con tocchi ferrosi, erbe aromatiche e un palato armonico, agrumato e una trama tannica rigorosa, pressoché perfetta.

Chianti Classico Gran Selezione Vigna di Sessina 2016 - Dievole
100% sangiovese. Produzione media annua: 7000

L’UGA Vagliagli, che si trova nel comune di Castelnuovo Berardenga, anch’essa transitoria, come d’altronde quelle di Lamole e Montefioralle, è tendenzialmente calda e precoce, anche se al suo interno ci sono svariate eccezioni. Come in questo caso: le uve provengono dal settore Nord-Est, più alto, differente dal resto della UGA e con prevalenza di Macigno. Al naso l‘impatto è molto mediterraneo, con note di di erbe aromatiche, origano e pomodori secchi, che si alternano ad un frutto sottile e delicato. Al palato è sia ricco e potente che severo e di grande verticalità.   

Chianti Classico Gran Selezione Il Torriano 2019 - La Sala del Torriano
100% sangiovese. Produzione media annua: 2000

La UGA di San Casciano è tra le più omogenee e uniformi, con un clima caldo, altitudini contenute e vendemmie precoci. Siamo nel settore Sud-Ovest, con pendenze importanti e suoli ricchi di depositi fluviali antichi. Al naso ha un profumo sollevato, con note balsamiche e un frutto dolce, maturo, con tocchi di menta. Ha un tannino masticabile, goloso, facile da approcciare e particolarmente bevibile in questo momento.

Chianti Classico Gran Selezione Vigna Gittori 2019 - Riecine
100% sangiovese. Produzione media annua: 3233

Si ritorna a Gaiole, questa volta nel settore settentrionale, una delle zone più fresche dell’intera denominazione, con una grande variabilità altimetrica e geologica. Ha un naso di grande eleganza, con un frutto delicato e dolce di lamponi, note di grafite, terra e violette. Anche al palato il tannino ha una grana sottilissima e perfetta. Finale su note di lampone e cacao.

Chianti Classico Gran Selezione Terrazze di San Leonino 2020 - Fontodi
100% sangiovese. Produzione media annua: 5000

Si conclude con una UGA molto nota come quella di Panzano, non così omogenea come in realtà si crede solitamente. In questo caso siamo a Ovest, nella famosa “Conca d’oro”, il grand cru di Panzano. Al naso ha note di liquirizia e un frutto maturo di ciliegia e prugna. Si avvertono le note legate alla maturazione nel legno piccolo, e poi ancora sfumature di pepe e anice stellato. La bocca è ricca, con un tannino potente ma di tessitura fine. Chiude forse un po’ asciutto, un po’ contratto nello slancio fresco.