Colori e profumi dei vini rossi e rosati

Colori e profumi dei vini rossi e rosati

Degustando
di Rossella Romani
27 aprile 2011

Il colore e il profumo di un vino possono apparire misteriosi, ma saperli leggere significa decifrarne ogni sfaccettatura.

Tratto da l'Arcante n°15

Colori Vini RossiLa virtuale pennellata che colora i vini bianchi segue un percorso lineare che sfuma dalle tonalità più tenui e fredde a quelle più calde e profonde, in un crescendo di emozioni cromatiche. Anche il colore dei vini rosati e rossi segue questa ideale progressione, ma a un tratto si presenta un punto di discontinuità, perché alcuni vini rossi, raggiunta una certa maturità, si presentano in una veste più sobria e pacata, preludio di una evoluzione estrema, da cogliere prima che profumi e sapori svaniscano per sempre, privandoci del piacere di un ultimo sorso. Impalpabile come petali di rose rosa… succoso come la polpa di ciliegie e frutti di bosco… il vino rosato è una carezza delicata, che diventa più confidenziale quando assume tonalità più intense. Tenue come i petali dei fiori di mandorlo o intenso come quello di alcuni vini rossi delicati, il colore del vino rosato è l’espressione di come l’uomo lo ha ideato e plasmato, partendo da uve a bacca nera e lasciando le vinacce immerse nel mosto liquido per poche ore o per un periodo un po’ più lungo.

Il tempo di macerazione, appena filtrato attraverso l’impronta del vitigno e del territorio, determina la diversa intensità del colore di questi vini, dei quali raccontano un po’ di più le impercettibili sfumature corallo o albicocca, salmone o buccia di cipolla, oppure violacee o aranciate, legate a un passato molto recente o, raramente, a una storia un po’ più lunga. Tonalità rosate un po’ timide o un po’ sfrontate si possono cogliere anche in preziosi Spumanti Rosé, in cui il colore è spesso il risultato del tocco più o meno gentile dell’addizione di vino rosso alla cuvée dei vini-base. Fino al colore estremo di alcuni Champagne Saignée, in cui le morbide sfumature rosee lasciano spazio a vivaci e sorprendenti nuance rubino. Gli stessi grappoli di uve a bacca nera che possono offrire colori scuri e profondi, possono esprimere anche soffici tonalità rosate. Il lagrein, vitigno volitivo e dotato di una ricca componente cromatica, può dare interessanti Kretzer, che sprigionano i profumi di un cestino di lamponi e fragoline di bosco appena colti, melagrana e geranio. E il montepulciano, il cui carattere è spesso tradotto in un colore vibrante che sfuma in un rubino chiaro, offre un assaggio più concreto e profumi di piccoli frutti a bacca rossa avvolti in un delicato velo minerale. Qualunque sia la sfumatura cromatica, il profumo dei vini rosati percorre il sentiero della freschezza delle ciliegie e dei lamponi, delle fragoline di bosco e dei fiori rossi, sempre più accattivante quando il colore sfuma in intensità che sfiorano il labile confine del colore rubino. A volte, il colore rosa molto tenue percorso da riflessi ramati, oro rosa o buccia di cipolla, può celare un segreto inimmaginabile per chi non conosce profondamente la natura di alcune uve. Gli acini di pinot grigio e gewürztraminer, ammantati a piena maturazione con un particolare velo rosa antico, possono cedere queste inattese sfumature a un colore a volte indecifrabile. Solo il profumo svela l’intrigo, perché le note minerali, di frutta matura e di mandorla del primo e la prorompente aromaticità del secondo non lasciano più dubbi. Se il colore del vino rosato è legato a doppio filo al pensiero di chi lo ha creato, quello dei vini rossi è il riflesso del legame indissolubile tra vitigno, territorio ed evoluzione.

Colori Vini RossiPorpora ed esuberante... il vino esprime la vivacità della giovane età, con una tonalità spensierata che traduce la gioia e la prorompente vitalità del presente. La mano dell’acciaio traccia un colore a volte ravvivato da una giocosa effervescenza e, compatto o un po’ trasparente, traduce alla perfezione la carica in antociani delle uve. Non solo, perché si fa garante di una stuzzicante freschezza dalla quale zampillano immediate note odorose di frutta e fiori freschi, declinate su accenti di fragola e amarena, rosa e viola in una Bonarda dell’Oltrepò Pavese ottenuta da croatina, di fragoline di bosco e lamponi, ciclamini e violette nelle varie espressioni di lambrusco, vitigno brioso e sbarazzino. Rubino e convincente… il vino esprime un colore pieno e compatto, ma può ondeggiare in una cangiante alternanza di riflessi che virano tra vividi lampi violacei e pacate sfumature granato, che a volte ingannano anche gli osservatori più attenti.

Il vino, a volte, nasconde la propria età con una velata malizia, ma il profumo è inequivocabile e non mente, pur indulgente nei confronti di quel piccolo capriccio di vanità. L’acciaio mantiene alla perfezione le nitide sfumature violacee di un paradigmatico Morellino di Scansano, con profumi freschissimi di more e prugne, a volte di fiori rossi, menta o cenni minerali, mentre un profumo sorprendentemente aromatico di salvia e fragoline di bosco, malva e lamponi, può rivelare l’identità inconfondibile e un po’ impertinente di un Moscato rosa, dolce e delizioso nel suo abito rosso rubino vivace. Il colore dei vini può non risentire del tocco del legno, ma il profumo di quelli lasciati sapientemente riposare in barrique o in botte grande, nel tempo, crea un ventaglio di sentori speziati, tostati e animali che riportano immediatamente a una maggiore maturità. E uno stesso vino può regalare un’ampia gamma di sfumature rubino e granato secondo l’annata, il terreno, l’epoca della vendemmia, l’evoluzione, il momento dell’assaggio e altro ancora. Il colore rubino denso e impenetrabile come inchiostro identifica alcuni Lagrein anche dopo il passaggio in legno, traduce il carattere del vitigno ma anche del terreno calcareo e argilloso nel quale erano impiantate le viti. A volte, pur con 5-6 anni sulle spalle, questi vini mettono in luce splendidi riflessi violacei e liberano un caleidoscopio di sentori “scuri” di china e grafite, viola e prugna, mora e mirtillo, e fanno da preludio a una struttura croccante e a una fitta trama tannica. Un’analoga evoluzione può portare il Nero d’Avola a esprimere un’inconfondibile nota salmastra, intrecciata con sentori di liquirizia e sottobosco, eucalipto e rosmarino, spezie e tostature. Il profumo di un vino può apparire misterioso e difficile da interpretare, ma quando si conquista la sua preziosa chiave di lettura, è possibile decifrarne ogni sfaccettatura. Come capita, a volte, con un sottile ricordo erbaceo di peperone verde o di erba sfalciata, che richiama alcuni vini elaborati da merlot e cabernet sauvignon, più accentuati se l’uvaggio è dominato dal più incisivo e “verde” cabernet franc. Sono vitigni in grado di dare vini rossi di classe eccelsa, hanno fatto la storia del vino e nelle annate migliori strappano ancora valutazioni da capogiro! In questi casi, al colore rubino di vario spessore e concentrazione, segue un’altalena di sentori di prugne secche e confetture, chiodi di garofano e cacao, caffè e legno di cedro, fumé e ceppi carbonizzati, sulla quale le note vegetali sembrano divertirsi a comparire e scomparire secondo l’annata, il clima più o meno freddo, lo stato di maturazione delle uve al momento della vendemmia e i diversi terreni, come quelli argillosi preferiti dal merlot o le grave del Médoc tanto amate dal cabernet sauvignon. Sontuosi riflessi granato sul colore rubino sfumato del Pinot nero, prezioso come seta scarlatta, anticipano un ricamo sofisticato e magnetico di confettura di ciliegie e carrube, spezie e legno dolce, a volte tartufo e sottobosco, intensificato da soffi animali e speziati. Questo mosaico di profumi riporta alla mente il paesaggio di Borgogna, disegnato da piccoli clos delineati dai caratteristici muretti in pietra, dove questo vitigno trae il massimo beneficio dai terreni calcarei con marne e argilla ed esprime sfaccettature di assoluta eccellenza, come quella dei vini di Romanée-Conti che incantano con deliziose sfumature di rose selvatiche e frutti a bacca rossa matura avvolte in un’avvincente mineralità, quelli di La Romanée con sentori di cuoio e violette, e quelli de La Tache con indelebili ricordi di liquirizia. Tutti, all’assaggio, accarezzano il palato con una affascinante trama vellutata. Il colore rubino è il punto di partenza anche per l’evoluzione del potente e profondo Aglianico del Vulture, che negli anni vira su toni granato ai quali si accompagnano vigorosi accenti odorosi di ginepro ed eucalipto, tabacco e ardesia, legno di rosa e pepe nero, cacao e corteccia, in un alone che richiama la scura terra vulcanica. E altrettanto scalpitanti sono i tannini, che danno vita a una struttura grintosa e passionale.

Colori Vini RossiGranato e pensieroso… il vino mette in evidenza tonalità più pacate, accompagnate da un profumo più maturo e chiaramente influenzato dal riposo in legno e in bottiglia. Frutto nobile e raffinato del sangiovese, un Brunello di Montalcino di lunga evoluzione svela la propria natura aristocratica in un profumo declinato su uno sfondo speziato e fruttato, con nuance di resina e rosa canina, legno di sandalo e sottobosco, caffè e incenso. E all’assaggio conquista con un tannino elegante che si mantiene vivo a lungo, levigato solo dopo anni di affinamento. Nell’estremo lembo del continente africano, anche il Pinotage può offrirsi in una veste granato, seguito da note boisé e minerali, di rabarbaro e liquirizia, confettura di ciliegie e pellame. E un lontano ricordo di sentori eterei di smalto e acetone, un tempo così marcati da essere riconosciuti come identificativi di questo vitigno, mentre spesso erano solo spunti difettosi derivati da una vinificazione perlomeno imperfetta. Aranciato e riflessivo… il vino racconta una storia fatta di lunghe e pazienti attese, per riuscire a esprimere le proprie potenzialità e personalità. Anche in questo caso, il vino può divertirsi nel depistare l’interpretazione, perché un Grignolino d’Asti dell’ultima annata e che ha riposato solo in acciaio, può presentare ingannevoli contorni aranciati. Un vero rompicapo, risolto dal profumo del vino, che solo dopo un’evoluzione molto spinta sarà in grado di aprire un bouquet ampio e variegato, con ricordi di spezie dolci e confetture, pot-pourri di fiori secchi e pellame. Esempio didascalico, un Barolo di lunga evoluzione, vinificato da nebbiolo secondo i canoni più classici, senza strizzatine d’occhio alle tendenze più recenti, al riposo in botti piccole e a una struttura più polposa. Anno dopo anno, le evidenti sfumature aranciate su uno sfondo granato di ottima trasparenza si espandono e sostituiscono la pienezza del colore granato, mentre il profumo libera sentori di violetta appassita e liquirizia, ciliegia sotto spirito e spezie, fino a quelli di cuoio, smalto e goudron nelle bottiglie quasi dimenticate in cantina. Raramente i vini richiedono attese di decenni e il rischio di rovinare qualche bottiglia è sempre dietro l’angolo. Ogni vino ha un periodo ideale di evoluzione, un “attimo” di mesi o anni in cui esprime il meglio di sé, in cui racconta la sua storia, svela i suoi segreti più nascosti e regala piccole, vere emozioni. Amare il vino significa cogliere queste opportunità. E il colore dei vini è il passe-partout per aprire il loro cuore.

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I commenti dei lettori

Marco Grazioli
13 maggio 2011 - 09 29
Marco Grazioli

vorrei complimentarmi con la Sig.ra Rossella Romani per quanto scritto nell'articolo, essendo io un corsista (appena terminato il 2° livello) queste indicazioni sono un bagaglio importante per il prossimo ed importante corso. Complimenti Rossella.