Conegliano Valdobbiadene, la nuova annata ai nastri di partenza

Conegliano Valdobbiadene, la nuova annata ai nastri di partenza

Degustando
di Alessandro Franceschini
23 maggio 2025

Presentato il millesimo 2024 del Prosecco delle colline di Conegliano e Valdobbiadene. Diego Tomasi, direttore del Consorzio: “I dazi? Non ci spaventano, nessun fenomeno di stoccaggio in USA”. Ad aprile +20% le certificazioni

«Un grande mare con un nome, Prosecco, e una piccola isola che si chiama Conegliano Valdobbiandene». Ha utilizzato questa suggestiva immagine Diego Tomasi, direttore del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Superiore DOCG, nel presentare la nuova annata, la 2024, che a breve entrerà in commercio.

Poco più di 90 milioni di bottiglie all’anno di media per un valore al consumo complessivo di 650 milioni di euro e un export che supera il 40%, con UK e Germania i primi mercati di riferimento. Sono alcuni dei numeri che fotografano la denominazione che sta in cima alla famosa piramide dell’universo del Prosecco e che, come più volte ha ribadito dal direttore nel suo intervento, gioca in un altro campionato rispetto alla DOC di pianura, che raggiunge 660 milioni di bottiglie certifica all’anno.

Bene l’inizio del 2025, +20 le certificazioni 

Non solo la presenza di una serie di vertiginose colline, ma anche quella di 9 sottozone che si differenziano per suoli e pendenze, nonché l’ulteriore segmentazione portata dalle 43 Rive, nome locale scelto per le UGA, disegnano un mosaico di ciglioni, tutelati dell’Unesco, che fanno sì che la glera dia origine a bollicine che, al di là del metodo utilizzato o del residuo zuccherino scelto, abbiano un preciso carattere distintivo che ha poco in comune con il Prosecco dei cugini di pianura. 

Una riconoscibilità che anche il mercato sembra premiare, considerando che nei primi 4 mesi del 2025 la crescita di bottiglie certificate è salita del 20%, grazie sia alla richiesta della Gdo nostrana, che ne ha assorbito il 12%, ma anche al mercato Horeca. Nessun fenomeno di stoccaggio in USA, invece, a causa dello spauracchio dei dazi, come avvenuto in altre denominazioni, afferma il direttore Tomasi «Il mercato USA per noi vale poco, circa 3,5 milioni di bottiglie l’anno, acquistate soprattutto dagli italiani che vivono lì e da un target alto spendente».

Una denominazione che, sempre secondo il direttore, è certamente anche in salute sul fronte della redditività per i produttori: le vigne a Valdobbiadene valgono mediamente anche 750 mila euro a ettaro, si scende intorno ai 450 mila euro a Conegliano, per poi salire a 1 milione di euro nella piccola collina di Cartizze, dove 149 produttori si dividono 107 ettari di vigna.  

2024, annata complicata che si è salvata in extremis

Tanta, troppa pioggia, in primavera, poi non solo il caldo ma anche la mancanza di sbalzo termico tra la notte e il giorno, infine, a settembre, l’arrivo della normalità con l’inizio della vendemmia. Quella descritta da Tomasi è una situazione, tra le colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, che ormai negli ultimi anni si sta verificando con una certa frequenza e che ovviamente desta preoccupazione. 

«Siamo in collina, non puoi andare in vigna col trattore tutti i giorni dopo la pioggia: devi aspettare e in quel periodo possono arrivare le malattie come la peronospora. Stiamo cercando di capire come usare i droni per i trattamenti in questi casi» spiega Tomasi. Fondamentale, in questi casi, il ruolo del Consorzio che l’anno scorso, a fine agosto, ha esortato i produttori a ritardare l’inizio della vendemmia a causa dell’assenza degli aromi e zuccheri necessari nell’uva. Consiglio rivelatosi decisivo con l’arrivo di giornate più fresche a settembre che hanno riequilibrato le uve e dato il via alla vendemmia intorno al 10 del mese.

Nel bicchiere? Difficile dare un giudizio definitivo ora, perché saranno poche le bottiglie che entreranno in commercio in questa prima fase, vista la decisione di molti produttori di attendere la seconda parte dell’anno, quando i profumi si assestano maggiormente. Sarà un’annata più snella e meno esuberante sia nei profumi che nella struttura, mai comunque poderosa da queste parti. Le prime degustazioni svelano sia le classiche note floreali e di frutti bianchi di bella freschezza, tipiche della glera appena imbottigliata, ma anche sfumature più articolate, sopratutto quando le uve arrivano da singole Rive.