Conte Vistarino, un Oltrepò di calici e immagini

Conte Vistarino, un Oltrepò di calici e immagini

Degustando
di Sara Missaglia
05 ottobre 2022

Il 4 ottobre a Milano presso On House la cantina Conte Vistarino Tenuta di Rocca de’ Giorgi ha parlato di sé: lo ha fatto con i suoi abiti più eleganti, lasciando che fossero i grandi cru della Tenuta e le immagini del cortometraggio girato da Massimo Zanichelli a raccontare la storia di una famiglia profondamente legata al territorio.

Una location decisamente glamour, perfettamente down town ed elegante quella scelta da Ottavia Giorgi di Vistarino per questa giornata di festa. «L’idea di arrivare a Milano è un traguardo importante: Milano è design e modernità e rappresenta un pubblico di consumatori che guarda al pinot nero con attenzione. Il fatto di essere qui in una location così diversa rispetto al nostro mondo di vita campagnola è un modo per dire a noi stessi di proseguire con energia e nuove idee, fatte anche di contrasti».

Storia e modernità, tradizione e innovazione

Si narra che nel 1850 il Conte Augusto Giorgi di Vistarino diede vita ad un Oltrepò in modalità sparkling. Per primo piantò infatti nella tenuta agricola nel comune di Rocca de’ Giorgi alcune barbatelle di pinot nero importate dalla Francia: un’intuizione che trovò nel particolare terroir le migliori condizioni per esprimere le caratteristiche del vitigno. Ma Ottavia è andata oltre: «mio padre ha avuto la lungimiranza alla fine degli anni ‘90 di piantare dei vigneti con cloni ideali per la vinificazione in rosso. Ho potuto così produrre dei grandi vini rossi in una zona come Rocca de’ Giorgi nota semplicemente come zona per le grandi basi spumanti, dove non c’era l’usanza alla fine degli anni ’70 e’80 di bere vini da pinot nero vinificato in rosso». 

Quella di Rocca De’ Giorgi è una tenuta importante dal punto di vista dimensionale, posizionata a circa 250-300 metri di altitudine: 826 ettari in totale, quasi a coprire integralmente il Comune di Rocca de’ Giorgi, di cui 102 a vigneto (65 di pinot nero) e circa 300 destinati a bosco, polmone verde del territorio. Un paesaggio che la mano dell’uomo ha modificato rispetto all’impianto originario, ma che, grazie ad un’armonica alternanza tra vigneti, zone boschive e seminative, si è perfettamente integrato, diventandone espressione coerente e autentica. 

La degustazione

Ottavia ha dedicato al pinot nero un’intera giornata di conoscenza e approfondimento: la parola ai vini e alle immagini, su rette infinitamente convergenti, quasi a dire che non esistono né limiti né confini ad un amore così importante che nasce e ci riporta alla terra. Prima di tutto il Metodo Classico di riferimento di Conte Vistarino, l’OP 1865 Dosaggio Zero Millesimato, con una permanenza sui lieviti di almeno 50 mesi e un affinamento di 6 mesi dalla sboccatura: un perlage fine e persistente sottolinea l’eleganza dello spumante, dotato di un incedere fresco e sapido, dal profumo di fiori bianchi e con note rinfrescanti da oli essenziali di agrumi. L‘esplorazione enologica ha visto in abbinamento le specialità gastronomiche dell’Oltrepò Pavese preparate dallo chef Alessandro Proietti Refrigeri di Villa Naj. Ries è il vino che vede protagonista il riesling renano da cloni alsaziani: i terreni calcareo argillosi della Tenuta si rivelano particolarmente idonei per l’allevamento del vitigno, e regalano un vino dotato di elevata acidità con note rinfrescanti e dissetanti, accompagnate da un corpo in perfetto equilibrio: la verticale proposta comprende le annate 2015, 2017, 2018, 2019, 2020, 2021. Le annate più vecchie sviluppano sentori evidenti di idrocarburi, così come vuole il vitigno, e l’eleganza abbandona l’esuberanza giovanile per far spazio all’austerità e al fascino del tempo. Pernice è invece il pinot nero che ha fatto la storia della cantina, con un rapporto speciale e intenso con il legno: la fermentazione avviene in tini di legno e la malolattica viene svolta in barrique in primavera; l’affinamento è di almeno un anno in barrique, seguito da ulteriori 12 mesi in bottiglia. Al palato ha una metrica elegante, con un ingresso potente ma mai invadente e sensazioni tanniche di grande personalità: la seduzione è nel percorso, nella verticale che Ottavia ha pensato per noi: 2010, 2011, 2013, 2015, 2017, 2018. Potenzialità evolutive importanti, con il tempo che rende grazia e merito al vitigno: finali lunghissimi tra spezie e note di tabacco, quasi a ricordare le prime nebbie dell’autunno e il desiderio di calore dalla brace del camino. E infine una orizzontale annata 2019 dei cru della Tenuta, Pernice, Bertone e Tavernetto. Ottavia ne parla come se fossero figli, creature reali per cui prova un affetto infinito: “ho iniziato a produrre vini rossi nel 2013 dopo un lavoro iniziato nel 2009 con tre cru delle vigne Pernice, Bertone e Tavernetto: tre vigneti storici che portano il nome o della zona vocata alla caccia alla pernice o di famiglie che hanno abitato le antiche cascine coloniche. Pernice è il primo vino, il figlio maggiore dallo stampo un po’ più ribelle, con una personalità incredibile, non uguale a nessuno, distinguibile tra mille, con una grande unicità. Bertone è un vino elegante, canonico, da primo della classe, un po’ più difficile, un po’ viziato: dobbiamo correre in vendemmia, raccoglierlo per primo per evitare che l’uva possa asciugare: produce sempre poco, è quello che dà i problemi della star, senza sbavature e con tanto impegno per tenere fede alle promesse. Tavernetto è il tipico terzo figlio, quello che arriva dopo e che nessuno guarda più; deve essere autosufficiente, si deve promuovere e vendere da solo: io l’ho particolarmente in simpatia perché sono certa che a lungo potrebbe regalarci tante sorprese”.

Il cortometraggio

Ottavia Giorgi e il regista Massimo Zanichelli e il wine writer Filippo Bartolotta hanno presentato il corto cinematografico d’autore “La Casa del Pinot Nero”, dedicato al mondo di Conte Vistarino e al suo territorio. Una parola soltanto: emozione. Il buio della sala, le musiche, la voce di Ottavia davanti alla camera da presa nei suoi primi piani, i tagli sull’asse ottico utili a fissare i punti forti del racconto. Un effetto molto naturale, spontaneo: la Tenuta, le vigne, la vendemmia e la vinificazione in cantina, uomini, donne, mani e uva, in una metrica precisa che diventa bellezza e magia.

Massimo Zanichelli insieme a Ottavia Giorgi di Vistarino

C’è qualcosa di profondamente poetico e intimo nel racconto di Massimo, realizzato con garbo ed eleganza, dove l’artificioso non trova spazio. Il senso liturgico dei gesti e delle parole pronunciate ma non riprodotte regala la sensazione di essere “dentro” la scena, quasi parte integrante di un universo fatto di colori e suoni. Le immagini prendono lo spettatore per mano e lo portano lì, al centro: “il montaggio è stato realizzato mettendo in parallelo il lavoro, le azioni, la vita, i pensieri e le emozioni di Ottavia con tutto quello che la circonda a partire dalla vigna faticosa, erta, con pendenze anche a 45°. Averle mostrate in controcampo durante la vendemmia ha trasferito il senso della fatica e del lavoro. L’uso del drone ha voluto fissare alcuni punti senza spettacolarizzazione, cercando di mostrare dall’alto le vigne restituendo disegni geometrici dove emerge chiaramente il fatto che le linee sono parte di un ecosistema e di una biodiversità tipica della Tenuta”. Massino è giustamente emozionato: il corto è stato girato in epoca pre-covid e solo ora è stato presentato. Poche parole sincere e di cuore, da cui traspare il senso della costruzione e dell’attesa: “attendere che qualcuno lo vedesse è stata una sofferenza. Ero convinto della bontà del lavoro, e mi dispiaceva non riuscire a mostrarlo. Finalmente dopo quello che c’è stato ritrovarsi qui, tutti insieme, è davvero motivo di grande soddisfazione.”  Ottavia chiude i suoi interventi parlando di Oltrepò e augurandosi per questo territorio un futuro di coralità: fare sistema, per una promozione efficace. Una giornata come questa è più che un punto di partenza.