Il vino in Cambogia

Il vino in Cambogia

Degustando
di Massimiliano Lombardo
19 aprile 2011

La Cambogia è uno straordinario Paese del Sud-Est asiatico ricco di una passata storia gloriosa e di un tragico recente; un posto dove l’immaginario ti vede camminare nella giungla e incontrare un tempio vecchio di un migliaio d’anni e invece ti imbatti in quel che meno ti aspetti: un’azienda vitivinicola!

A 290 chilometri dalla capitale Phnom Penh e a mezz’ora di motocicletta su una strada sterrata nella provincia di Battambang, un ostinato e temerario Cambogiano, Chan Thai Chhoeung, nel 2000 ha piantato le prime viti di uva da tavola per passare, nel 2004 allo straordinario mondo della vinificazione. La motivazione? “Sono stato sedotto dall’aspetto di festa che ha il vino”. Più che un’azienda vitivinicola bisognerebbe parlare di una casa di campagna, in tipico stile khmer, circondata da 2,5 ettari di vigne: le piante di Cabernet Sauvignon e Syrah, le uniche due coltivate e le cui barbatelle provengono da Thailandia e Francia, sono piantate a 4.500 piante/ha. E’ stato fatto anche un tentativo all’inizio di coltivare lo Chenin Blanc ma non ha avuto successo in quanto non è sopravvissuto al clima. Proprio il clima è il problema della vitivinicoltura a queste latitudini in quanto esistono solo due stagioni, entrambe molto calde ma una secca da novembre a maggio e una molto umida da giugno a ottobre: Chan Thai Chhoeung provvede, durante la stagione secca, a un’irrigazione goccia a goccia mentre l’elevata umidità della stagione delle piogge vede la proliferazione di mosche e altri parassiti con problemi sanitari per i grappoli. Tuttavia, tale clima permette una crescita rapida e permette due raccolte all’anno, una a gennaio-febbraio (la migliore in termini qualitativi in quanto c’è un minimo di escursione climatica giorno/notte) e una seconda a luglio.

 

La raccolta è interamente manuale e, dopo la pigiatura, la fermentazione del mosto avviene a temperatura controllata con un metodo molto artigianale: dal momento che in questa zona la corrente elettrica è un lusso che nessuno si può permettere per questioni logistiche, le vasche di fermentazione sono poste in buche riempite di sabbia umida che permette di mantenere la temperatura al di sotto dei 30°C. Cabernet sauvignon e Syrah sono fermentati separatamente per 25 giorni e i vini sono successivamente assemblati e lasciati maturare da 4 a 6 mesi in vasche di acciaio inox. Il vino si presenta rosso rubino con riflessi porpora. Al naso è fine e si può riconoscere la tipicità del Cabernet sauvignon e del Syrah con note erbacee e speziate. Al gusto è equilibrato, almeno compatibilmente con il clima in cui maturano le uve: manca un pò di acidità a fare da spalla ma è abbastanza vicariata dai tannini ancora giovani. L’azienda produce due tipologie di vino, 5.000 bottiglie di rosso e 5.000 di rosé, oltre a succo d’uva e brandy. Gli esami qualitativi e sanitari sono svolti da un laboratorio di analisi industriali con sede a Phnom Penh con cadenza annuale e sono proprio i certificati rilasciati un vanto dell’azienda, come mi mostra la moglie del produttore, segno che la produzione di un vino di qualità a queste latitudini e clima è qualcosa di veramente eroico. Il vino ha trovato un canale privilegiato a livello pubblicitario grazie all’apprezzamento da parte della Famiglia Reale cui è stato fatto assaggiare, tanto che hanno beneficiato di un’esenzione dal pagamento delle tasse provinciali. Ora il vino si vende a Phnom Penh ma, soprattutto, a Siem Reap, la città dei templi di Angkor, meta ogni anno di milioni di turisti che possono così entrare a contatto con questa novità enologica locale. Per il momento la distribuzione avviene nei supermercati in quanto la distribuzione negli innumerevoli ristoranti del Paese non è supportata da un’adeguata produzione in termini di numero di bottiglie. Inoltre, la concorrenza dei vini Australiani e Cileni (qui molto rappresentati) è spietata e può contare su una pubblicità ad ampio spettro, dai cartelloni pubblicitari a quella televisiva. Ma, si sa, i Cambogiani hanno vissuto difficoltà tali per cui nulla li spaventa.

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