La nuova Valgella di Triacca. La Perla

La nuova Valgella di Triacca. La Perla

Degustando
di Alessandro Franceschini
26 settembre 2012

Il nome del figlio Marco ben in evidenza, a sancire il definitivo passaggio di consegne per questa nuova realtà valtellinese al debutto con due nebbioli targati 2009

Marco TriaccaBisogna spingersi in fondo, dopo Sondrio, dopo Chiuro. Ed è lì, quando pensi che le pareti vitate alla tua sinistra stiano per finire che arriva la Valgella, l’ultima e forse, delle cinque, la meno mediatica e nota al grande pubblico insieme alla prima, la Maroggia, che ha il compito, invece, di introdurre lo sguardo ad uno degli spettacoli più suggestivi che un appassionato, ma anche non, possa incontrare nel suo percorso alla scoperta dei luoghi vitati più folli del paese. La Valtellina è senza mezze misure: ha il vitigno più nobile e virtuoso, ha il clima rigido e assolato insieme, ed ha quei muretti a secco, croce e delizia dei produttori, difficili da raccontare e mozzafiato da osservare. “Non credo alle sottodenominazioni” taglia corto Domenico Triacca quando gli si chiede perché la zona che dona il nome ai suoi vigneti intorno a Teglio non campeggi sulle sue bottiglie. Ma, d’altronde, lo scopo della nostra visita nella sua nuova “casa” è per festeggiare, non per scendere nei dettagli delle sue scelte, né tanto meno per ridestare storie ormai passate, quelle che hanno diviso definitivamente, nel 2009, la sua persona dalla cantina che tuttora porta il suo cognome. Due bottiglie, uno Sforzato e un Valtellina Superiore, annata 2009, le prime ad essere messe in commercio con il non casuale nome di “La Perla”, in ricordo di Elisa, soprannome della moglie di Domenico e madre di Marco, il figlio, che con solide basi universitarie alle spalle conduce questa nuova avventura da protagonista assoluto. Per ora 10mila bottiglie, con le prossime annate si arriverà a poco più del doppio: tre gli ettari vitati a Teglio, vinificazione a Tirano e appassimento delle uve in un vecchio fruttaio recuperato e ristrutturato sempre qui nella Valgella.

La Perla VignetiInnovazione e sperimentazione

Il passato resiste e si trasfigura in nuovi esperimenti anche in questa nuova azienda. Domenico Triacca è considerato unanimemente come uno dei grandi innovatori della viticoltura in Valtellina: dalla rivoluzione della sistemazione dei vigneti, non più a ritocchino ma a giropoggio alla particolare forma di allevamento della vite, il “Metodo Triacca”, che qui a La Perla ha trovato nuova linfa e che consiste nell’esporre al sole la massima superficie fogliare attraverso un doppio guyot dove grappoli e foglie vengono “condotti” da un parte verso l’altro e dall’altra verso il basso. E ancora l’introduzione di un palo sagomato, ideato attraverso la collaborazione con Franco Bortolussi, completamente in acciaio e dalla forma che ricorda la chiave di violino degli spartiti musicali, ideale per consentire alle foglie di proteggere meglio i grappoli e di non farli toccare per terra.

“Domenico è stato un pioniere della viticoltura di montagna e in particolare per la Valtellina”: inizia così l’intervento di François Murisier, Vice Presidente O.I.V. (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) e Presidente del Comitato Tecnico Scientifico del C.E.R.V.I.M. (Centro Ricerca e Studi per la Valorizzazione della Viticoltura Montana). Ospite dell’inaugurazione della nuova cantina, ha tracciato con partecipazione e precisione, attraverso ricordi e punti salienti, il passato percorso di Domenico Triacca e, soprattutto, il profilo del figlio Marco, suo allievo presso l’Istituto Agroscope Changins in Svizzera.

Tra i tanti invitati, in mezzo ad amici, clienti, colleghi produttori e stampa, Giuseppe Meregalli, suo storico partner nella distribuzione dei vini, che ha creduto senza indugio al nuovo progetto e Carlo Speri, collega di “listino” e di filosofia, esponente di spicco di un territorio, la Valpolicella, che vede nell’appassimento delle uve per ottenere un vino secco – l’Amarone - un ideale prolungamento anche in terra valtellinese e nel suo noto Sforzato.

La Perla viniI vini

Il regalo, ai fortunati presenti, è stato un Valgella del nonno di Domenico Triacca targato 1950: al di là della prosopopea che spesso ammanta la degustazione di vini con molte decadi sulle spalle, in questo caso la sconvolgente tenuta di questo nebbiolo di 62 anni è stata limpida e autoritaria. Espressività, complessità, integrità in un vino che non si aggrappa solo all’acidità, come spesso capita in questi casi, ma svetta vibrante, con una struttura e una trama tannica che ha ancora molte cose da dire.

“La Mossa” e “I Quattro Soli” i nomi scelti per i primi due vini dell’azienda: Valtellina Superiore 2009 da una parte e Sforzato, sempre 2009, dall’altra. Pulizia stilistica, precisione, un incedere olfattivo deciso, stratificato, le caratteristiche che mostrano entrambi. 8000 bottiglie per il primo campione, che affina per 20 mesi in botti da 10 e 20 ettolitri e 2000 per il secondo, che riposa per egual tempo sempre in botti di medio grande capacità. Balsamicità, una ponderata gestione del rovere, una rotondità della componente tannica, mai caricaturale, ma certamente cercata, la cifra stilistica del primo nebbiolo. Una bella gestione dell’appassimento, con note di prugna e ciliegia in confettura ben presenti, ma mai debordanti, insieme a sfumature selvatiche e mediterranee, rendono, invece, lo Sforzato un vino, nella sua opulenza, di bella intelligenza, anche in bocca, dove carattere e freschezza non mancano, nonostante la tipologia presti il fianco, spesso, a mollezze ridondanti.

Un inizio di classe, sicuro e con prospettive decisamente interessanti, per una produzione che ha l’ambizione, dichiarata o meno, di voler diventare uno dei punti di riferimento della Valle.

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

I commenti dei lettori