La vera Valle d'Aosta

La vera Valle d'Aosta

Degustando
di Susi Bonomi
24 ottobre 2013

È la regione più piccola d'Italia, la meno popolata e la più arida d'Europa, con un territorio per il 99% montuoso. In Valle d'Aosta si va ad arrampicare, sciare, passeggiare, a trascorrere le vacanze natalizie o quelle estive. Ma che c'entra con il vino? Sembrerà strano, ma qui la viticoltura è presente da almeno duemila anni, probabilmente già praticata dai Salassi, popolo di origine celtica che abitava la valle centrale.

Serata Ais Milano Valle d'AostaIn Valle d'Aosta si va ad arrampicare, sciare, passeggiare, a trascorrere le vacanze natalizie o quelle estive. Ma che c'entra con il vino? Sembrerà strano, ma qui la viticoltura è presente da almeno duemila anni, probabilmente già praticata dai Salassi, popolo di origine celtica che abitava la valle centrale.

Con l'arrivo dei Romani, la vite si diffuse ovunque, raggiungendo anche i luoghi più estremi. Carestie e ripetute invasioni portarono a trascurare la viticoltura fino al medioevo, quando iniziò il recupero e la diffusione dei vitigni autoctoni, sopravvissuti fino ai giorni nostri. Con Davide Sacchi, sommelier e degustatore ufficiale, lombardo residente in Liguria, con cuore che batte valdostano, cercheremo di capire qualcosa di più sui vini di questa splendida regione.

I vigneti valdostani seguono il percorso naturale della Dora Baltea, che scorre lungo la valle centrale, dove il terreno è calcareo-sabbioso, le escursioni termiche sono importanti e la ventilazione è sostenuta: queste sono le condizioni ideali per lo sviluppo della vite, al riparo dalle più insidiose avversità parassitarie. Qui convivono i 13 vitigni autoctoni censiti insieme agli internazionali, che ben si sono adattati al territorio. I vigneti situati sull'adret, la sinistra orografica della Dora, sono soleggiati e offrono le migliori condizioni per la maturazione delle uve. Ci sono diversi distretti vitivinicoli, ma è sul versante orografico destro - l'envers -, con pendii esposti a nord-nord ovest, che si trova Aymaville, il comune più vitato della regione, dove aziende importanti fanno grandi vini.

La massima espansione del vigneto valdostano si ha all'inizio dell'800 con 3000 ha vitati, ma l'arrivo delle malattie d'oltreoceano e i ripetuti abbandoni ne hanno preservato appena 600, metà dei quali in difficoltà strutturali. La grande svolta si ha nel 1951 con la fondazione dell’Institut Agricole Régional che pone le basi della vitivinicoltura moderna recuperando i vitigni autoctoni per rilanciare la qualità. Nel 1971 arriva la prima DOC di zona, vino di Donnas, e nel 1985 la prima DOC regionale italiana. Nascono in questi anni le 6 cooperative presenti sul territorio che, coadiuvate da enologi preparati, fanno sistema.

Per conoscere meglio il territorio e le persone che con passione portano avanti la filosofia produttiva della regione, scopriamo i vini che Davide ci ha portato.

Valle d’Aosta DOC Blanc de Morgex et de la Salle 2012 - Ermes Pavese

Unico vitigno bianco autoctono, il priè blanc, con cui si produce questo vino ancestrale, è piede franco. A Morgex si trovano i vigneti più alti d’Europa, da 800 a 1300 m, con allevamento a pergola bassa e con pali formati da monoliti di ardesia per trattenere il calore di giorno e cederlo la notte. 
Scarico nella vena cromatica, si presenta al naso pulito: fiori bianchi, agrumi e un sottofondo minerale di roccia da cui emerge una nota di talco. Al palato la vena minerale si traduce in sapidità; buona acidità e un’avvolgenza complessiva che lo rende adatto ad essere abbinato a un formaggio fresco d’alpeggio.

Ais Milano Valle d'Aosta - i vini in degustazioneValle d’Aosta DOC Petite Arvine 2012 – Ottin

Di origine vallese, il petite arvine, sta riscuotendo negli ultimi anni ottimi riconoscimenti. Vino di grande impatto olfattivo con note vegetali e allo stesso tempo dolci. L’ingresso in bocca è importante e il finale lungo: una nota dolce esce all’improvviso e smorza l’asperità dell’acidità e della sapidità. Da assaggiare con qualche anno d’invecchiamento sulle spalle.

Valle d’Aosta DOC Cornalin Vigna Rovettaz 2011 - Grosjean

Vitigno prettamente autoctono, vinificato già nel Rinascimento, stava ormai scomparendo fino a quando l’Institute Régional Agricole lo ha recuperato e reimpiantato. Presente soprattutto sul versante envers, entra storicamente nell’uvaggio del Torrette, ma recentemente si è tornati a vinificarlo in purezza. Il cornalin di Grojean, ottenuto da un cru che gode di un microclima favorevole, mette in evidenza il suo corredo di profumi: geranio, ribes, pepe. Vino di buona bevibilità ancora un po’ giovane, da smorzare nelle sue durezze.

Valle d’Aosta DOC Torrette Superieur 2011 – Anselmet

Il petit rouge, vitigno valdostano per eccellenza, entra in molti uvaggi importanti: Torrette, Nus, Enfer d’Arvier e Chambave. Vinificato in purezza risulta un po’ deficitario nel corredo dei profumi e nella piacevolezza olfattiva. Anselmet propone un Torrette con l’80% di petit rouge accompagnato da fumin, cornalin e mayolet. Affinato in barrique, al naso emergono note di tabacco e cacao con una leggera sfumatura vegetale e una dolcezza nel sottofondo. Decisamente fresco e sapido in bocca è piacevole nel suo uso oculato del legno.

Valle d’Aosta DOC Vuillermin 2011 – Feudo di San Maurizio

Anche in questo caso l’Institute Régionale Agricole ha salvato questo vitigno dall’oblio. Difficile da addomesticare, vinificato in purezza richiede l’uso di legno anche durante la fermentazione. Cupo nell’espressione cromatica, al naso un effluvio di incenso accompagna la leggera speziatura pepata. In bocca è secco, con una chiusura austera e ancora un po’ scomposto. Chiude con un finale amarognolo di rabarbaro e erbe officinali.

Valle d’Aosta DOC Fumin – 2011 – Ottin

Forse imparentato con il precedente, abbandonato da secoli, sta ricomparendo vinificato anche in purezza. Austero e cupo, il fumin di Ottin fa un leggero appassimento in cantina prima della pigiatura per ottenere maggiore estratto. Al naso il corredo vegetale emerge su tutto, accompagnato da una speziatura delicata. Vino giovane, pulito, dalla piacevole beva soprattutto in abbinamento con una fumante zuppa valdostana a base di verza e fontina.

Ringraziamo Davide per averci permesso di assaggiare questi vini di nicchia e concludiamo con il manifesto del CERVIM, centro di ricerche che promuove e salvaguardia la viticoltura eroica di tutto il mondo: “La viticoltura di montagna è una straordinaria espressione dell’audacia e del coraggio dell’uomo nel chiedere alla natura stessa la disponibilità a dargli sostegno”.

 

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