Moët & Chandon, la trilogia "A Tale of Sublimation"

Degustando
di Sara Missaglia
18 dicembre 2024
Grand Vintage 2016, 2009 e 2000. La storica Maison presenta la sua nuova sfida: trasformare tre annate complesse e “capricciose” in qualcosa di unico e armonico.
Lo champagne: uno dei vini più tecnici al mondo, eppure così legato all’andamento della natura. Ogni singola annata è un’istantanea delle molteplici condizioni che arrivano a rendere unico un particolare millesimo. Moët & Chandon ha voluto valorizzare con la selezione Grand Vintage le annate 2016, 2009 e 2000, rappresentandole nei loro caratteri più distintivi: serenità, raffinatezza e opulenza. Il mondo è fatto di porte da spalancare, di opportunità da cogliere, di difficoltà da trasformare in opportunità: a Tale of Sublimation è la metafora della vita stessa, dove ogni parte va vista nel suo insieme e il bilancio si fa solo alla fine. Nel mentre si dà il meglio di sé. Non si tratta di miracoli, ma di straordinaria professionalità e responsabilità: affrontare le sfide e trasformare il negativo in eccellenza e rarità, utilizzando il tempo come alleato. Complesso, arduo, ma non impossibile. Perseveranza, parola cara ai grandi maestri del nostro tempo: vincere, con premesse complicate, è ancora più sparkling.
Al Park Hyatt di Milano, in prossimità delle festività natalizie, Moët & Chandon, Maison fondata nel 1743 e che dispone del più grande patrimonio di vigneti della Champagne, si è presentata con un brindisi del tutto speciale. Dopo il lancio di Collection Impérial avvenuto nel 2023 come espressione dell’Haute Oenologie (qui il nostro racconto per Vitae online), Benoît Gouez, Chef de Caves di Moët & Chandon, ha raccontato la sublimazione di questa selezione: «ogni Grand Vintage rappresenta la mia personale interpretazione di una specifica annata e, come tale, è unico. Questa trilogia è composta da un Grand Vintage e due Grand Vintage Collection, tutti diversi tra loro ma accomunati dalla produzione, che rilegge la tradizionale incertezza climatica della regione. Una sfida che ci spinge a migliorare sempre, per affinare l’arte della trasformazione».
Si tratta di tre nuovi millesimati, selezionati dallo Chef de Caves che hanno in comune un percorso complesso: la sfida del cambiamento climatico, l’incertezza della regione su tre annate specifiche e la determinazione nella ricerca dell’armonia. La sublimazione, nel suo concetto etimologico, fa riferimento a un cambiamento di stato, a una trasformazione della forma e a un’esperienza estetica e di elevazione: secondo la concezione della Maison si realizza nel momento in cui l’arte della trasformazione vede come protagonisti da un lato la natura e ciò che ogni annata è in grado di esprimere, e dall’altro la mano dell’uomo, attraverso interventi nel processo di vinificazione. Da questa sublimazione, che è connubio di rispetto spirituale e pratico, sono nati millesimati eccezionali, anche nelle condizioni più estreme.
Le vendemmie 2016, 2009 e 2000
Le tre vendemmie testimoniano in un certo senso la lotta dell’uomo nel tentativo di modificare, di aggiustare e di rendere omaggio anche ad annate che non si presentano sotto le migliori condizioni. Con l’ausilio dell’esperienza e della tecnica, è possibile dare forma a interpretazioni ben calibrate, trasformando ciò che sembrava discutibile o inizialmente sottovalutato in qualcosa di straordinario. Elemento chiave è il processo di maturazione: i Grand Vintage presentano una sosta sur lie di circa sette anni, con chiusura a corona. I Grand Vintage Collection presentano invece una sosta sui lieviti per un minimo di 14 anni, con tappo in sughero e sono la seconda sboccatura di un Grand Vintage.
La degustazione
Renaud Butel, Global Director di Moët & Chandon, ha presentato il Grand Vintage 2016, il Grand Vintage Rosé 2016, il Grand Vintage Collection 2009 e il Grand Vintage Collection 2000, in un percorso di abbinamento gastronomico firmato da Guido Paternollo, executive chef di Pellico3 del Park Hyatt Milano: tartelletta con branzino marinato, mousse di avocado, lime e aneto, un Air Truffle (sfera fritta ripiena di besciamella al tartufo), e una tartelletta con cavolfiore, adagiato su una crema di limone e caviale Oscetra. E ancora Ostriche Gillardeau, mela verde, melone invernale, basilico e lime, Gamberi viola di Sanremo, finocchio e arancia, Ravioli di funghi, brodo di pollo e astice, e un finale con l’Entrecôte di vitello al BBQ, topinambur e sesamo tostato. Ogni millesimato viene abbinato e presentato con sapienza, con una presentazione dell’annata e di ogni champagne, a cui è stato attribuito un affettuoso nickname, quasi a rendere più intimo l’approccio con questi grandi millesimati.
Grand Vintage 2016: la serenità dopo la tempesta
L'annata 2016 è stata caratterizzata da condizioni climatiche estreme, che hanno sfiancato i viticoltori per le continue sorprese, contrasti e sfide. L'inverno è stato umido ma non sufficientemente freddo e la primavera è stata particolarmente piovosa, battendo un record di 20 anni. Non sono mancate le gelate, che sono arrivate sorprendendo gli stessi viticoltori. L'estate ha portato problemi nella direzione opposta, con un'eccessiva siccità, fornendo meno del 40% dell’apporto idrico abituale. Il momento della vendemmia, il 17 settembre, è iniziato con il meunier: la resa finale e complessiva è stata contenuta ma estremamente qualitativa, con un frutto che è stato definito teso e deciso. L'assemblaggio è dato da chardonnay (48%), ultimo vitigno ad essere vendemmiato, dal pinot nero (34%) supportato dalla presenza del meunier (18%). È un extra brut con un dosaggio di 6 g/litro di zucchero. Il racconto della trasformazione inizia, inaspettatamente, da una risoluzione: dopo sette anni di maturazione, e presentatosi dopo la prima sboccatura, il vino è emerso sereno e radioso, con sensazioni gustative tra aromi bruni e secchi di pane tostato, cereali e nocciola, e sensazioni più morbide, come pan di zenzero, marzapane e zucchero d'orzo. Le persistenti note di fondo sono fruttate e floreali, in una miscela di prugne Mirabelle, mela cotogna, fiori d'arancio e anice. Vivacità rinfrescante e effervescenza cremosa, con una bella tensione sapida sul finale legata anche a evidenze agrumate. L'espressione complessiva di armonia si riflette nel suo cangiante giallo oro, con lampi vibranti che tendono al verde.
Grand Vintage Rosé 2016 è uno champagne armonioso, teso, elegante e preciso. Al naso rivela lamponi maturi, mirtilli e fragole, arricchite da aromi fini di rosa, ibisco e violetta. A seguire sfumature di cioccolato al latte. Il palato è piacevole e morbido, con una struttura inizialmente leggera e un finale lievemente astringente, in una tonalità rosa media con brillanti riflessi che virano al viola. L’assemblaggio è composto da pinot nero (43%, di cui 13% vino rosso), chardonnay (42%) e meunier (15%), con un dosaggio di 5 g/litro di zucchero.
Grand Vintage Collection 2009, il carisma della maturità
Nel 2009 il clima della regione è caratterizzato da forti contrasti: l'inverno più freddo degli ultimi 15 anni è stato seguito da una primavera calda e da un'estate con temperature medie elevate. Dopo quattordici anni di riposo nelle cantine, Grand Vintage Collection 2009 emerge deciso e avvolgente. L'assemblaggio presenta pinot nero (50%), chardonnay (36%) e meunier (14%). Con un dosaggio di 5 g/litro, si afferma immediatamente un bouquet vibrante, che poi rivela un carattere più deciso nel carisma della maturità. I primi, fugaci aromi sono ricchi e morbidi, come i cereali appena raccolti, la brioche tostata o il tabacco biondo. Le note lunghe sono altrettanto ricche: evocano l'ananas caramellato, la crostata di albicocche, il miele di castagno e il frangipane, con sottili note di garrigue, resina e noce moscata. Altre sensazioni sontuose ricordano il panettone. Il palato è invitante, con una continua sensazione di ricchezza. La lunga maturazione di 14 anni ha lasciato la sua firma e allungato il finale, acidulo e pepato. Le bollicine sono particolarmente fini e persistenti, a completamento di una veste preziosa e luminosa.
Grand Vintage Collection 2000, il paradosso dell’opulenza
Grand Vintage Collection 2000 è il sessantasettesimo Millesimato dichiarato da Moët & Chandon, a partire dal 1842. È un vino accattivante e infuso del paradosso dell'opulenza: audacemente radioso ma leggero, complesso ma pieno di fascino gioioso, strutturato e vibrante, privo di limiti e contenimenti. La prima vendemmia del nuovo Millennio è stata particolarmente impegnativa in Champagne, con un'alternanza di periodi di freddo e pioggia, seguiti da caldo e tempeste: il clima ha subito forti oscillazioni fino agli ultimi giorni di agosto. Lo champagne si apre con potenza, deciso e piacevole. Iniziali aromi di mandorla tostata, nocciola e spezie dolci sono seguiti da note più fresche: pompelmo, anice stellato e agrumi canditi rivelano ulteriori sfumature di miele, torrone e pepe bianco. La frutta si afferma e si irradia, elevandosi con un bouquet intenso e morbido di sapori estivi come pesca, albicocca e fico, con sfumature di gelsomino e biancospino. Il sorso è ricco e cremoso, e torna energico su un finale vibrante e croccante, di persistente freschezza, all'interno di un'accattivante veste dorata e iridescente. Le uve chardonnay, vendemmiate eccezionalmente tardi, si sono distinte per la loro struttura piena e complessa e sono parte dell'assemblaggio (50%), sostenute dall'intensità del pinot nero (34%) e seguite dal meunier (16%). Con un dosaggio di 7 g/litro, sboccato nel 2015 e lasciato affinare ulteriormente per nove anni con tappo di sughero, Grand Vintage Collection 2000 è diretto ma mai invadente. Stupisce per la sua maturità, vitalità e presenza, come se le forze della natura fossero davvero rese sublimi, domate ma sempre presenti.
Si chiude in questo modo un percorso degustativo di grande profondità e ampiezza, che testimonia ciò che è avvenuto ed è dotato di preveggenza su ciò che accadrà ai millesimati più recenti: la lezione di ciò che è stato annuncia con forza la bellezza che ci attende negli anni a venire.