Muratori e la ricerca della via "ferma” in Franciacorta

Muratori e la ricerca della via

Degustando
di Alessandro Franceschini
19 novembre 2024

Due vini fermi, uno chardonnay e un pinot nero, ma da cloni per basi da Metodo Classico. La nuova sfida e sperimentazione della cantina di Adro, con la firma di Riccardo Cotarella.

Può sembrare un ossimoro unire le parole “tranquillo” e “fermo” alla Franciacorta, ma lo spirito avanguardista e di sperimentazione che anima evidentemente questo territorio, non conosce limiti. Si chiama “Nuove Forme di Continuità” la nuova linea di vini fermi che l’azienda Muratori di Adro ha deciso di mettere in commercio proprio in questi giorni. Deus ex machina dell’operazione Riccardo Cotarella, wine maker che non ha certo bisogno di presentazioni, e che dal 2020 ha iniziato a collaborare con l’azienda fondata da Bruno Muratori e oggi condotta dalla terza generazione, a partire da Michela, responsabile della comunicazione.  

Sebbene il territorio franciacortino già preveda la possibilità di produrre vini fermi sotto il cappello della DOC Curtefranca e non manchino illustri esempi anche sotto l'IGT Sebino, l’idea che ha animato Cotarella e il suo team è quella di non porre limiti alle forme con le quali il vino di questo territorio può e deve esprimersi, da qui la decisione di non vinificare cloni specifici per vini fermi, ma gli stessi utilizzati in azienda per fare le basi che poi danno origine ai Metodo Classico. «Volevo dare un senso di comprovata realtà a uve già presenti in azienda» ha spiegato l’enologo, che ha presentato questo nuovo progetto insieme al fondatore e al giornalista e critico Gigi Brozzoni.

«Non abbiamo cambiato cloni, ma sistema di allevamento e produzione per pianta per avere una gradazione maggiore: abbiamo però cercato di ottenere vini ancorati al territorio della Franciacorta». Si tratta, come ha sottolineato più volte Cotarella, di una sperimentazione che comunque è ancora in fieri e che quindi potrà prevedere magari in futuro qualche cambiamento, ad esempio sulle percentuali di maturazione in legno o sulle macerazioni, ma senza stravolgere l’impianto generale, ovvero la realizzazione di vini fermi che ambiscono ad avere un grande potenziale di invecchiamento.

Setticlavio e Monterosso

Entrambi in commercio con la denominazione IGT Sebino, i due vini, uno chardonnay in purezza di nome Setticlavio – dal nome delle sette chiavi che identificano le posizioni di tutte le note musicali – e un pinot nero, sempre al 100%, denominato Mantorosso, per via del manto rosso argilloso del terreno dal quale proviene, si collocano su una fascia decisamente premium, per prezzo e quantità. Riservati esclusivamente al canale Horeca, il primo costerà al pubblico intorno ai 45 euro e il secondo 70 euro. Pochissime le bottiglie: 2.065 il Setticlavio, 2927 il Mantorosso. «Si tratta a malapena dell’1% della produzione aziendale» ha commentato Bruno Muratori durante la presentazione. «Non è una questione di business, ma la volontà di trasmettere l’idea di una famiglia che punta sulla sperimentazione e anche sulla valorizzazione del suo territorio».

La degustazione

Sebino Chardonnay IGT Setticlavio 2023

Ottenuto da una vigna dell’età media di 24 anni del territorio di Adro che appartiene all’unità vocazionale 4, quella caratterizzata dalla presenza di terreni morenici profondi, questo chardonnay è stato vendemmiato nella prima decade di settembre. Il mosto fiore è stato fermentato in acciaio e poi  trasferito in barrique per 9 mesi. Giallo oro molto carico, si contraddistingue appena versato per un impatto ricco, avvolgente, quasi “dolce”, con note fruttate mature, anche tropicali, e cenni di burro, vaniglia e spezie. L’ossigenazione gli dona maggior apertura e stratificazione, lasciando spazio a profumi più sottili di camomilla e agrumi. Al palato mostra forse il tratto più caratteriale, quasi in netto contrasto in questo momento con le sensazioni olfattive, con una sapidità decisa, vera protagonista di un sorso che non manca di freschezza e allungo su note che ricordano l’arancia. 

Sebino Pinot Nero IGT Mantorosso 2022

Anche in questo caso la vigna utilizzata ha sempre un’età media di circa 24 anni, ma in questo caso appartiene all’unità vocazionale 5, quella caratterizzata da colluvi gradonati. Il pinot nero, vendemmiato sempre nella prima decade di settembre, ha subito una macerazione breve in acciaio e ha poi completato la fermentazione alcolica e malolattica in barrique per un anno.
Le note di piccoli frutti, a partire dal ribes, dominano il quadro olfattivo e si fondono insieme a quelle speziate, alla liquirizia e a piacevoli note balsamiche, di menta. Al palato il vino ha un ingresso delicato, la trama tannica è sottilissima, mentre anche in questo caso è la parte più sapida a dominare rispetto a quella fresca, comunque ben presente.