Nerello mascalese. Vitigno principe della viticultura etnea

Nerello mascalese. Vitigno principe della viticultura etnea

Degustando
di Marco Morlotti
15 giugno 2009

A Crema una degustazione inconsueta e di grande interesse con una guida d’eccezione: Daniel Thomases

Tratto da L'Arcante 9

Era il 3 maggio 2005. Allora come ora eravamo all’Hotel Ponte di Rialto di Crema e incontravamo Andrea Franchetti con i vini della Tenuta di Trinoro. Qualcuno sicuramente ricorderà che tra i vini che ci furono proposti nel corso di quella memorabile serata c’era anche il Passopisciaro, declinato nelle annate 2002 e 2003. Fu in quella occasione che per la prima volta ci inerpicammo sulle pendici dell’Etna per scoprirne i vini e per scoprire il nerello mascalese, vitigno principe della viticultura etnea e siciliana. Oggi ci torniamo con una guida d’eccezione: Daniel Thomases. È tornato a trovarci come ogni anno per raccontarci quanto di nuovo, di bello e di buono c’è in quella che è, come lui stesso sottolinea introducendo la serata, una delle zone vitivinicole più antiche d’Italia. Presente anche Paolo Caciorgna, tosco d’origine, enologo, nonché produttore di uno dei vini protagonisti della serata. Fino a pochi anni fa, nonostante la millenaria presenza della viticultura, questo territorio e il nerello mascalese erano per i più degli emeriti sconosciuti. Per questo ci troviamo ora a parlare di questi vini e di queste zone come se fossero una nuova e recente realtà. Infatti, passato fortunatamente il periodo dei vini sfusi e dozzinali e arrivando ai giorni nostri, si è vista una sempre più crescente attenzione alla qualità.
Di fatto è dall’inizio del nuovo millennio, e più precisamente dal 2004, si cominciano a vedere i primi interessanti risultati. In questa zona tra i vari vitigni coltivati, troviamo il nerello cappuccio, il nerello mantellato e il nero d’avola. Qualcuno ha provato anche con i vitigni internazionali, ma è il nerello mascalese il vitigno principe. Questa uva matura abbastanza tardi; la vendemmia avviene infatti più o meno verso la metà di ottobre. Coltivata in quasi tutta la zona etnea anche se quella che esprime il miglior livello qualitativo è quella esposta a nord. Da lì arrivano tutti i vini della serata ad eccezione di uno, che proviene dalla provincia di Messina ed è una D. O. C. Faro. Salendo sulle pendici dell’Etna, o più semplicemente ‘a muntagna, come la chiamano i siciliani, troviamo i vigneti. Si va da seicento a circa mille metri di altitudine sul livello del mare. Anche nella zona a sud si può trovare qualche realtà interessante, ma rispetto al versante nord è necessario salire un poco più in quota, in qualche caso anche oltre i mille metri. A rendere davvero grandi questi vini, concorrono alcuni fattori: i terreni di origine vulcanica, a volte ciottolosi e ghiaiosi, a volte sabbiosi o meglio cinerei , le grandi escursioni termiche, che arrivano anche a 25/30 gradi tra il giorno ed infine l’età delle viti. Qui troviamo alcuni dei vigneti tra i più vecchi coltivati in Italia, addirittura più che centenari e ancora a piede franco, ovvero pre-fillossera.
Anche se non mancano impianti a cordone speronato o a spalliera la forma di allevamento più usata, che è anche quella più tradizionale, è l’alberello. Questo tipo di allevamento che richiede interventi quasi esclusivamente manuali, le proprietà fortemente parcellizzate, la zona siccitosa e i terreni impervi non facilitano certamente le cose. Nonostante ciò, la caparbietà dei produttori sta finalmente dando i sui frutti. Le zone sono suddivise in contrade e i vigneti e i vini talvolta ne prendono il nome. Il cuore è situato intorno ai comuni di Castiglione di Sicilia e Randazzo. Qui sentiamo i nomi di Rovitello, Solicchiata, Calderara, Passopisciaro e Linguaglossa. Ed è qui che Paolo Caciorgna consigliato e incoraggiato dall’amico Marco De Grazia ha iniziato la sua avventura siciliana.
Ha acquistato quattro piccoli vigneti per complessivi due ettari. Il primo nella zona del passo Cannone, in Contrada Marchesa a circa 750 metri s.l.m., un terreno prevalentemente sabbioso che vede la presenza di molti ceppi ancora a piede franco. Il secondo si trova tra Randazzo e Passopisciaro ad un’altitudine di quasi 900 metri.
Il terzo è nella zona di Santo Spirito o Guardiola con viti di circa settant’anni. Qui i terreni sono ricchi di scheletro e trattengono molto bene l’umidità: basta scavare solo 15 o 20 centimetri per rendersene conto. L’ultimo appezzamento è in zona Solicchiata. Il nome sembrerebbe provenire dal fatto che anche nelle giornate meno belle un’occhiata di sole non manca mai. Anche qui le viti hanno un’età di circa settant’anni e si trovano intorno a seicentocinquanta metri di altitudine. Quello che traspare dalle parole di Daniel Thomases è un fiducioso ottimismo per il futuro di questa zona, l’annata 2006 in degustazione ne è la riprova.

LA DEGUSTAZIONE

Cottanera - Castiglione di Sicilia (CT)
Etna Rosso 2006
Alcol 14,00%

Questa azienda è una delle realtà più importanti della zona, fondata anni orsono con l’ausilio dell’Università di Milano. Partita con vitigni internazionali ha ora trovato la sua giusta dimensione con la riscoperta dei vitigni autoctoni, in primis il nerello mascalese. E tale vitigno è il protagonista quasi assoluto di questo vino che dichiara anche una piccola percentuale di nerello cappuccio. Il vigneto di vent’anni, allevato a cordone speronato, ci regala un vino semplice e gradevole di media struttura, abbastanza morbido, con una buona freschezza e un buon fruttato, soprattutto ciliegia. Al palato è abbastanza rotondo con evidenti sensazioni minerali di pietra lavica. Un vino già pronto e quindi da bere abbastanza giovane. La temperatura ideale per il servizio come per tutti i vini della serata, si aggira tra i sedici e i diciotto gradi.

Graci - Passopisciaro - Castiglione di Sicilia (CT)
Etna Rosso Quota 600, 2006
Alcol 14,50%

Il nome dato a questo vino denuncia subito l’altitudine alla quale sono coltivate le vigne. Il vigneto si trova nella zona di Passopisciaro all’interno del comune di Castiglione di Sicilia. La vigna qui comincia ad avere un età più importante e troviamo la presenza di ceppi ad alberello impiantati a piede franco. Questo vino vede il nerello mascalese in purezza. Si presenta con un colore meno carico del precedente e con un naso decisamente elegante. Note fruttate e balsamiche, ma anche speziate, queste ultime regalate dal legno, grandi tini di rovere dove il vino s’affina per quattordici mesi. Un vino ricco, più elegante che potente, con più finezza che forza, con un tannino rotondo e vellutato. Al secondo tentativo questa azienda ha centrato l’obiettivo, infatti il 2006 è la seconda annata di produzione e questo è sicuramente uno dei vini più rappresentativi della sua tipologia.

Palari - S. Stefano Briga (ME)
Faro Palari 2006
Alcol 13,50%

Abbandoniamo per un momento la zona etnea per portarci in provincia di Messina. Anche in questo vino troviamo principalmente nerello mascalese (50%)accompagnato da altri vitigni autoctoni come il nerello cappuccio (30%). I vigneti sono esposti a sud est su terreni che salgono dal mare con pendenze davvero impressionanti, che si aggirano attorno al 70-80%. Una parte del vigneto è recente (circa trent’anni) ed è allevata a spalliera, ma la parte migliore e più interessante vede ancora le vecchie vigne ad alberello. Il vino si presenta al nostro olfatto con note di cuoio. A queste si aggiungono sentori di frutta matura e dolce, prugne soprattutto, e poi spezie dolci (parte dell’affinamento avviene in barriques nuove). Rispetto a quelli sin qui degustati, questo è un vino più opulento. Il colore è deciso e caratterizzato da una importante struttura, e piacevole lunghezza.



Passopisciaro - Castiglione di Sicilia (CT) - Tenuta La Guardiola
Etna Rosso 2006
Alcol 14,50%

Appare sicuramente come il vino più anomalo del lotto. Il nerello mascalese proveniente da vigne di 70/80 anni è stato vendemmiato quasi alla metà di novembre. Oltre un anno di affinamento in botte grande gli regala spiccate note vanigliate e ci consegna un vino di grande complessità, dall’approccio bordolese. Una ben percettibile nota erbacea e vegetale, suggerisce la possibile presenza nell’uvaggio del cesanese del piglio al quale potrebbe aggiungersi anche il petit verdot. Il risultato è vino di taglio internazionale, sicuramente importante.

Russo Girolamo - Castiglione di Sicilia
Etna Rosso San Lorenzo 2006

È un’azienda a carattere familiare, le vigne sono molto vecchie, di settanta, ottant’anni e sono allevate, come da tradizione, ad alberello. La contrada San Lorenzo dalla quale provengono le uve con le quali è fatto questo vino, si trova a poco più di ottocento metri sul livello del mare ed è tra le più calde del comprensorio etneo. Il vino non può essere da meno e infatti ci troviamo nel bicchiere un vino caldo, con delle dolci note speziate. Quanto percepito al naso è prontamente ritrovato al palato. L’impiego del legno appare molto equilibrato. Dopo la fermentazione in acciaio il vino affina in barriques in parte nuove ed in parte di secondo passaggio. Il tannino c’è! Morbido, setoso, vellutato e perché no, sensuale. Un di grande vitalità.

Caciorgna Pietro - Casole d’Elsa( SI)
Etna Rosso N’anticchia 2006
Alcol 14,00%

Il vino olfattivamente lascia percepire significativamente il territorio da cui proviene, troviamo l’Etna con i sui terreni vulcanici, con spiccate note di zolfo e minerali. Forse un po’ meno intenso del precedente, ma molto elegante. In bocca è ampio, morbido e vellutato. I tannini si presentano con un ordito fitto e setoso. Paolo Caciorgna, l’enologo, ci racconta di una costante ricerca che parte dal lavoro nella vigna. Il risultato? Un vino morbido e vellutato, lungo ed elegante.

Tenuta delle Terre Nere - Randazzo (CT)
Etna Rosso Calderara Sottana 2006
Alcol 14,00%

Uno dei titolari di questa azienda di proprietà della famiglia De Grazia è Marco, agente ed esportatore di vino italiano di qualità, nonché amico di vecchia data di Daniel Thomases, fin dai tempi dell’università a Firenze. Anche in questo caso è il nerello mascalese a farla da padrone: 98% nerello mascalese, 2% nerello cappuccio. I terreni da cui provengono queste uve si trovano ad un altitudine di poco superiore ai 600 metri. Terreni tipici, ma senza particolari prerogative. Le piante sono di mezza età, intorno ai cinquant’anni. Ci troviamo davanti un vino di grande equilibrio, tutto polpa e sostanza. Forte e muscolare, con un tannino ben presente, ma non spigoloso. Sia al naso che al palato giungono prepotenti note di frutta matura. Un vino potente che però merita ancora un po’ di riposo. Riproviamolo tra due o tre anni.

Tenuta delle Terre Nere - Randazzo (CT)
Etna Rosso - Prephilloxera - Vigneto di Don Peppino 2006
Alcol 14,00%

Don Peppino è un vignaiuolo, nonché il vecchio proprietario di questi vigneti. Uno che tutti i giorni segue amorevolmente la vigna come assisterebbe un proprio figliolo. Quando la proprietà è passata di mano, è rimasto a libro paga della nuova azienda .Il significato della parola Prephilloxera che compare in etichetta è sicuramente chiaro ai più.
Di fatto i vitigni dai quali è prodotto questo capolavoro enologico sono ultracentenari e ancora a piede franco. A questo punto le aspettative dei presenti sono sicuramente elevate e il vino non le tradisce. Grandissimo per struttura, intensità e concentrazione, ha nel suo dna i profumi della Borgogna e la stoffa dei grandi Barolo. Il tannino comincia ad arrotondarsi; il frutto è dolce ma austero; grande la corrispondenza tra gusto e olfatto, tra naso e bocca. Un vino dall’eleganza superba che porta con sé il sole e la terra di Sicilia. Un vino che tra vent’anni ci saprà stupire ancora.

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