Priorat. Appunti di degustazione

Priorat. Appunti di degustazione

Degustando
di Luigi Bortolotti
13 gennaio 2009

Un lungo ed approfondito articolo di Luigi Bortolotti e Marco Dell’Eugenio, dedicato ad una delle più prestigiose regioni vinicole spagnole: il Priorat. Tratto dall'Arcante n°6...

Il Priorat è una delle più prestigiose regioni vinicole della Spagna. Si trova in Catalogna, ad est di Tarragona, a pochi chilometri dal mare, seppure ben inserita in un contesto montano. Provate ad immaginare un castello di sabbia. Uno di quelli costruiti dai bambini sulla spiaggia. Mura perimetrali ripide e massicce e, all’interno di queste, fantasiose costruzioni tronco-coniche fatte con il secchiello. Non ci viene in mente un’immagine più appropriata per descrivere la prima impressione provata arrivando in prossimità di Falset dalla provinciale 332. Una strada che, partendo dal mare, si inerpica sulle montagne, sfiora burroni e discende verso il Priorat in un susseguirsi di macchia mediterranea, boschi di pini e qualche rara piantagione di mandorle.
Così ci appare il Priorat: completamente circondato da montagne massicce, all’interno delle quali pare che qualcuno si sia divertito a creare degli enormi ripidissimi cumuli di scaglie rocciose. Alla base dei cumuli, tortuosi, scorrono i Riu che portano un po’ d’acqua al
territorio. Il Riu Siurana, innanzitutto, affluente dell’Ebre e che dà il nome alla preziosa denominazione d’origine dell’olio d’oliva qui prodotto. Il Riu Montsant, che scende dall’omonimo massiccio che delimita ad ovest il Priorat. Il Riu Cortiella e, infine, il Riuet d’Escaladaei. Chiederemo più di una volta l’origine di tale stravaganza geologica, ottenendo risposte non troppo chiare. Prendiamo per buona la più comprensibile a noi (il catalano non è difficile da capire, ma l’argomento è impegnativo), così come ce la fornisce
Silvia Puig, titolare di Viñedos de Ithaca. Un dato appurato è che le cordigliere “perimetrali” e la parte centrale appartengono a periodi geologici diversi: il Priorat propriamente detto (ovvero la parte dei “cumuli”) avrebbe origine nel paleozoico, l’era primaria, mentre i massicci circostanti sarebbero molto più recenti e risalirebbero all’era terziaria o cenozoico. Anche la composizione dei terreni è profondamente diversa: acido, con infiltrazioni ferriche il Priorat. Costituito per la maggior parte da una roccia metamorfica chiamata pizarra, in spagnolo, o llicorella, come preferiscono i catalani a causa della sua colorazione scura che ricorda la liquirizia. Le scaglie che ricoprono le colline altro non sono che lo sfaldamento della llicorella dovuta all’azione degli agenti atmosferici.
La llicorella è ricca di quarzite; rompendola con le mani, si notano evidenti striature bruno-rossastre che rivelano la presenza del ferro e “tracce” di terra. Sostanzialmente basici,
invece, i massicci circostanti, dove il suolo è prevalentemente composto da un miscuglio di sabbia granitica e formazioni calcaree. Questa grande differenza di suolo e clima ha portato i legislatori spagnoli ad identificare come Doq Priorat la zona dei “cumuli” e come Do Montsant, tutta la zona circostante, che parte dalle pendici dei massicci e che prende il
nome dal massiccio del Montsant. Quindi, dal punto di vista della denominazione d’origine, il Priorat è la parte centrale del Montsant che la circonda da tutti il lati. Da notare che la denominazione Priorat è classificata come Doq (Vinos de Denominación
de Origen Calificada) che nel caso del Priorat viene indicata con la sigla Doq ossia Qualificada invece di Calificada; insieme alla denominazione Rioja, è l’unica a potersi fregiare di questo titolo. All’inizio tutto ci appare strano: innanzitutto non ci sono che pochi, scarsi vigneti sparsi qua e là sui pendii scoscesi. E, questa, dovrebbe essere
una prestigiosa zona viticola. Poi c’è qualcosa che non quadra nel paesaggio. Guardando la vegetazione che ricopre le colline, si ha una sensazione inspiegabile di “fuori posto”. Ci
vorranno un po’ di giorni per capire di cosa si tratta: in epoca romana, il Priorat era un immenso vigneto. Tutte le colline erano state terrazzate e su tutte le colline si coltivava la vite. Poi arrivarono i musulmani e con loro il declino; la vegetazione spontanea
riprese possesso del territorio, ma, ancora oggi, sono evidenti i segni degli antichi terrazzamenti ed il bosco stesso sembra “costruito” su terrazze (come, di fatto, è). C’è una data fondamentale nella storia vinicola del Priorat: nel 1163 viene fondato il Monastero di Scala Dei (Cartoixa d’Escaladei) dai monaci cartusiani (o certosini). Le terre assegnate al monastero vengono governate con potere assoluto dal Priore. Da qui il nome della intera comarca. Durante tutto il periodo di governo dei monaci la viticultura riprese con tanto vigore che, a partire dal XIV° secolo, si può parlare di monocultura della vite nel Priorat. E monocultura rimase fino al 1879, anno in cui l’enorme vigneto fu attaccato dalla fillossera. Di nuovo la crisi, profondissima, con esodi di massa della popolazione alla ricerca di sorte migliore. Un dato può fornire un’idea della dimensione della crisi: a tutt’oggi, degli undici comuni che formano la comarca del Priorat, alcuni contano soltanto poache centinaia di abitanti. E’ del 1954 il riconoscimento del Do (Denominación de Origen) e del 1974 il raggiungimento della Doq, a seguito della pubblicazione da parte della FAO di un rapporto sulle potenzialità viticole della zona che si
concludeva affermando che il Priorat concentrava in sé tutte le condizioni per produrre vini tra i migliori al mondo. Protagonista della rinascita vinicola della Comarca fu un gruppo di imprenditori che provarono ad elaborare vini nuovi da varietà locali ed internazionali: Alvaro Palacios, Rene Barbier, Josep Luìs Perez e Carles Pastrana. L’opera svolta da questi personaggi segnò una definitiva rottura con il passato, caratterizzato da vini di alta gradazione alcolica e fortemente ossidati, ed aprì la strada alla produzione così come la apprezziamo adesso.

Il Vino ed il Terroir
Diversi sono i fattori ambientali che fortemente caratterizzano le qualità organolettiche dei vini del Priorat. Innazitutto la llicorella. Visitando i vigneti dei Viticultors Mas d’en Gil,
ci spiegano che la roccia sfaldata in superficie garantisce grande areazione al terreno e permeabilità all’acqua. Questo costringe le viti a sviluppare un apparato radicale molto profondo. Le radici si insinuano nella roccia sottostante, che è molto friabile, trovando nelle sue fessure un po’ di terra e qualche goccia di umidità. Lo strato di roccia si sviluppa
per un’altezza di circa 4/5 metri. A Cal Pla paragonano le vigne a dei bonsai naturali: radici lunghissime, ma tronco molto basso, per la mancanza di suolo fertile. Diverse sono le implicazioni di un suolo così particolare. Maite di Mas Doix ci spiega che le piante vecchie
hanno radici così profonde da risentire poco dell’annata; si sono stabilizzate e metabolizzano sempre allo stesso modo. La scarsità di materiale organico e la forte presenza di sostanze minerali caratterizzano verso queste ultime il gusto dei vini.
E poi il clima. Estremamente arido con l’acqua che non ha possibilità di stazionare in superficie, ma raggiunge velocemente gli strati più profondi del sottosuolo. La scarsità di acqua impedisce l’irrigamento costringendo la vite a produrre acini molto piccoli e
fortemente concentrati. La combinazione di suolo povero e clima arido porta le vigne di Mas d’en Gil a produrre mediamente 1,5/2 kg di uva a pianta; quelle più vecchie di
Augusto Cecilio meno di 300 gr. L’alta concentrazione di tannini fa in modo che i vini non siano apprezzabili prima dei 7/8 anni. Il mare, poi, esercita una grande
influenza sul microclima dei vigneti. Quelli ad altitudini inferiori sono protetti dalle brezze marine, mentre quelli più alti ne sono completamente investiti. La conseguenza è il proliferare di una grande quantità di microclimi diversi che influenzano notevolmente
le caratteristiche dei mosti, soprattutto quelli di cariñena varietà estremamente sensibile, da questo punto di vista.
Montse di Celler del Pont ci racconta che, a Villela Baixa, in una conca nella parte ovest del Priorat, vendemmiano tre settimane in anticipo rispetto a Mas Doix che si trova a Pobelada, in cima alle colline nella parte est. La brezza marina, infatti, in un clima così arido, di notte abbassa notevolmente le temperature influenzando sia il metabolismo della vite che la maturazione dell’acino. Ciò costringe i produttori a vinificare separatamente le singole particelle: la dislocazione del vigneto su altitudini diverse costringe alcuni viticultori a protrarre la vendemmia anche per venti giorni. Difficile anche determinare con precisione il momento giusto per la raccolta. Un minimo ritardo può
essere deleterio, portando nei vini un indesiderato gusto di surmaturazione.
Le caratteristiche organolettiche dei vini sono così marcate che, ormai, si parla abitualmente di Alto Priorat e Basso Priorat, pur non essendo presente alcuna distinzione a livello di disciplinare.
Le varietà che meglio si adattano a queste condizioni estreme sono sostanzialmente due: garnacha e cariñena, nei loro mille cloni diversi, tutti, con grande lungimiranza, selezionati da biotipi antichi recuperati in zona. Con una piacevole sorpresa: il cabernet sauvignon che, seppur impiantato di recente, qui dà risultati straordinari.

I Vitigni
La garnacha è un vitigno molto resistente al secco che, se impiantato in terreni fertili, diventa molto produttiva con risultati poco apprezzabili. Nel Priorat non si corre questo rischio. Nei vini dona grassezza e sensazioni di frutta rossa in confettura. Alto il
contenuto di glicerine, ma, a volte, un po’ bassa l’acidità. Dalle botti di Celler del Pont abbiamo assaggiato campioni con note addirittura “mielose”. Da Mas Doix, un campione in botte proveniente da un vigneto di 54 anni si è rivelato un’esplosione di frutta sotto spirito; un nettare grasso e profumatissimo. Occorre molta attenzione nella vinificazione della garnacha in purezza perchè, con un clima così caldo, c’è il rischio di eccedere nelle morbidezze. cariñena e cabernet sauvignon sono ottimi compagni per la Garancha.
La cariñena, in altre regioni della Spagna, è vista con un po’ di disprezzo. Ha un tannino piuttosto rustico ed è caratterizzata da sensazioni speziate e vegetali un po’ dure. Nel
Priorat, però, queste sensazioni risultano notevolmente smorzate e la degustazione ci evidenzia quanto apprezzabili siano i vini in cui la cariñena bilancia la garnacha, portando
un po’ di complessità e freschezza nell’assemblaggio. Il cabernet sauvignon matura molto bene ed è quasi privo di quei sentori vegetali, peperone in primis, che lo caratterizzano da altre parti. Al contrario, i campioni assaggiati si sono rivelati piacevolmente fruttati,
con sensazioni di spezie e tannini dolci. Apprezzabilissimo il cabernet assaggiato a Celler del Pont: frutto rosso concentrato con ribes in evidenza e intriganti note di erbe aromatiche. Tannino fitto, ma estremamente nobile. Il cabernet dona struttura all’assemblaggio. Utilissimo nei vini a forte predominanza di garnacha perchè protegge quest’ultima dal rischio di ossidazione dovuto alla bassa concentrazione di acido malico nei suoi mosti. Altre varietà, come il syrah, vengono utilizzate nel tentativo di generare
complessità nei vini.

Prima di passare alla degustazione, vogliamo ringraziare Toni Bru, presidente dei sommelier della provincia di Tarragona il cui intervento è stato indispensabile nell’aprirci le porte delle cantine visitate e recensite. Toni Bru è un cultore del Priorat. Il suo ristorante, El Celler de l’Aspic a Falset, propone una cucina di territorio interpretata con grande raffinatezza e gusto, in un ambiente moderno ed elegante. La cantina di Toni comprende tutte le etichette del Priorat che vengono vendute ad un prezzo uguale, e spesso inferiore, a quello praticato in cantina.

Viñedos de Ithaca
Odysseus 2003. 87/89 punti. 35% garnacha, 35% cariñena e altre varietà tra le quali cabernet sauvignon e syrah. 15% Alcol
Rosso rubino intenso con eleganti riflessi granati di grande consistenza. Naso intenso giocato sul frutto rosso maturo; macerazione di vignole e, in seguito, note speziate. Evolve su sentori balsamici e di tamarindo. Con il tempo esce un’intrigante nota di rosmarino selvatico e cacao. Morbido in bocca, pieno ed elegante; fresco, deciso e di buona struttura. Tannino maschio, ma non invadente. Ottima corrispondenza gusto-olfattiva. PAI molto lunga con ritorno delle note balsamiche.

Celler Cecilio
L’Espill 2001. 87/88 punti 60% garnacha, 30% cariñena, 10% cabernet sauvignon.
15% Alcol

Rosso rubino tendente al granato. Ottima consistenza. Naso evoluto e molto interessante. Sensazioni di macerazione di prugne e confettura di melecotogne. Evolve
su interessanti note di cuoio, spezie e cardamomo. Bel balsamico. Morbido in bocca, equilibrato con tannino in evidenza. PAI lunga con ritorni balsamici e minerali.

Buil & Ginè
Pleret 2001. 83 punti. Assemblaggio di garnacha, cariñena e cabernet sauvignon con piccole aggiunte di merlot e syrah. 14% alcol
Rosso rubino a trama fitta e consistente. Al naso rivela sentori di frutta a bacca piccola rossa e nera. Leggeri sentori evoluti di ciliegia sotto spirito insieme a spezie dolci, note balsamiche e vanigliate. In bocca è morbido, sorretto da una buona acidità. Note vegetali, quasi erbacee ed un tannino fitto, ma pulito. Particolarmente evidente la tostatura della barrique. Abbastanza lungo il finale giocato su una buona nota minerale, ma un po’ appesantito dall’eccessiva nota di legno.

Gratavinum
GV5 2004. 92/93 punti. 40% cariñena proveniente da vigneti di 70 anni, 30% garnacha, 30% altre varietà 14.5% alcol
Colore rosso rubino molto elegante. Ottima consistenza. Al naso evidenzia grande concentrazione e grande complessità: viola, frutto rosso di vignola, mora di bosco e mirtillo. Interessanti sia la nota speziata che la nota balsamica di macchia mediterranea. Grande mineralità. In bocca dimostra grande personalità ed equilibrio. Colpisce una vigorosa ed elegante mineralità perfettamente coniugata tra tannini nobili, freschezza ed alcol. Ottima corrispondenza gustoolfattiva. Finale lunghissimo con ritorno di note balsamiche.

Mas Doix
Doix Costers de Vinyes Velles 2001. 93/94 punti. 50% garnacha , 47% cariñena, 3%
merlot. 15% alcol

garnacha e cariñena provenienti da vigneti di età compresa tra i 70 ed i 100 anni.
Bellissimo colore rosso rubino vellutato. Grande consistenza. Al naso eleganti note balsamiche e torbate. Sensazioni di iodio. Emergono elegantissime note floreali di viola, ciclamino, peonia e geranio perfettamente fuse con sensazioni di rosa canina. Erbe di montagna accompagnate da gradevoli fragranze di lavanda. Delicatissimo cacao e delicatissimo tabacco. Profumi di grande personalità, complessità ed eleganza. In bocca è morbidezza fatta eleganza, sostenuta dal vigore di tannini gentili, morbidi ed avvolgenti. Ottima corrispondenza gusto-olfattiva. PAI lunghissima.

Celler Cal Pla
Mas d’en Compte 2003. 86/87 punti. 45% garnacha, 45% cariñena , 10% cabernet sauvignon Rosso rubino intenso di buona luminosità e consistenza.
Sentori fruttati intensi al naso con aromi di sottobosco e cannella. Buona complessità olfattiva che si completa con pepe, chiodi di garofano e liquirizia. In bocca equilibrato nelle sue parti con la morbidezza ben contenuta da mineralità e freschezza.
Perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. Sul finale lungo ritorna piacevole la nota minerale.

Viticultor Mas d’en Gil
Clos Fontà 2001. 87/88 punti. 30% garnacha peluda, 25% garnacha Pais, 25% cabernet sauvignon, 20% cariñena 15% Alcol.
Rosso rubino molto concentrato e consistente. Intenso al naso con le note terziarie in
evidenza: cuoio, sottobosco, tabacco e sensazioni di “terra”. Piacevole il frutto con prugna matura in primo piano seguita da ribes nero. In bocca è di grande impatto; morbido, con tannini nobili in evidenza, ben equilibrato dalla freschezza.
Lungo il finale, giocato su una nota calda e balsamica.

Celler del Pont
Lo Givot 2001. 85/86 punti. garnacha e cariñena in parti uguali per un 65% del totale. cabernet sauvignon 25%, syrah 10%
Elegante rosso rubino vellutato con riflessi granati, nonostante la presenza di riflessi giovanili. Di bella consistenza. Al naso colpisce una speziatura dolce accompagnata da sentori di pepe nero. Con l’ossigenazione esce un bel fruttato di vignole su interessante confettura di ribes e mirtillo. In seguito, evolve su note di tabacco. Piacevole in bocca ed equilibrato, con tannini in evidenza. Fresco e abbastanza sapido. Abbastanza lunga la PAI.

El Celler Català
Solanes 2003. 85 punti. garnacha e cariñena in egual parte. 14.5% alcol
Rosso rubino a trama fitta di buona consistenza. Naso interessante, con frutto maturo
evoluto e ricordi di nespole. Piacevole la nota speziata. Evolve su sentori di sottobosco secco unita ad una nota selvatica abbastanza elegante. In bocca è elegante, piacevole, morbido con tannini in bella evidenza. La PAI evolve su note muschiate e di resina.

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