Quintessenz. La linea premium di Cantina Kaltern

Quintessenz. La linea premium di Cantina Kaltern

Degustando
di Florence Reydellet
28 novembre 2024

La cooperativa altoatesina presenta la sua linea di punta con le cinque annate in commercio e tre mini-verticali. Thomas Scarizuola: “Quintessenz racconta al meglio lo spirito di Caldaro».

Se l’Alto Adige vitivinicolo strizza sempre di più l’occhio al mercato globale, è soprattutto merito di cooperative locali che hanno focalizzato i loro sforzi sul perseguimento della qualità e la creazione di un’identità territoriale. Una di esse è certamente la Cantina Kaltern (in italiano, Cantina di Caldaro) dell’omonimo comune in provincia di Bolzano, nata nel 2016 dalla fusione tra Erste+Neue e Kellerei Kaltern e, oggi, la più grande realtà sociale dell’Alto Adige con 590 soci conferitori e 440 ettari di vigneto per circa 4 milioni bottiglie annue. 

Attenzione, tuttavia, ai numeri. Sebbene la cooperativa rappresenti quasi i due terzi dell’intera produzione locale, la superficie vitata media dei consorziati si assesta a meno di un ettaro: è da piccolissimi appezzamenti, dunque, che scaturiscono vini che mirano all’eccellenza.

Thomas ScarizuolaA proposito di eccellenza, porta il nome di “Quintessenz” la collezione di prodotti premium di Kaltern che include cinque etichette di vini monovarietali: Kalterersee (dal vitigno altoatesino storico per eccellenza, schiava/vernatsch), Cabernet sauvignon, Pinot bianco, Sauvignon blanc e Moscato giallo passito. «Un progetto ambizioso nato nel 2018 che guarda a due obiettivi: esprimere l’essenza dei vigneti storici meglio esposti del nostro comprensorio e creare vini di valore assoluto» spiega l’enologo Thomas Scarizuola che ha presentato la linea insieme al direttore vendite Christoph Fischer durante un recente incontro con la stampa. «Quintessenz come quintessenza, per significare l’apice qualitativo vitivinicolo del Lago di Caldaro. È un nome che parla da sé e intende accrescere il valore del nostro territorio». 

Vigneti vocati, dunque, siti tra i 200 e i 700m s.l.m., in un contesto unico per complessità di terreni che si alternano tra morene, porfido e calcare. «Per esaltare le peculiarità di Caldaro, ci atteniamo a rese bassissime, di gran lunga inferiori rispetto a quanto stabilito dai disciplinari», continua l’enologo. Ma non solo. A questo occorre aggiungere una gestione dei suoli, per alcuni appezzamenti, seguendo pratiche biologiche e biodinamiche; e, non ultimo, un lavoro in cantina svolto nel modo meno invasivo possibile (ad es. ridottissimo impiego della solforosa). Conferma dell’approccio virtuoso in vigna e in cantina è stato l’ottenimento nel 2018 della certificazione tedesca Fair’n Green dell’omonima associazione, creata per promuovere pratiche ecologiche e socialmente responsabili nel settore vinicolo. «Parlare di Quintessenz vuol dire parlare di equilibrio tra terra e vite e anche tra uomo e natura, un equilibrio che rispecchia il rispetto per l’ambiente», chiosa Scarizuola.

La degustazione

Il tutto dà origine a vini che l’enologo non esita a definire «fini e slanciati». Tratti distintivi che certo non sono passati inosservati durante la degustazione delle tre mini-verticali di Pinot bianco, Sauvignon blanc e Kalterersee e delle cinque annate in commercio: il Pinot bianco 2022, dalle premesse entusiasmanti, che profuma di agrumi ed erba falciata ed è dotato di un profilo di beva rinfrescante; il Sauvignon blanc 2022, un vino senza nessun ornamento di troppo, alpino, dove la freschezza trova compiuta espressione; il Kalterersee Classico Superiore 2023, giovanile e solare, dalla silhouette gustativa succosa e longilinea; il Cabernet sauvignon Riserva 2021, ricco di spezie e mora di rovo, ma soprattutto provvisto al palato di un tannino setoso, di bella grana, con una chiusura sapida; e, infine, il Moscato giallo passito 2019, dalla personalità fuori dal comune, vispo, con toni persino acidi, come talvolta accade con i passiti di montagna. 

Alto Adige/Südtirol DOC Pinot Bianco Quintessenz 

Da vigneti a St. Nikolaus situati tra i 550 e 650m s.l.m.. Pigiatura lenta delle uve intere, fermentazione spontanea “guidata”, partenza spontanea e conclusione con lievito selezionato del mosto ad alta torbidità in botti grandi di rovere. Maturazione in legno per 10 mesi ed ulteriori 4 mesi in acciaio sulle fecce fini con bâtonnage continuo. 

  • 2016

Giallo oro energico, si distingue all’olfatto per un impatto opulento, persino zuccherino, con sensazioni mielose e cenni di mais tostato, chiodi di garofano e fiori appassiti. L’aria ne accentua la complessità, facendone emergere sfumature più delicate di agrumi e pepe bianco. Un vino che risulta decisamente più slanciato all’assaggio: la grassezza rimane sorretta da una marcata sapidità (quasi salina), protagonista di un palato dinamico e caparbio, arricchito da ritorni agrumati nel finale. 

  • 2019

Tutto contribuisce a creare un bel vino. Paglierino con sfumature dorate nel bicchiere, propone note quasi fumé in apertura che poi evolvono piano piano verso vaniglia, geranio, miele e una rinvigorente nota di cedro. Equilibrio in bocca dove la sapidità concorre al disegno e alla vitalità, mentre la progressione lascia affiorare chiare e nitide sfumature minerali.

  • 2021

La delicatezza si apprezza già dalla veste paglierina. Naso altrettanto delicato di fiori, lime, anice e grano, lodevole per finezza e definizione. Sorprendente l’energia del palato che mai si allarga; e lunga la persistenza su un’innocua vena amarognola. Un vino che ci sentiamo di consigliare, anche caldamente. 

Alto Adige/Südtirol DOC Sauvignon Quintessenz

Vigneto collinare a Pianizza di Sopra, esposto a est e situato a 500 m s.l.m.. Pigiatura lenta delle uve intere, fermentazione spontanea “guidata”, partenza spontanea e conclusione con lievito selezionato del mosto ad alta torbidità in botti grandi di rovere. Maturazione in legno per 10 mesi ed ulteriori 4 mesi in acciaio sulle fecce fini con bâtonnage continuo. 

  • 2016

Colore giallo carico, ancora molto luminoso. Olfatto aperto, comprensibile e in forma, fatto di marcatori aromatici didascalici: netti il peperone verde e la pietra focaia. Delle note agrumate, poi. Palato sciolto, tutt’altro che appiattito, con un’acidità che ritma. Valore aggiunto è dato dalla chiusura, di lungo raggio, con ricordi erbacei. Ancora da seguire.

  • 2019

Profilo odoroso introverso; abbisogna di tempo per rivelare sentori varietali di sambuca, foglia di pomodoro e, a margine, acetosella. L’acidità riveste un ruolo secondario: è saldo per merito della sapidità. Allungo conclusivo puntualmente salino, come da aspettative. 

  • 2021

Procede a passo lento: parte chiuso a riccio. Con una generosa aerazione, diventa prodigo di suggestioni fiorite (pitosforo, biancospino) e minerali. Si apprezza la gestione controllata del timbro fruttato e dei toni vegetali. Bel naso, raffinato, ma è successivamente che si palesa con un sorso di grande progressione e una chiusura dal sapore quasi iodata. Stando alla nostra memoria, un vino preciso, pulito e già compiuto.

Kalterersee Classico Superiore DOC Quintessenz

Da vecchie vigne a St. Josef con esposizione a sud e altitudine tra i 230 e i 500 m s.l.m.. Fermentazione con macerazione sulle bucce di giorni a 25°C, fermentazione malolattica seguita da maturazione sulle fecce fini per 6 mesi in vasche di cemento e grandi botti di legno.

  • 2019

Al visivo rubino luminoso intatto, di scarsa carica cromatica. Naso leggero e talentuoso, infinitamente più giovane di quanto l’annata vada dicendo. Fragolina di bosco, lampone; e un tocco iodato a far da quinta in un quadro di bella finezza. La gustativa ha un filo perso in carisma, ma non per questo è inespressiva merito di un’acidità di frutto ancora viva. Sfuma su piacevoli toni fruttati.

  • 2020

Medesimo il colore. Profilo accurato ed espansivo: il floreale sorge spontaneo, poi radici, lentisco, frutta aspra e rimandi salmastri. Sapore grintoso ed energico: palesa una materia di qualità eccelsa in una progressione senza attriti tannici o spigolosità estrattive. Conclude l’assaggio con echi di rosa. Una schiava fine, di alto profilo, in grado di esprimere ben più di quanto lo stereotipo suggerisce. 

  • 2021

E ancora rubino limpido, chiarissimo. La Schiava più interessante della verticale, nonché la più semplice (inteso nell’accezione più alta del termine). La governano tre buoni descrittori: glicine, lampone e pietra focaia. Al palato è agile e ritmata, ha sviluppo e solido finale: un gusto certo non compatto ma decisamente filiforme e reattivo. Un vino di godibilità immediata, il prototipo della contemporaneità.