Roccia e vento per i vini del Carso

Roccia e vento per i vini del Carso

Degustando
di Anita Croci
07 maggio 2013

In questa regione rocciosa, dominata dai contrasti e sferzata dal più forte dei venti, la viticoltura è una sfida quotidiana alla natura, un conflitto dove fatica e passione si rincorrono cementando nell’uomo un legame orgoglioso e sincero con il territorio.

 

Ais Milano - Vini del Carso - ProduttoriIo non sono un uomo che è convinto di essere una terra, sono un uomo che ha pensato di sopravvivere a una terra”, le emblematiche parole di Edi Kante.

Altopiano che si sviluppa tra il Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia, il Carso è davvero una terra difficile, dura e ostile; la stessa etimologia della parola suggerisce che, più che di terra, qui dobbiamo parlare di roccia. Calcare e gesso, dove l’acqua filtra arricchendosi di anidride carbonica e scava nel sottosuolo grotte, pozzi e gallerie. La terra è poca, arida e rossa, tanto che spesso gli agricoltori sono costretti ad attingerla dalle doline –depressioni ad imbuto dove l’acqua convoglia rendendo fertile il terreno- per rendere coltivabili i propri piccoli appezzamenti.

In un sistema agricolo prettamente famigliare, dove l’obiettivo della sopravvivenza non permetteva logiche lungimiranti, non sorprende che, dal punto di vista enologico, la consuetudine in Carso fosse quella di produrre vini semplici, da consumare e vendere entro l’anno.
Edi Kante fu visto come un folle quando vent’anni fa scelse una strada diversa, quella di concedere al proprio vino una cosa preziosa, tempo, per indagarne le potenzialità. Non fu la sola scelta coraggiosa di questo grande personaggio, il suo progetto era ben più ampio ed in totale controtendenza verso lo stile del momento: tornare alla tradizione con uno spirito innovativo e con l’obiettivo assoluto della qualità. 
Quindi, drastica riduzione delle rese ed estrema cura in tutto il ciclo vegetativo delle piante; in cantina, ritorno all’uso del legno con attenzione maniacale nella scelta di tipologie e permanenze ed imbottigliamento senza filtrazioni; recupero dei vitigni tradizionali elaborati in purezza, ma vinificati in modo tale da poter incontrare anche il gusto extra regionale.

Con il suo stile Edi Kante divenne un modello per la nuova generazione di produttori in Carso, come Benjamin Zidarich e Sandi Skerk, anche loro viticoltori di Prepotto, frazione del comune di Duino Aurisina, colleghi ed amici di Kante. Li accomuna una viticoltura attenta, a tratti estrema, dove l’intervento dell’uomo è il più possibile discreto, in nome di un principio fondamentale: che il vino debba essere la pura e massima espressione della combinazione vitigno-territorio.

Grazie a loro il Friuli Venezia Giulia, dove fino a pochi anni fa la produzione vitivinicola di alto livello si identificavasoltanto nei famosi bianchi del Collio, vanta ora un interesse internazionale in crescita anche verso il Carso, regione peraltro indubitabilmente vocata alla viticoltura di qualità grazie alle sue caratteristiche pedoclimatiche: il terreno fortemente calcareo, il benefico influsso del mare e la bora. Essa, nel periodo di maturazione delle uve, provoca grandi sbalzi termici, importanti per fissare l’acidità e conferire eleganza ai vini; inoltre, dopo i periodi di maltempo, impedisce la formazione delle muffe. Ciò permette di effettuare pochissimi trattamenti sulla pianta e di giungere alla vendemmia con uve naturalmente sane, tali da motivare scelte di vinificazione particolari come quella di non filtrare i vini, che in altre condizioni sarebbero controproducenti.

Protagonisti della degustazione sono i vitigni autoctoni simbolo del Carso: Terrano, Vitovska e Malvasia istriana.
Il Terrano è un’uva a bacca nera che fa parte della famiglia dei Refoschi; dà vini dal colore acceso e intenso, con sentori di frutti di bosco, grande acidità e corpo discreto. La Vitovska è un’uva a bacca bianca, piuttosto neutra, il cui risultato nel vino dipende molto dalla vinificazione; significativo è il terroir: note di calcare e gesso unite ad un lieve salmastro caratterizzano più o meno marcatamente le vitovska carsiche. La Malvasia istriana è il terzo vitigno rappresentativo del territorio, per quanto coltivata in tutto il Friuli Venezia-Gulia. È l’unica malvasia non aromatica.

Ais Milano - Vini del Carso - ViniSkerk Terrano 2010

rubino vivido e intenso, penseremmo ad un millesimo più recente se non conoscessimo la marcata acidità del vitigno, che ne preserva il colore inalterato nel tempo. Al naso emerge attesa la nota di frutti di bosco, in particolare ribes e mirtillo. Al gusto, la grande acidità, supportata anche dalla mineralità del suolo calcareo, rivela tutta la tipicità del vitigno.

Zidarich Terrano 2009

l’uso di lievi indigenti ci richiede un po’ più di tempo per indagare questo vino, che lentamente scioglie i tipici sentori di frutti di bosco insieme ad echi di viola e chiodi di garofano. In bocca il frutto si ripropone, ben modulato su gradevoli toni minerali.

Zidarich Vitovska 2009

di colore giallo dorato lievemente opaco. Al naso, sentori di fiori di campo, frutta bianca e mandarino insieme a note minerali. In bocca è fresco e sapido, elegante e piacevole; è un vino ancora giovane, che raggiungerà l’apice della sua complessità tra qualche anno.

Skerk Malvasia 2010

dorato e lucente, nonostante la lieve velatura; al naso è molto più esuberante della vitovska, con sentori floreali e fruttati che si rincorrono insieme a note dolci di pastafrolla. La sua piacevolezza si conferma in bocca, con un impatto fresco, più facile e immediato del precedente, di bella persistenza e struttura.

Kante Malvasia 2006 Selezione

a differenza degli altri due produttori, Kante sceglie per i suoi bianchi la vinificazione tradizionale (quindi senza macerazione del mosto a contatto con le bucce). Un vino cristallino, di un bel giallo dorato e buona consistenza. Al naso, frutta bianca matura e fiori gialli, accompagnate da una nota discreta di vaniglia e dagli immancabili sentori minerali. In bocca è di buon corpo, fresco e sapido. La complessità e l’equilibrio si proporranno al meglio tra qualche anno.

Kante Vitovska 2004 Selezione

il bel colore dorato denota già l’evoluzione, che non ha intaccato la grande luminosità, indice di grande freschezza. Al naso fiori di campo, miele ed erbe aromatiche, accenni di complessità data dall’evoluzione in barrique, ben calibrata e non predominante. Al gusto è fresco, con una bella persistenza gusto olfattiva che resta integra a lungo

 

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