Sicilia: custodi senza tempo di cultura millenaria

Sicilia: custodi senza tempo di cultura millenaria

Degustando
di Giulia Cacopardo
18 febbraio 2016

Giuseppe Tasca, in un “duetto” vinicolo con Guido Invernizzi durante il 49° Congresso AIS Nazionale, racconta la storia e il futuro della sua azienda.

Il tavolo da degustazione

In degustazione “Rosso del Conte” DOC Contea di Sclafani – riserva di nero d’Avola e perricone - nelle annate 2011, 2007, 2004, 1998 e 1979 e per finire una “Riserva del Conte” 2010.

A immergere i partecipanti in un magico mondo di profumi ci pensa Guido Invernizzi, che dell’annata 2011 dice: «In bocca, questo è un vino che, se ben conservato, al Congresso AIS del 2035, tra venti anni, ci dirà "eccomi qui"». Questo è solo un frammento del Guido’s Wine Show che tutti amiamo, ma la verticale di Rosso del Conte è stata un’imperdibile lezione condotta da Giuseppe Tasca sul vino, sul territorio siciliano e su come fare vino significhi anche comunicare e fare turismo.

La tenuta Regaleali, dove i fratelli Tasca “new generation” producono il vino Rosso del Conte DOC Contea di Sclafani, è un’azienda che oggi conta circa 500 ettari, di cui circa 350 a vigneto. 
Oltre al vigneto, l’azienda vanta 50 ettari a grano, 120 pecore di una particolare razza (la “Comisano testa rossa”) e uliveti; si coltivano anche pomodori. 
E’ dunque un’azienda multi-prodotto. 

«Ci piace dire che siamo autosufficienti – racconta Giuseppe Tasca – e, ai nostri ospiti amiamo fare assaggiare tutta la nostra produzione». 

Situata tra il mare e le Madonie, il clima della tenuta Regaleali, un misto tra un clima continentale e un clima mediterraneo, conferisce “carattere” ai vini che qui si producono. 
Il terreno è particolarmente argilloso, difficilissimo, perché va lavorato quando c’è un giusto grado di umidità. 
Se lo si lavora correttamente, è un terreno che permette alla vite di nutrirsi per tutta l’estate, perché non drena l’acqua e riesce a rimanere fresco, quindi per un clima come quello siciliano è ideale, spiega Tasca. 

Per i vini rossi, che devono riuscire a maturare bene i tannini, è necessario fermare la crescita della vegetazione all’invaiatura, che in Sicilia di solito è prevista dal 15 al 25 luglio. 
È fondamentale che la vite, all’inizio dell’invaiatura, utilizzi le energie solamente per la maturazione del grappolo, questo non avviene nei terreni fertili e pianeggianti, ma principalmente in quelli poco fertili e con una buona pendenza. 

TascaIl vigneto di Rosso del Conte è stato impiantato nel 1959 nell’unica particella di terra più sabbiosa della tenuta, che appunto per le sue caratteristiche di minore fertilità costringe la pianta a far sviluppare i tannini al momento giusto. 
Il Rosso del Conte nacque nel 1970 da un vigneto a nero d’Avola e perricone. 

«Nel 2011 non avevamo il perricone e abbiamo raccolto solo il nero d’Avola, perché il vigneto ad alberello del perricone non era stato in condizione di dare le uve che noi ci auguriamo ogni anno. La filosofia del nonno era quella che il Rosso del Conte dovesse essere il vino migliore che l’azienda potesse produrre e che dovesse piacere alla famiglia». 

Giuseppe Tasca continua poi il suo racconto parlando anche delle altre tenute dell’azienda: «Negli ultimi 10 anni, io e mio fratello siamo riusciti a realizzare dei piccoli sogni: il primo è stato acquistare a Salina, nelle Isole Eolie, 5 ettari di vigneto di malvasia, perché ci mancava fra i nostri prodotti un vino dolce». 

Il Passito di Pantelleria va per la maggiore in Sicilia, ma gioca su toni ossidativi importanti, poiché i Tasca puntavano a note fresche, la malvasia delle Lipari – delicata, fresca ed elegante – era quella che faceva al caso loro. 
Acquistarono dunque 5 ettari di vigneto con 12 piccole case: «Mio fratello ha avuto l’idea, anziché di venderle, di realizzarci un wine-resort, che si chiama Capofaro. Non è prevalentemente una fonte di reddito, ma un punto di comunicazione della nostra visione del vino». 

I fratelli Tasca hanno anche realizzato un vigneto vitato a grillo sull’antica colonia fenicia dell’isola di Mozia: «Credevamo di fare un vino piatto e noioso, come spesso succede per vini fatti in luoghi caldi, invece forse proprio per la vicinanza delle saline, abbiamo realizzato un vino fresco, molto sapido e divertente, di cui siamo molto orgogliosi».

I vini
Nel 2008 la famiglia Tasca ha infine comprato 20 ettari di terreno sull’Etna, di cui circa 9 di bosco e 11 di vigneto (4 di vigneto vecchio che è stato mantenuto, gli altri ripiantati). 
Dell’Etna i fratelli Tasca si erano innamorati già negli anni ’90 ma, avendo fatto l’investimento di Capofaro, dovettero aspettare il 2008 prima di acquistare in zona. 
Adesso stanno progettando una cantina. 
La tenuta Tascante (la parola “Tascante” deriva da Tasca ed Etna) comprende dei vigneti terrazzati nella zona di Sciaranova e Boccadorzo, vicino Bronte e i Nebrodi. 
La nuova generazione dei Tasca ha ereditato dal nonno Giuseppe tutta l’intraprendenza, la tenacia e la voglia di cambiamento che servono per costruire il futuro del vino siciliano.

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