Spumantisti... con orgoglio

Spumantisti... con orgoglio

Degustando
di Davide Bonassi
01 settembre 2007

I degustatori ufficiali lombardi in visita alla Carpenè Malvolti e al territorio del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

Un vitigno, il Prosecco. Un territorio, la Valdobbiadene fino a Conegliano. Un metodo, il metodo Martinotti. Un prodotto completamente italiano, orgoglioso di esserlo e di essere portabandiera di quel termine, spumante, che è sinonimo affascinante sui mercati esteri di bollicine brut nostrane. Una realtà dai numeri impressionanti: quasi 150 milioni di bottiglie prodotte all’anno, di cui circa 50 milioni a DOC Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Per fortuna il gruppo di sommelier lombardi in trasferta ha potuto godere,

nei due giorni trascorsi in loco, di guide attente e premurose, in primis di Marzia Morganti,

Responsabile Ufficio Stampa Carpenè Malvoti (www.carpene-malvolti.com).

Il nostro viaggio comincia proprio da questa azienda, fondata nel 1868, a cui si deve oggi l’esistenza del fenomeno Prosecco. Un’azienda in proficua simbiosi con il territorio, concentrata sulla spumantizzazione e commercializzazione del prodotto. A ciascuno il suo mestiere: il viticoltore, legato alla Carpenè da impegni di conferimento delle uve che si reggono su una stretta di mano da generazioni e generazioni, sa trarre il meglio dai suoi vigneti. La Carpenè, nel riconoscerne la dedizione alla qualità, premia annualmente i migliori con lo Scudo d’Oro, alla cui cena di gala abbiamo avuto l’onore di essere ospiti. Il successo di un territorio dipende anche dal saper coltivare ed accrescere i saperi, quello che oggi, prendendo a prestito da oltre Manica, si definisce know-how.

A Conegliano vantano la più antica Scuola Enologica d’Italia (www.scuolaenologica.it), nata nel lontano 1876, con il supporto, tra gli altri, del Prof. Antonio Carpenè. Oggi è una realtà da 1100 studenti frequentanti l’Istituto Agrario; 70 studenti iscritti ai corsi universitari, articolati su un triennio di base a cui si somma un biennio incentrato su marketing e posizionamento dei vini sui mercati. Che emozione poter entrare nei laboratori che hanno visto il quotidiano lavoro del Manzoni, selezionatore di incroci di qualità oggi ampiamente diffusi! Che emozione poter salire lo scalone centrale che porta all’aula magna e immaginarvi Marescalchi e Dalmasso intenti a discutere le bozze della loro monumentale Storia della Vite e del Vino in Italia! Che sorpresa scoprire che già nel 1927, all’interno della scuola, a tutto il vino italiano venissero riservati dei locali per la promozione e la vendita, sotto l’insegna della Bottega del Vino Italiano! Muoviamo da Conegliano alla volta di Villa dei Cedri, Valdobbiadene, sede del Forum Spumanti d’Italia (www.forumspumantiditalia.it). Ci attende una lectio magistralis sul tema di Giampiero Comolli, fine conoscitore di tutto quanto spuma nel bicchiere.

L’esordio è dei più promettenti: citando Machiavelli e il suo descrivere le italiche genti

come mosse da individualismo autarchico, spirito indipendentista e velleità anarchiche, si ricollega al mondo della spumantistica definendolo mondo della massima creatività, dove

l’enologo entra pesantemente con il suo portato emozionale e sensitivo. Continua tratteggiando le strategie e il ruolo che il Forum sta giocando nella partita per una promozione più organica ed efficace degli spumanti italiani. Ribadisce la positività connessa al termine spumante, invidiatoci da francesi e dai compratori americani

ed inglesi in quanto capace di comunicare immediatamente vino di facile e piacevole

beva, di grande versatilità nell’abbinamento.

Sottolinea in seguito l’enorme potenziale del Prosecco (volendo, a breve, sul mercato potrebbero arrivarne fino a 200 milioni di bottiglie), autentica bollicina autoctona italiana in grado di competere culturalmente con lo Champagne, con il quale condivide l’esclusività di un proprio vitigno, di un proprio territorio e di un proprio metodo. Solo un pregiudizio sensoriale ha creato la serie A, Champagne, e la serie B, Prosecco. Degustando gli spumanti per metodo, promuovendo corsi di degustazione specifici per vini con le bollicine, lavorando sulla formazione delle figure operanti nella filiera spumantistica “si può abbattere questo muro di Berlino”, correggere il pregiudizio e valutare correttamente questi vini. Parla anche di destagionalizzazione del prodotto, facendo il punto della situazione, statistiche alla mano. Accenna al boom delle bollicine in rosa: “svolgono la

funzione della barca di Caronte” nel traghettare i consumatori dalla sponda dei vini fermi a quella delle bollicine. Ma attenzione: serve una mentalità di vendita e di consumo che accetti questo ibrido. Chiude invocando un riordino del mercato dei vini spumanti che, fissando poche regole ma chiare per i metodo charmat e i metodo classico, metta i consumatori in condizione di scegliere confidando sul trinomio marca, prezzo e trasparenza in etichetta. Si termina la giornata visitando un altro pezzo di storia della filiera vitivinicola, l’industria di botti Garbellotto, in affari fin dal lontano 1775 (www.garbellotto.it). Nel piazzale possiamo vedere una quantità di legname in stagionatura equivalente a quella necessaria a riempire 1000 autotreni! La lenta stagionatura naturale è passaggio fondamentale per evidenziare i difetti fisici del legname (alla fine se ne scarta anche il 70%) e per favorirne modificazioni chimiche, in

particolare a carico dei tannini. Calcolando che ci vogliono circa 8-10 mesi per ogni centimetro di spessore, le tavole, alte mediamente 55 mm, stagionano per non meno di 4-5 anni. I migliori roveri francesi vengo sempre sposati con rovere proveniente dai Balcani per dare botti più durature e complete dal punto di vista aromatico.

Di botti se ne producono per un equivalente di 40.000 hl di capienza ogni anno! Nei reparti produttivi è tutto un susseguirsi di macchinari automatizzati, costruiti su brevetto dall’azienda stessa. Le fotografie, ça va sans dire, non sono gradite. Scopriamo anche una piccola curiosità riguardante le fasce di colore che caratterizzano le botti: rossa per i vini rossi, verde per i vini bianchi e azzurra per le botti destinate a contenere distillati. Il mercato, ci viene detto, si sta orientando su tonneaux e botti da 1000 litri; per impieghi in cantine industriali prevalgono botti da 80-100 hl.

Nel lontano 1878 Antonio Carpenè scriveva: “Il vino rappresenta i vizi e le abitudini dell’italiano quand’era schiavo, quando avea i confini sull’ultimo limite del suo paese natio,

quando trovavasi sotto il peso delle dogane interne, quando mille barriere ostacolavano gli scambi reciproci dei prodotti delle industrie.

Così abituati a consumare il vino confezionato nella propria località, modellati per così dire,

nel gusto all’ombra del proprio campanile, ora ci troviamo nella babilonia enologica…”. Per

certi versi il campanilismo e la frammentazione nel mondo del vino, nello specifico degli spumanti, persiste. Sarebbe bello che si facesse più gioco di squadra, per aumentare ulteriormente il successo del vino italiano nel mondo.

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