Tra i tuoi molti amatori, furon gia’ i Guelfi predatori...: noi novelli predatori del Moscato di Scanzo di Biava

Tra i tuoi molti amatori, furon gia’ i Guelfi predatori...: noi novelli predatori del Moscato di Scanzo di Biava

Degustando
di Davide Bonassi
26 marzo 2008

Un calibratissimo coro a tre voci in laude al Moscato di Scanzo, quella della Delegata AIS Bergamo Nives Cesari, del vigneron Manuele Biava e dell'enologo Roberto Ravelli, ha conquistato lo scorso martedì 18 marzo...

...l'attenzione di un folto gruppo di appassionati che non hanno voluto mancare all'appuntamento. Il Moscato di Scanzo dell'Azienda Biava è una chicca nella chicca. La DOC Moscato di Scanzo in solitario e non più come sottozona della DOC Valcalepio, arrivata nel 2002, ha perimetrato un territorio ridottissimo che non arriva a coprire neppure l'intera superficie comunale. Biava come il seme, la bambolina più piccola all'interno di una matrioska, custodisce quanto di più prezioso questa uva e il vino che se ne trae può dare. Un custode nel vero senso della parola: in azienda ci sono ceppi di quasi 100 anni dai quali i Vivai Cooperativi di Padergnone prelevano il materiale che propagato fornisce le barbatelle all'intera zona. I circa 2 ettari di vigna dell'azienda sono sul quel monte delle Tre Croci, detto anche Bastia, che rappresenta il cru della denominazione. La vite cerca di farsi strada con le proprie radici in una conformazione rocciosa, il sas dè luna, particolarmente compatta sottoterra quanto fragile, al punto da disgregarsi diventando quasi una specie di calce, una volta esposta al sole e alla pioggia. Lo strato terroso è veramente poca cosa, circa 20 cm, tanto che piantare barbatelle a Scanzo è come invasarle. Lo stress idrico è incombente e spinge la vite, per istinto di sopravvivenza, a scendere in profondità con le radici e a mettere a frutto il quadro minerale che incontra. Per fortuna siamo su pendici collinari e un minimo di vento, a spezzare la calura di un'esposizione particolarmente felice, non manca mai. Per fare qualità, Manuele a questo punto del suo intervento sembra infervorarsi, bisogna correre qualche rischio: potare corto per garantire la miglior maturazione possibile delle uve, diradare se la siccità calca la mano, attendere a vendemmiare fino all'ultimo momento utile per rendere il più possibile ricche le uve di zuccheri e di polifenoli. Solo così si può arrivare all'eccellenza: non accontestandosi di una qualità media raggiunbile con meno grattacapi.
Se il 50% del risultato organolettico lo si fa in vigna, un buon 30% nel caso del Moscato di Scanzo ce lo si gioca nella cura con cui si conduce l'appassimento. E qui ancora una volta Manuele porta il discorso alle estreme conseguenze: i grappoli oltre che essere vendemmiati sono cerniti per eliminare gli acini troppo maturi, che in appassimento ammuffirebbero, per eliminare gli acini troppo acerbi, perchè l'appassimento in questo caso non li farebbe comunque maturare, per eliminare gli acini con la buccia rotta da vespe, uccelli e altro, perchè potrebbero far partire fermentazioni indesiderate. L'appassimento se possibile deve avvenire anche all'aperto, dove ogni giornata rende come tre giornate di appassimento al chiuso. Nel caso di Biava si arriva anche a 40-45 giorni sui gratticci, che consegnano alla fermentazione una marmellata di uva anche al 32/33% di zuccheri.
A questo punto è il turno di Ravelli. L'enologo sottolinea come l'azienda abbia fatto da battistrada nella messa a punto del modo moderno di vinificare, nel rispetto comunque della tradizione, il Moscato di Scanzo. E questo modo è imprescindibilmente legato alla selezione operata sui lieviti per isolare i ceppi in grado di condurre positivamente la fermentazione anche in presenza di un elevato titolo alcolometrico, consumando il rilevante contenuto zuccherino di partenza che fa naturalmente da antifermentativo. Scorrono sullo sfondo i dati di laboratorio dei campioni che di li a poco degusteremo: Biava punta ad un moscato che sia dolce ma non particolarmente dolce, difficilmente oltre gli 80 gr/l, spesso anche meno. Si sfugge l'uniformità che il dolce imporrebbe a questo vino, coprendone le note piccanti, di freschezza e amare che lo devo caratterizzare. Il quadro acidico parla di un vino dove il malico rimane quasi sempre presente. L'estratto netto del Moscato di Scanzo surclassa quello, ad esempio, del più potente dei Brunelli: il primo supera spesso di slancio i 40/45 gr/l contro i 30-32 del secondo. Corpo e persistenza quindi devono darci soddisfazione.
L'accordo armonico della serata si completa con le note gustative suonate da Nives e di cui qui sotto riporto in sintesi, permettendomi di aggiungere una mia personale etichetta ad ogni vino degustato, oltre le valutazioni.

Annata 2004 (15,20% tit. alc. volumico)
(IL BOCCIOLO DI ROSA)
Lucente, rosso rubino di buona concentrazione. Consistente al visivo. Naso abbastanza intenso di buona complessità e di assoluta finezza ed eleganza. Riconoscimenti soprattutto nel campo del fruttato, con evidenza di lampone, del floreale, con una nota di boccioli di rose, nota speziata dolce con rimandi a legni esotici. Caldo, dolce, morbido, di buona freschezza e sapidità. Abbastanza equilibrato, sconta il fatto di essere l'ultimo, e recentemente, messo in commercio. Di corpo pieno, intenso, persistente e fine. Chiude con un rimando ad acini d'uva moscato croccanti.
84/100

Annata 2002 (14,50% tit. alc. volumico) 4 rose camune
(IL SALVIATO)
Luminoso, rosso rubino abbastanza concentrato, buona consistenza. Al naso abbastanza intenso, complesso e di sicura finezza. Note di ciliegia in cassis, di piccoli frutti di bosco a bacca scura, e rimandi netti ad erbe aromatiche, in specie salvia. Quadro di estrema aromaticità, che tende ad alcuni accenni di terziarizzazione con note emergenti di tabacco biondo. Caldo, dolce, abbastanza morbido, fresco e abbastanza sapido. Di Corpo e abbastanza equlibrato. Intenso, abbastanza persistente e fine. Vibrante in bocca grazie a supporto acidico ancora integro. Finale su note di frutti di bosco appena maturi.
86/100

Annata 2000 (15,70% tit. alc. volumico)
(IL MEDITERRANEO)
Limpido, rosso rubino con unghia granata, buona concentrazione e viscoso. Intenso, complesso, abbastanza fine. Pungente per l'alcol, etereo, recupera note fruttate non del tutto integre, mallo di noce, vegetale bagnato, nuances animali e accenni balsamici. Naso nel complesso avvolgente, seppur con alcune note scomposte. Alcolico, dolce, morbidezza evidente, abbastanza fresco e abbastanza sapido. Abbastanza equilibrato. Robusto, intenso, abbastanza persistente. Nel complesso fine.
80/100

Annata 1998 (15,30% tit. alc. volumico)
(AFTER EIGHT)
Limpido, rosso rubino tendente al granato, consistente. Inteso, complesso e fine. Esplosione di note di cacao, fichi secchi, liquirizia e menta. Ampio. In bocca caldo, dolce, morbido, fresco e abbastanza sapido. Robusto ed equilibrato. Intenso, persistenza notevolissima, grande suadenza e finezza. Finale ripropone il mosaico aromatico già apprezzato all'olfatto.
90/100

Annata 1994 (14,80% tit. alc. volumico)
(INCENSATO)
Limpido, rosso granato luminoso, concentrato e consistente. Naso con note terziarie ed evolute dominanti: si riconoscono scorze d'arancio, note fumose, soprattutto incenso. Intensità, persistenza e finezza da fuoriclasse. In bocca caldo, dolce, morbido, fresco da sbalordire e sapido. Di corpo e ancora alla ricerca dopo più di un decennio di un ulteriore livello superiore in termini di equilibrio. Intenso, persistente, meno opulento del 1998 ma con una assoluta finezza e un finale di una aromaticità incredibilmente integra.
92/100

Da ultimo non posso non rendere omaggio, allegandola (vedi qui), alla poesia "Moscato di Scanzo" contenuta nella raccolta "Vin' Ella 1996" Poesie sul vino e sui vini di Ella Dentella, sommelier, della quale ho saccheggiato l'inizio per titolare questa mia cronaca. Ella con maestria riesce in rima ad amplificare le già tante vibranti emozioni che questo vino ci sa tramettere. PROSIT!

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