VinNatur - Marco De Bartoli e i suoi Marsala

VinNatur - Marco De Bartoli e i suoi Marsala

Degustando
di Camilla Guiggi
19 aprile 2010

Nel 1773 una tempesta costrinse la nave su cui viaggiava Jhon Woodhouse a trovare rifugio nel porto di Marsala. Durante il suo soggiorno forzato ebbe modo di assaggiare e apprezzare i vini del luogo...

Al momento della partenza decise di acquistare una buona partita di quel vino e da esperto qual era, per assicurarsi che non avesse a soffrire durante il viaggio, lo rafforzò con l’aggiunta di un po’di spirito di vino, aumentadone così la gradazione. Ne mandò in Inghilterra cinquanta pipe e lui decise di rimare a Marsala per vedere se il vino era adatto al gusto degli inglesi. Ben presto ebbe la conferma: quel vino avrebbe potuto sostituire il Porto o il Madeira, vini in voga in quel periodo in Inghilterra. E fu così che Woodhouse si fermò a Marsala.
Nel 1784 Beniamino Ingham, proveniente dalla Contea di York, fu il secondo protagonista della storia di questo vino. Costui applicò le tecniche di produzione del Porto e del Madeira al Marsala.
Si deve attendere il 1832 per trovare il nome di un italiano nell’elenco dei produttori del vino Marsala: Vincenzo Florio che diede una nuova dimensione a questo vino.
Dopo un periodo d’oro il Marsala ebbe un periodo “buio” e venne usato soprattutto in cucina.
Adesso con la riscoperta dei prodotti tipici il Marsala, quello non commerciale, ha trovato nuovo splendore.
Marco De Bartoli è uno di quei produttori che hanno contribuito alla riscoperta del Marsala e la sua vita è legata in modo indissolubile a questo prodotto. Nel 1976 stanco di vedere il Marsala solo come prodotto industrializzato, decise di ripristinare l'antica azienda di famiglia appartenente alla madre Josephine, il Baglio Samperi. Iniziò così il suo sogno di produrre un vino seguendo l'antica tradizione senza compromessi e soprattutto senza fretta! Infatti, il segreto dei suoi Marsala, che per molti anni sono stati volutamente fuori dalla Doc, è il tempo, unito a una materia prima eccelsa e a un sapere antico, quasi ancestrale.
Il successo non si fece attendere e varcò i confini dell’Italia. L'Azienda Agricola Samperi di Marco De Bartoli possiede venticinque ettari di vigneto dove il vitigno principe é il Grillo, allevato in modo tradizionale con una limitata produzione a ettaro, che fornisce uve così zuccherine da offrire vini con un'elevatissima alcolicità naturale. A essi viene poi aggiunta una piccola percentuale di "mistella", una miscela di mosto con aggiunta di brandy che ha lo scopo di arrotondare i vini altrimenti troppo spigolosi con una piccola percentuale di zucchero d'uva. Nei silenzi delle cantine sotterranee l'invecchiamento si completa in botti di rovere e di castagno, carpendo alla natura le misteriose armonie dei sentori mediterranei. Il simbolo dell'Azienda è il Vecchio Samperi, un vino "senza tempo" che utilizza l'antica tecnica del solera, cioè una serie di botti che non vengono mai svuotate, ma dalle quali si prelevano piccole quantità di vino vecchio che vengono poi reintegrate con vino nuovo. Il Vecchio Samperi è quindi frutto di un blend di vini di annate differenti e tempra la sua personalità assecondato da vecchie riserve che arrivano a sfiorare il secolo, ma che mediamente hanno almeno 20/ 30 anni di evoluzione in legno secondo la tipologia.
In degustazione il 12 aprile sono stati presentati: Vecchio Samperi 20 anni, Vecchio Samperi 30 anni, Marsala Superiore Riserva 1986 e un Marsala Riserva 1860, rare bottiglie storiche custodite nella cantina privata di Marco de Bartoli ed estratte per l'occasione. Una degustazione davvero unica, accompagnata dal produttore e guidata dal giornalista Fabrizio Penna di Enotime.
Vecchio Samperi 20 anni si presenta ambrato con riflessi ramati. Bouquet dolce, liquirizia, tabacco e un leggero sentore di mallo di noce. Al gusto ci regala note agrumate e ancora una bella freschezza.
Vecchio Samperi 30 anni si presenta con un color ambra sfaccettato come se volesse preannunciare la complessità dell’aspetto olfattivo. Quest’ultimo si sprigiona in note di pasticceria, albicocca, bourbon e leggere note eteree. Aspettandolo ci regala note speziate come la noce moscata, lo zenzero, vaniglia e cannella. L’alcol è splendidamente integrato. Al gusto ritroviamo sentori che richiamano l’uva d’origine, frutta secca, ricordi di uva sultanina e cioccolato bianco.
Marsala Superiore Riserva 1986 il colore è ambrato note dolci di crema pasticciera, scorze di agrumi candite, foglie di alloro, note balsamiche di eucalipto. Le lacrime scendono lente. Grande la corrispondenza gusto-olfattiva. Il residuo zuccherino evidente rimante comunque elegante e discreto.
Marsala Riserva 1860 prodotte solo 1000 bottiglie di questo “vino restaurato” come lo definisce Marco De Bartoli. Quando il Marsala iniziò il periodo di degrado qualitativo Salvatore Amodeo, Garibaldino diventato produttore, decise di chiudere le porte della sua cantina e di non vendere più i suoi preziosi vini. Solo dopo la sua morte gli eredi decisero di vendere questa ambrosia che, talmente concentrata, sembrava solida. Fu allora che De Bartoli ebbe la possibilità di avere pochi ettolitri di questo grande Marsala e di affinarlo ancora secondo gli antichi metodi in una decina di fusti. In quest’ambrosia si ritrovano i profumi, gli aromi e il gusto del Marsala prodotto con Grillo e Catarratto di vigneti prefillosserici. Il gusto è ampio va dalle note dolci a note speziate, per poi tornare su note agrumate e eteree. In bocca la PAI (Persistenza Aromatica Intensa) sembra non voler finire mai . Dolcezza, forza ed eleganza racchiusi in un prodotto davvero unico.
Santè

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