Novità dai disciplinari di produzione. Canelli DOCG

Novità dai disciplinari di produzione. Canelli DOCG

Diritto diVino
di Paola Marcone
28 settembre 2023

Nel secondo quadrimestre 2023 tante le modifiche per diversi areali di produzione, alcune davvero significative, a partire da “Canelli”, diventata ufficialmente la diciannovesima DOCG del Piemonte. Conosciamola dettagliatamente.

Da sottozona dell’Asti DOCG, ormai Canelli è definitivamente riconosciuta come autonoma denominazione, essendosi concluso, a seguito della pubblicazione del Regolamento di esecuzione della Commissione Europea del 23 giugno 2023, tutto il procedimento normativamente previsto, iniziato nell’aprile 2019.

Il testo del nuovo disciplinare così motiva la scelta di una regolamentazione indipendente: “Il vitigno Moscato Bianco, la sua coltivazione e la sua vinificazione, hanno intime relazioni con le colline della zona di Canelli e Santo Stefano Belbo. La fermezza dei viticoltori e le allora innovative intuizioni che i capostipiti degli attuali enologi e ricercatori hanno applicato alla vinificazione già alla fine del 1800, non sono frutto della casualità ma di una precisa percezione delle naturali potenzialità legate al connubio territorio-vitigno”.

Più in particolare, viene sottolineato come “Il savoir faire diffuso nell’area del “Canelli” consente oggi di ottenere efficacemente, attraverso il metodo della fermentazione interrotta attraverso l’uso del freddo e di concorrenti accorgimenti fisici, il contenimento del titolo alcolometrico effettivo, con tre conseguenze principali: 

- il mantenimento nel prodotto finito della residua componente zuccherina;

- la formazione di una leggera sovrappressione responsabile della vivacità e della fine spuma del prodotto;

- la conservazione degli aromi peculiari dell’uva Moscato bianco che nell’area del Canelli presentano asseverate caratteristiche dovute alla pedo-morfologia. 

Nel corso delle degustazioni, questi vini della zona di produzione del Canelli, di diverse annate, hanno sempre espresso note gustative, al di là degli anni di affinamento, e coerentemente con le caratteristiche dell’annata, un inalterato equilibrio con un apprezzato rapporto tra acidità e dolcezza e con una grande struttura e sapidità a sostegno della persistenza gustativa. 

Dalla analisi organolettica viene messo in evidenza l’aspetto più importante del prodotto che consiste nella maggiore longevità olfatto gustativa rispetto alla media dei prodotti presenti sul mercato, caratteristica importante e riconosciuta che si vuole esprimere e valorizzare con l’inserimento nel disciplinare della menzione Riserva”.

Tipologie e base ampelografica 

La denominazione ricomprende le tipologie “Canelli” o “Canelli” Moscato e “Canelli” Riserva o “Canelli” Moscato Riserva, entrambe ottenute esclusivamente da Moscato bianco.

“Canelli” Riserva o “Canelli” Moscato Riserva, anche accompagnato dalla menzione “vigna”, deve essere immesso al consumo non prima di 30 mesi di invecchiamento e affinamento, di cui almeno 20 mesi in bottiglia; questo ampio lasso di tempo, spiega il disciplinare, permetterebbe al vino di sviluppare “sentori di frutta candita, idrocarburi o spezie dolci, quali lo zafferano”. 

Vigneti a CanelliZone di produzione

L’areale interessa l'intero territorio dei comuni di Calamandrana, Calosso, Canelli, Cassinasco, Coazzolo, ed in parte il territorio dei comuni di Bubbio, Castagnole Lanze, Costigliole d'Asti, Loazzolo, Moasca, San Marzano Oliveto, tutti in provincia di Asti, e l’intero territorio dei comuni di Castiglione Tinella, S. Stefano Belbo ed in parte il territorio dei comuni di Cossano Belbo, Neive, Neviglie, Mango, tutti in provincia di Cuneo.

Si tratta di un’area localizzata nella fascia collinare tra il fiume Tanaro e il fiume Bormida, attraverso la valle del Belbo, ad altitudini comprese tra 165 a 500 metri s.l.m. con terreni di origine sedimentaria marina privi di rocce, caratterizzati da due fasce piuttosto distinte a secondo delle quote e dell’origine pedologica.

Il disciplinare specifica infatti che i territori nei comuni di Neive, Coazzolo, Castiglione Tinella, Calosso, Costigliole d’Asti, Moasca, San Marzano Oliveto, Calamandrana, a quote comprese tra 150 e 400 m, hanno suoli di tipo marnoso-argilloso e pendenze contenute mentre i territori nei comuni di Neviglie, Mango, Cossano, Camo, Santo Stefano Belbo, Loazzolo, Cassinasco, Canelli, a quote comprese tra 180 m e 600 m, si distinguono per suoli arenaceo-marnosi, a strati, notevolmente acclivi. 

In ogni caso il clima è tipicamente padano (temperato continentale) e proprio questa combinazione tra orografia e clima risulta favorevole per una buona maturazione del Moscato Bianco, vitigno che necessita di escursioni termiche marcate tra giorno e notte per garantire finezza allo sviluppo del tipico corredo aromatico.

Prescrizioni per la viticoltura

Oltre alla particolare conformazione dei terreni e alle altitudini minime e massime consentite (da 165 a 500 metri s.l.m,), il disciplinare richiede che i vitigni siano ubicati su pendii, dossi e altipiani soleggiati, sempre con l’intento di garantire la corretta maturazione delle uve, puntualizzandosi che “sono da escludere altresì tutte le zone a nord da – 45° a + 45° sessagesimali con pendenza superiore al 25 %”.

I nuovi impianti o i reimpianti dovranno rispettare il limite di 4000 ceppi per ettaro mentre le forme di allevamento sono indicate in quelle tradizionali a controspalliera con potatura a Guyot a vegetazione assurgente, “in modo da assicurare un buon equilibrio tra lo sviluppo vegetativo della pianta e la produzione in uva.”.

La raccolta dei grappoli deve essere rigorosamente manuale e le rese per ettaro limitate a 9,5 tonnellate per “Canelli” o “Canelli” Moscato e “Canelli” Riserva o “Canelli” Moscato Riserva, che scendono a 8,5 qualora i vini riportino la menzione “vigna”.

Interessante notare come le rese di 8,5 t/ha siano consentite solo per i vigneti che abbiano un’età di impianto di almeno sette anni, perché in caso contrario sono previste ulteriori riduzioni quanto più gli impianti siano recenti (dai 5,1 t/ha per il terzo anno di impianto ai 7,7 del sesto).

Il moscato biancoVinificazione e imbottigliamento

Anche la norma su vinificazione e imbottigliamento mostra la precisa volontà di improntare il disciplinare alla massima attenzione nella tutela della qualità del vino di Canelli.

Nel consentire infatti che le operazioni di vinificazione e invecchiamento possano aver luogo, oltre che nella zona di produzione delimitate dal disciplinare, anche in cantine situate: 

- nell’intero territorio amministrativo dei Comuni compresi anche solo parzialmente nella zona di produzione; 

- Nell’intero territorio delle province di Alessandria, Asti e Cuneo e nella frazione di Pessione del comune di Chieri (TO), a condizione che i titolari degli stabilimenti enologici vinifichino uve provenienti da vigneti in conduzione iscritti allo schedario viticolo relativo alla denominazione “Canelli”, l’articolo 5 tiene a precisare come, solo se compiute in queste zone e con le opportune verifiche degli organismi competenti, è possibile “preservare la reputazione dei vini della denominazione, mediante un potenziamento del controllo delle loro caratteristiche particolari e della loro qualità che costituisca una misura di tutela della denominazione di cui beneficia la collettività degli operatori interessati. 

Infatti il trasporto e l’imbottigliamento al di fuori della zona di produzione potrebbero compromettere la qualità del vino, che viene esposto a fenomeni di ossidoriduzione, sbalzi di temperatura e contaminazioni microbiologiche. 

Tali fenomeni in particolare possono generare effetti negativi sulle caratteristiche chimico-fisiche (acidità totale minima, estratto non riduttore minimo, ecc.) e organolettiche (colore, odore e sapore). Detti rischi sono tanto maggiori quanto più grande è la distanza percorsa. L’imbottigliamento nella zona di origine, con l’assenza di spostamenti delle partite di vino, o con minimi spostamenti, consente invece di mantenere inalterate le caratteristiche e le qualità del prodotto. 

Questi aspetti, associati all’esperienza e la profonda conoscenza tecnico-scientifica delle qualità particolari dei vini, maturata negli anni dai produttori della DOP Canelli, consentono di effettuare l’imbottigliamento nella zona di origine con le migliori accortezze tecnologiche, volte a preservare tutte le caratteristiche fisiche, chimiche e organolettiche dei vini previste dal disciplinare.”.

Parole molto chiare, quindi, come raramente è dato leggere in altri disciplinari e che sottolineano la determinazione nel mettere in primo piano le peculiarità del vino “Canelli” e la speciale vocazione della zona di produzione, da tutelare in modo il più possibile inequivoco per evitare confusione con prodotti simili.

Crediti foto: Consorzio Asti DOCG