Bordeaux 2015. L’annata attesa

Bordeaux 2015. L’annata attesa

Enozioni a Milano 2024
di Florence Reydellet
18 marzo 2024

Nel bordolese, l’annata 2015 emerge come una delle più memorabili e celebrate degli ultimi vent’anni. A confermarlo, durante l’edizione 2024 di Enozioni a Milano, è stato Samuel Cogliati Gorlier, uno dei massimi conoscitori della Francia del vino.

In occasione di “Enozioni a Milano”, la bella tre giorni di AIS Lombardia, Samuel Cogliati Gorlier - fondatore e titolare della casa editrice Possibilia, scrittore prolifico e uno dei massimi conoscitori della Francia del vino - ci ha introdotti al celebre e celebrato millesimo 2015 in quel di Bordeaux. E va detto, non senza enfasi, che abbiamo avuto la fortuna di salire, in un solo pomeriggio, un gradino cruciale nella vita di un bevitore esperto o di un appassionato.

Samuel Cogliati GorlierI grandi Bordeaux sono vini che si alleano con il tempo. Anzitutto perché sono figli dell’annata. Poi, perché danno il loro meglio con il passare degli anni. Il tempo: un dato che scombussola talvolta i neofiti che stentano a comprendere come due annate del medesimo vino abbiano notevoli differenze di costo. Così, dopo le eccellenti 2009 e 2010, e dopo una serie di annate discrete, medie o mediocri, Bordeaux ha finalmente ottenuto una sontuosa annata nel 2015.

Come, allora, i fattori climatici della 2015 hanno plasmato il profilo sensoriale dei suoi vini? In sintesi:

  • fioritura e allegagione precoci;
  • un luglio caldo e secco che ha rallentato e poi fermato la crescita delle viti prima dell'invaiatura. Le abbondanti precipitazioni invernali avevano creato riserve sufficienti per evitare che le viti soffrissero troppo durante un'estate molto calda, anche se non così torrida come quelle del 2003 o del 2009;
  • maturazione completa delle diverse varietà di uva grazie a un agosto e un settembre abbastanza secchi, ma senza eccessivo calore;
  • tempo bello e moderatamente caldo con poche piogge durante la vendemmia che ha permesso a ogni parcella di raggiungere la maturazione ottimale senza temere diluizioni o marciumi. Le uve erano in perfetta salute, con livelli di acidità più elevati rispetto ad altre annate molto calde della regione e bucce spesse e mature.

Uve di qualità, dunque, ma in quantità limitata. Un asso da giocare al tavolo degli affari. Se da un lato questa scarsità può aver fatto storcere il naso agli agricoltori, dall’altro ha contribuito a creare una dimensione di esclusività (con il conseguente aumento dei prezzi).

La degustazione

Ecco sei vini provenienti da sei augusti Châteaux, muovendoci fra le due rive. Seppur ancora giovani, sono già di disarmante facilità di beva. Tutti, tranne il primo (un bianco secco), sono accomunati da un rosso rubino profondo. Virgolettiamo le parole di Samuel: “quanto più si scurisce la veste dei bordolesi, tanto più è qualitativo il millesimo”.

Bordeaux AOC Blanc Sec - Château Doisy-Daëne

sauvignon blanc, sémillon

Giallo luminoso, persino dorato. Il naso si pulisce in fretta dopo un’iniziale velatura. Occorre avere un po’ di pazienza. Con l’aria si concede e propone sentori mielosi e di ananas. E una nota come di vaniglia. Sorso a passo spedito, dinamico, segnato da viperina freschezza. L’allungo, appena salino, ne sostiene perfettamente la struttura generale.

Pessac-Léognan AOC Cru Classé de Graves - Château Pape Clément

56% cabernet sauvignon, 40% merlot, 4% cabernet franc

Doppia cernita, macerazione pre-fermentativa a freddo, fermentazione alcolica in legno grande, follature manuali, macerazione di 30-40 giorni, malolattica svolta, affinamento per 18 mesi in barrique (70% nuove)

L’impatto aromatico è fuligginoso con note officinali e di cuoio che accompagnano mirtilli e un qualcosa di balsamico. Questo l’incipit che sembra anticipare una felice gustativa. A un ingresso avvolgente segue poi una beva non eccessivamente tannica e dalla componente amara. Per dirla con Samuel: «l’elemento amaro è altamente qualificante». La sapidità e la nota balsamica si impadroniscono del finale. Un vino robusto, dalla vitalità ardente, che si affaccia alla sua maturità.

Saint-Émilion AOC Premier Grand Cru Classé - Château Beau-Séjour Bécot

70% merlot, 24% cabernet franc, 6% cabernet sauvignon

Vendemmia manuale, cernita, diraspatura, vinificazione in inox, macerazione di 4 settimane, affinamento in barrique per 16-18 mesi (70% nuove)

È molto distante dal precedente. Possiede un naso più felpato, meno aggressivo, in cui domina un arcipelago di spezie dolci, seguite da frutti rossi maturi e fiori essiccati. Il gusto è levigato e gioca sulla rotondità, non tanto sulla sostanza estrattiva. Chiude lungo su ritorni terrosi. Sembrerebbe che la sua parabola evolutiva sarà più corta.

Moulis-en-Médoc AOC - Château Chasse-Spleen

Composizione variabile: 50-73% cabernet sauvignon; 20-42% merlot; 5-7% petit verdot; 3% cabernet franc

Vendemmia manuale, vinificazione in acciaio inox e in cemento, macerazione di circa 1 mese, chiarifica con albume d’uovo e nessuna filtrazione, affinamento in barrique (40% nuove) per 12-18 mesi

Olfatto la cui maturità espressiva è conclamata. Si avvertono note di goudron (tipico dei terziari bordolesi), frutti rossi in marmellata, inchiostro di nero di seppia e animale di pelletteria. Altrettanto penetrante il sorso, glicerico, purtuttavia fresco nell’incedere. Ottimo il rilancio sapido nel finale. Un vino quanto mai gradevole che non avrebbe neanche bisogno di un abbinamento gratificante con il cibo. Non dovrebbe tuttavia superare i vent’anni di vita.

Margaux AOC Deuxième Grand Cru Classé - Château Brane-Cantenac

55% cabernet sauvignon, 40% merlot, 4,5% cabernet franc, 0,5% carmenère

Diraspatura, assemblaggio, affinamento di 18 mesi (70% nuove)

Di terziari non ha nemmeno l’accenno. Elegantemente austero, alterna sentori mediterranei (alloro, mirto) a note legnose e di frutti di bosco; poi, un risoluto richiamo mentolato. La gustativa è pronta e replica con pari leggiadria: l’equilibrio tra freschezza e alcol permette uno sviluppo proporzionato, accompagnato da un tannino meno “ingrugnito” del previsto. L’uscita è amara, tutta sull’alloro. Un Deuxième Grand Cru Classé sul cui futuro c’è da scommettere.

Pomerol AOC - Château Gazin
95% merlot, 5% cabernet franc

Vendemmia manuale, fermentazione alcolica spontanea, macerazione semi-carbonica in inox, malolattica svolta, affinamento in inox sulle fecce fini, nessuna chiarifica né filtrazione, senza solfiti aggiunti

Naso suadente e cangiante, con una mescolanza di note scure: cacao, pelletteria, sottobosco, intervallati qua e là da chiodi di garofano; e, lì per lì, lampi balsamici ad ampliare la complessità. L’assaggio è profondo, galvanizzato dalla perfetta sinergia tra un tannino ancora grintoso ed entità morbide. Ancora estraneo alle convulsioni del tempo.

Una chiosa a margine del resoconto. Si parla molto dei vini bordolesi e si è parlato tanto del millesimo 2015. E talvolta sembrano argomenti sin troppo frequentati. Ma Samuel ne ha parlato con una tale conoscenza, senza mai risultare banale o retorico, che ci sono parsi incredibilmente nuovi.