Champagne leggendari

Champagne leggendari

Enozioni a Milano 2024
di Tiziana Girasella
08 aprile 2024

La seconda giornata di Enozioni si apre con una Masterclass emozionante: sei grandi Maison di champagne rappresentate dai loro vini di punta e, al timone, Nicola Bonera con la sua grande esperienza.

Ci approcciamo tutti con grande rispetto, quasi con timore reverenziale, ai sei calici che abbiamo davanti a noi. Se la Champagne è oggi il Paese delle meraviglie che conosciamo, lo si deve soprattutto a quei négociant che hanno capito quali fossero i vigneti migliori da coltivare, ma soprattutto quelli dai quali acquistare le uve per realizzare quei piccoli capolavori che l’hanno resa grande, che hanno fatto risuonare il suo nome da uno Stato all’altro, che hanno reso lo champagne il vino delle celebrazioni, delle occasioni speciali. Le grandi Maison, infatti, pur possedendo solo il 10% dei vigneti, realizzano il 70% del volume di affari dell’intera Champagne.

Le bottiglie presenti alla Masterclass trovano un fil rouge nell’avere grande storicità, dal cui racconto non si può prescindere.

Belle Epoque 2008 - Perrier Jouët

L’azienda nasce nel 1811, da Pierre Nicolas Perrier e Rose Adelaide Jouët, da poco convolati a nozze, decisi a costruire questa realtà produttiva. Da subito il loro stile è quello di produrre vini floreali, eleganti, di rara finezza e con forte presenza di chardonnay. Nel 1902 Émile Gallé, uno dei più celebri artisti dell’Art Nouveau, disegna la bottiglia adornata di anemoni d’oro che viene utilizzata per la prima volta nel 1964, con il primo millesimo de la Belle Epoque (messa in commercio nel 1969), creando così un marchio inconfondibile. Curiosità: il primo millesimo è un blanc de blancs prodotto con le uve dei vigneti che Rose Adelaide portò in dote per il matrimonio.

Nicola BoneraOggi l’azienda possiede 65 ha di proprietà, legati a una quota di fabbisogno minimo di produzione, classificati in media al 99,2% nella scala dei Cru (100% è Grand Cru). I 5 principali Cru da cui provengono le uve sono: Cramant e Avize in Côte des Blancs, Mailly in Montagne de Reims, Aÿ e Dizy in Vallée de la Marne e tutti e 5 concorrono a comporre la Belle Epoque.

Osannata come annata del secolo, oggi la 2008 non appare più così: a distanza di 15 anni, racconta Nicola, sta dimostrando un po’ di appesantimento (soprattutto per gli chardonnay) e i vini sembrano avere un po’ il fiato corto.

La Belle Epoque 2008 è composta da 50% chardonnay, 45% pinot noir e 5% meunier dai vigneti Premier Cru di Dizy; ha 9 g/L di residuo zuccherino e deve sostare minimo 6 anni sui lieviti; sboccatura 2016.

Al naso è un vino ricco, con una percezione, sì, territoriale, di craie e conchiglie, ma anche di significativa evoluzione: si sente che la sboccatura non è recente. Abbastanza sottile, garbato, raffinato e appagante, rappresenta perfettamente lo stile della Maison; in bocca è fresco, vivace, immediato e beverino; la nota di ossidazione e panificazione percepita all’olfatto, in bocca svanisce; è cremosissimo e rilassato, con una bollicina molto sottile.

Cristal 2014 - Roederer

Il nome nasce nel 1833; Louis Roederer I è colui che getta le basi per uno stile ben definito, convinto che la grandezza di un vino stia nel terreno: nella seconda metà dell‘800 compra molti vigneti nelle migliori zone della Champagne, per poter monitorare tutte le fasi di produzione. Dice Nicola: «gli altri compravano uva, lui comprava vigneti».

Nel 1870, il suo successore, Louis Roederer II, animato dalla stessa visione, fa conoscere i propri vini negli Stati Uniti, ma soprattutto nell’est Europa: da qui nasce, nel 1876, la leggendaria bottiglia prodotta per lo Zar Alessandro II, il Cristal, una Cuvée de Prestige in vetro trasparente e con base piatta, lussuosa e unica.

Oggi l’azienda possiede 240 ha di vigne suddivise in 410 parcelle, tutte nei territori più importanti, che riescono a soddisfare più del 50% della produzione e che, sempre di più, seguono i dettami della biodinamica. Ognuna di queste, inoltre, viene vinificata separatamente, per un totale di 3,5 milioni di bottiglie prodotte.

L’annata 2014 si sta rivelando oggi molto superiore alle aspettative.

Il Cristal è composto da 60% pinot noir e 40% chardonnay provenienti da 45 parcelle, con il 32% di vini affinati in legno senza malolattica; 7 g/L il residuo zuccherino. Viene realizzato con uno scopo molto preciso e accurato: deve maturare, ma non invecchiare; a tal fine, anche i tappi sono in acciaio anziché alluminio.

Il naso risulta quasi semplice, di impatto delicato e non lascia trapelare sentori di panificazione: sembra quasi un vino fermo. Nicola individua il tocco della sua annata, piovosa, nei sentori di zafferano. Al sorso rivela la sua stoffa: è vibrante, dà una piacevole fibrillazione; è succoso, gustoso ed elegante. Confrontandolo con il precedente, risulta nitido, rigoroso, fa presagire che si aprirà molto lentamente negli anni. Mentre la Belle Epoque ha una bolla sottile, cremosa, quasi impalpabile, nel Cristal è ancora ben presente, e questa caratteristica conferma l’idea di longevità, aiutando a contrastare l’ingresso dell’ossigeno. È lunghissimo e freschissimo.

Sir Winston Churchill 2015 - Pol Roger

È una cuvée realizzata in omaggio al grande statista inglese e alle qualità da lui ricercate in un vino: robustezza, struttura e maturità; «fa pensare a un vecchio giocatore di rugby», chiosa Nicola.

«I miei gusti sono semplici, mi accontento semplicemente del meglio” amava dire Churchill: in effetti, pur non essendo note le percentuali utilizzate dei diversi vitigni (si può supporre che si attestino su 2/3 pinot noir e 1/3 chardonnay), quel che è certo è che le uve provengono da vigneti Grand Cru e che viene realizzato solo nelle migliori annate: è stato fatto 21 volte dal 1975 a oggi. 7 g/L è il dosaggio.

L’annata 2015 è un po’ giovane, ma un grande millesimo in prospettiva.

Il Sir Winston Churchill ha note di maturità solare, pur risultando tutto di un pezzo. Fa capolino una nota di burro, dato dallo chardonnay, ma di base si percepiscono dei frutti, un po’ bianchi e un po’ scuri, al tempo stesso croccanti ma già maturi, che ricordano il litchi; sottotraccia, la nota di craie, di polvere di gesso, quasi di pietra focaia, di metallo scaldato, che si lega alla ricchezza del pinot noir. Al palato ha accenni vegetali, ricorda il succo di mela da un lato e la linfa, la clorofilla, dall’altro, che scompare velocemente, ma che evidenzia ancora una grande giovinezza.

Comparandolo con il Cristal, l’eleganza di questo appare ancor più evidente. Il Sir Winston Churchill fa emergere la propria ricchezza, con ricordi di salamoia e senape; inoltre, l’approccio verde, evidente, è dovuto alla minor permanenza sui lieviti rispetto alla consuetudine: esce solitamente al decimo anno, con 9 anni sui lieviti, ma sia la 2012 che la 2015 sono state immesse prima sul mercato, venendo penalizzate forse un po’ in grazia e sofisticatezza.

La Lutétienne Prestige Nature 2005 - Tarlant

Contadini dal 1687, fanno champagne dal 1729; oggi sono all’undicesima generazione. Posseggono 14 ha in 4 differenti Cru, tutti nella Vallée de la Marne, vinificati separatamente per tener conto delle singolarità di ognuno; vengono poi sapientemente assemblati con dosaggi molto bassi per esaltarne e le caratteristiche.

Lavorano con l’erboterapia, ossia con compost a base di erbe. I vini fanno legno, non svolgono la malolattica, non si effettua alcuna chiarifica né filtrazione e permangono almeno 13 anni in bottiglia.

Il 2005 è considerato un buon millesimo da alcuni, addirittura grande da altri, che addirittura lo preferiscono al blasonato 2006.

La Lutétienne è composta per l’80% da chardonnay e per il 20% da pinot noir; sboccatura 2021; Tarlant, inoltre, specifica in etichetta anche il tipo di terreno su cui si trovano le vigne.

Il bouquet lascia trasparire cera d’api, pane biscottato e miele; ha maturità senza avere i cenni ossidativi della Belle Epoque: è pur vero che, nonostante il millesimo (quasi 15 anni sui lieviti!) è sboccato da poco. Al sorso si avverte la diversa zona di provenienza: non ha la componente acido-salina-minerale dei primi tre, manca la craie; ha una nota più calda e avvolgente. È sicuramente un vino eccellente con ricordi di canditi, di leggero liquore all’arancia, ma ha un timbro diverso: dinamico, ma senza il freno sulla lingua tipico dei vini provenienti da terreni gessosi. Riassaggiando il Sir Winston Churchill, emerge una parte asciutta che lo fa sembrare quasi tannico, aggressivo e ne conferma la giovinezza; il Tarlant, al contrario, sembra voler coccolare il palato.

Grand Siècle n° 26 - Laurent-Perrier

Nata nel 1812, a soli 5 anni di distanza rispetto a Pommery, nel Cru di Tours-sur-Marne (Grand Cru solo per il pinot noir), Laurent-Perrier realizza, nel 1889, il primo “Grand vin sans sucre”. La famiglia Laurent vende la Maison nel 1939 alla vedova Marie-Louise de Nonancourt. Il figlio di questa, Bernard, diventa noto per aver preso parte alla Resistenza: è uno di quelli entrati per primi nel Nido dell’Aquila, lo chalet di Hitler, nel 1945, e per aver aiutato a ritrovare le bottiglie di champagne saccheggiate durante la Seconda guerra mondiale.

Dagli anni ’40, per 40 anni circa, è stato il punto di riferimento aziendale, creando lo stile di Laurent-Perrier, fatto di freschezza, eleganza e purezza. Oggi l’azienda ricomprende al suo interno anche altri marchi.

La 26ma edizione in bottiglia ricomprende le annate 2012 (65%), 2008 (25%) e 2007 (10%) ed è composto da 58% chardonnay e 42% pinot noir.

Raffinato e floreale, con note di burro di arachide e sciroppo d’acero, si fa sentire pur con un tono di voce molto pacato; racconta evoluzione, ma senza alcun carattere ossidativo. Al palato è piacevole e facile da apprezzare, con toni di fetta biscottata e burro; ha una bella beva, è vivace, stimolante, saporito. Ricorda il succo di canna da zucchero fresco, con note di fibra vegetale sussurrate e una dolcezza in fondo, che si declina più sulla morbidezza. Nicola lo definisce con un solo termine: buonissimo!

Grande Cuvée 167 - Krug

Fondata nel 1843, la Maison inizialmente produce la Cuvée 1 da assemblaggio e la Cuvée 2 da millesimo, procedendo in tal senso per molto tempo.

Secondo Joseph Krug «un buon vino nasce da buone uve, buoni legni, una buona cantina e un uomo onesto a coordinarne l’insieme».

Nel 1978 esce quella che un tempo si chiamava Private Cuvée e che poi diventa la Grande Cuvée; nel 1979 esce il primo Clos du Mesnil, mentre nel 1995 il primo Clos d’Ambonnay, messo in commercio nel 2007; nel 1999 entra la partecipazione del Gruppo LVMH.

L’assemblaggio comprende circa 120 vini di diverse annate, che per Krug hanno il solo scopo di valorizzare il terroir: Remi Krug, ambasciatore dell’azienda, amava dire «nessuno in un concerto si sognerebbe di chiedere quanti violini stanno suonando, giusto?».

Sono 21 gli ettari di proprietà mentre la produzione totale è poco meno di un milione di bottiglie; prima i vin de réserve erano conservati in magnum, oggi sono contenuti in 200 vasche d’acciaio.

La Grande Cuvée 167 ha come base la vendemmia 2011, la seconda più precoce dal 1822 secondo le loro statistiche: chardonnay un po’ meno vivaci e freschi del solito e pinot noir molto equilibrati; l’annata più vecchia è la 1995. La sboccatura risale all’inverno 2017 per cui il vino è stato circa 70 mesi sui lieviti e altrettanto tempo lo ha trascorso in bottiglia.

La Masterclass sta finendo; Nicola mette ancora una volta il naso nel calice e afferma: «c’è lo champagne e poi c’è Krug: asfalta letteralmente tutti i precedenti!».

C’è ancora tempo per un veloce confronto finale che non fa che confermare le impressioni precedenti: Belle Epoque coerente con lo stile della Maison e anticamera degli altri assaggi; Cristal, lo champagne più in prospettiva; Sir Winston Churchill ancora un po’ scontroso oggi e, dunque, da aspettare; Tarlant, piacevole espressione di un vino con una bella maturazione, ma non ossidato; Grand Siècle molto buono e godibile… fino all’assaggio di Krug che fa dimenticare tutto il resto.