Lo champagne sfodera il suo charme rosé

Lo champagne sfodera il suo charme rosé

Enozioni a Milano 2025
di Barbara Giglioli
08 aprile 2025

La masterclass di Enozioni 2025 guidata da Guido Invernizzi, si è aperta all’insegna di una selezione di rosé strabilianti, in un dialogo continuo tra passato e futuro della Champagne, tra nuove e stupefacenti espressioni di territorio.

«Oltre alle quattordici meraviglie del mondo, ce ne sono altre due: lo champagne e i Beatles… che bevono champagne». A salire in cattedra è il più “rockettaro” del gruppo dei relatori AIS, Guido Invernizzi, che non ha mai fatto mistero della sua grandissima passione per lo champagne e che, durante Enozioni, ha condotto un’interessante masterclass sul rosé.

Storia, terroir e passione in un calice di eleganza

Lo champagne rosé è da sempre simbolo di eleganza e raffinatezza, ma anche il risultato di secoli di tradizione, innovazione e una costante ricerca che tende alla perfezione. Un vino che è l’incontro tra storia, terroir e passione. Come sostengono i francesi, infatti, ciò che rende unico lo champagne non è solo la qualità, ma anche la straordinaria capacità di combinare tradizioni antiche con innovazioni moderne, facendo sì che ogni bottiglia sia un racconto unico, che ha radici salde nella storia di una delle terre più affascinati del mondo del vino.

La storia delle bollicine: un viaggio nel tempo

Il fermento nel bicchiere ha inizio in Champagne? Non proprio. Già nel 1531 infatti, in Roussillon, veniva prodotto un vino frizzante, la Blanquette de Limoux, mentre la "bollicina" veniva usata per scopi medicinali già nel Medioevo. Si racconta infatti che i dottori dell’epoca lo consigliassero per migliorare la digestione e alleviare i disturbi allo stomaco. Ma già nell’antichità, il vino spumante era conosciuto e apprezzato, con riferimenti all'uso di "gleukos" (un vino dolce e frizzante), nei banchetti e nelle cerimonie.

Terroir: la magia del suolo

Il terroir dello champagne è fondamentale per la qualità del prodotto finale. Si sa che circa 70 milioni di anni fa, il mare si ritirò da quella che oggi è la regione della Champagne, lasciando dietro di sé strati di fossili marini e un terreno ricco di carbonato di calcio, noto come craie (spesso erroneamente chiamato gesso). Questo tipo di terreno, particolarmente permeabile, è in grado di accumulare acqua e calore, rilasciandoli lentamente durante la stagione più calda, creando un microclima ideale per la viticoltura. La regione però ha un clima non sempre facile. «I francesi dicono, scherzando, che la zona della Champagne è protetta solo dalla torre Eiffel che, oltre tutto, è bucata» racconta Invernizzi e citando questo modo di dire si riferisce alle correnti fredde del Nord che possono danneggiare le viti, costringendo i produttori a proteggere le coltivazioni con stufe in vigna. Nonostante queste difficoltà climatiche, la qualità dello champagne è irripetibile proprio per l’unicità di questo terroir. Ogni bottiglia racchiude il carattere distintivo della regione, che combina la mineralità del suolo con l’intensa luce solare (1680 ore di sole all’anno), garantendo la giusta acidità e il perlage fine e persistente.

La produzione dello champagne rosé

Due sono i metodi per creare la meraviglia “rosata” nel bicchiere: l’assemblaggio e la macerazione (o saignée). Il risultato di queste lavorazioni porta infatti a un vino speciale, dal colore delicato, che varia dal rosa pallido a sfumature più intense, con un profilo aromatico che unisce frutti rossi a note di lievito e brioche, fino a una nota amaricante, distintiva di questo vino.

Spesso, negli anni, si è associato questa tipologia all’universo femminile. Ma ha ancora senso fare tale associazione? «Il rosé è un vino da donne? Forse perché sono loro ad avere un olfatto superiore - spiega Invernizzi - A parte queste considerazioni, pensare allo champagne rosé come un prodotto femminile è riduttivo. Si tratta di un vino a tutto tondo, dotato di finezza e delicatezza, sì, ma anche di una struttura che si avvicina spesso a quella di un rosso. Alcuni rosé sono addirittura vini molto maschili».

Il Futuro dello Champagne Rosé

Nonostante la crisi che sta attraversando il mercato del vino in generale, lo champagne rosé sembra avere un futuro promettente. «Nel ventesimo secolo ha avuto il suo boom - spiega Invernizzi - e ha sempre avuto uno zoccolo duro di appassionati. È uno champagne tenuto molto in considerazione in Francia, anche se i mercati in cui è esploso sono gli Stati Uniti e l’Inghilterra». E se nel 2021, in Francia, il consumo di champagne rosé è calato, è invece parallelamente aumentato nell’emisfero sud e nell’Europa dell’est.

Lo champagne, in generale, è comunque un prodotto che ha dimostrato di essere resiliente, capace di affrontare le difficoltà con un "salvagente" solido grazie alla sua storia e la sua qualità inconfondibile. Quindi, anche se nel primo trimestre del 2024 si è registrato un calo generale delle vendite del 17%, con una diminuzione in Francia dell’8%, c’è stato comunque uno spostamento strategico verso le cuvée di valore e una maggiore attenzione alla qualità piuttosto che alla quantità, in un periodo di incertezze economiche globali. Il rosé, in particolare, resta tra l’altro una filosofia e un concetto che trascende la semplice etichetta di "vino". La macerazione e l'assemblaggio delle uve continuano a regalare un carattere unico nel bicchiere.

«L'Asia sta emergendo come mercato in rapida crescita per lo champagne rosé, con previsioni che parlano di un incremento del 6,08% fino al 2031, soprattutto in paesi come Corea del Sud, Cina e Giappone - racconta il relatore - Tali mercati stanno lentamente abbracciando il fascino di questo vino, contribuendo a proiettare lo champagne rosé verso un futuro radioso».

Ogni sorso, infatti, è una celebrazione di storia, arte e cultura che affonda le sue radici in secoli di sperimentazioni e perfezionamenti. Nonostante le sfide che la regione della Champagne sta affrontando, la costante evoluzione dello champagne rosé suggerisce che questo vino rimarrà uno dei protagonisti del panorama enologico mondiale, apprezzato tanto in Europa quanto nei mercati emergenti. Guido Invernizzi, infatti, non ha dubbi: «la sua versatilità e l’indiscutibile fascino continueranno a mantenerlo rilevante anche nei decenni a venire, perché lo champagne è speciale, un vero e proprio patrimonio da preservare, raccontare e, naturalmente, gustare».

La degustazione

Rosé Blanc de Noirs Grand Cru - Michel Arnould & Fils

All’esame visivo ha un piacevole colore salmone. Le bollicine sono piccole, fini e salgono a velocità media. Al naso «è charnu (carnoso ndr.)» come lo definisce il relatore. Si percepiscono la ciliegia, la mora e il lampone. «È un vino fragrante - spiega Invernizzi - perché si denotano fiori e frutti giovani e freschi. Inoltre, al naso, c’è un sentore che ricorda quasi una polverosità. Mi aspetto sapidità in bocca». All’esame gustativo si evince la tipica nota amaricante dei rosé e quasi un’iniziale nota tannica. Un vino che ha un finale di erbe officinali e genziana.

ADN de Meunier Brut Nature 2017 - Christophe Mignon

All’esame visivo ha un bel colore corallo. Al naso, invece, ha una nota di tostatura, quasi di torrefazione. Si percepisce la fragola, che ricalca un vitigno diverso rispetto al precedente e si evincono anche sentori di erbe officinali. Anche qui si sente una nota di boulangerie. Ha un naso molto elegante. All’esame gustativo si percepisce una bella acidità. «Questo è il vino perfetto per chi dice che il Meunier non ne ha - spiega il relatore e continua - In bocca è “crunchy”, pieno. Anche se qui non c’è il gesso, c’è la marna. Ha una bocca bella sapida, salina, polverosa». Ottimo in abbinamento ai crostacei, che hanno tendenza dolce.

Brut Rosé Prestige - J. Charpentier

Un vino color fiore di pesco tendente al ramato, con una bollicina piccola e lenta. Al naso si denota una bella freschezza e croccantezza. Si percepiscono inoltre delle note biscottate «sembra di mettere in bocca un biscotto Plasmon» commenta Invernizzi, ma anche di agrume a buccia arancione come il pompelmo rosa e il mandarino, e di piccolo frutto rosso. Chiara e netta anche le note di genziana, rabarbaro, di erbe di montagna, ma anche di borotalco e viola. «Ha un naso strepitoso» conclude il relatore. All’esame gustativo si percepisce una nota amaricante finale e agrumata. «Questo vino è meno muscolare, ma è leggiadro, armonioso».

Bulle de Rosé Premier Cru - Frederic Savart

All’esame visivo è di un bel rosato corallo con perlage sottile e persistente. Al naso è finissimo, ha una nota di arachide, ma anche l’eleganza del piccolo frutto rosso e del fiore. «Si percepisce poi anche una nota eterea - spiega Invernizzi e continua - non manca poi il sentore di boulangerie, che si sposta sempre di più verso la fetta biscottata questa volta con confettura di frutti rossi. Si evince poi anche il profumo delle caramelline alla violetta». All’esame gustativo si percepisce il rabarbaro, la genziana, «ma anche le Ricola alle erbe di montagna» aggiunge il relatore. Ha una bella sapidità e croccantezza di bocca. «È tondo, pieno, si sente la salivazione».

Pur Rosé - Morel Père & Fils

All’esame visivo è di un bel colore corallo, tendente al peonia. Al naso ha note di frutta matura e fiori, ma anche sentori di patisserie, di un pasticcino con piccolo frutto rosso. In bocca non ha molta acidità, ma ha una bella CO2 disciolta. È un vino adatto a piatti più impegnativi, come salumi, carni e primi piatti.

Amour de Deutz Rosé 2007 - Deutz

Ha un color fior di pesco tendende al ramato, quasi ruggine. Ha una bolla piccolissima. Al naso si percepiscono profumi terziari, una bella nota terrosa di fungo e umami. C’è anche un sentore di crosta di parmigiano. «Mi ricorda una cheese cake con i frutti rossi - commenta il relatore - ma si percepiscono anche fiori secchi e foglie». All’esame gustativo ha una bella croccantezza di frutto e una buona acidità. Ha un retrogusto di chicco di caffè e torrefazione. «In bocca questo vino è un LEGO, un mosaico dove tutto è perfettamente incastrato» conclude Invernizzi.