Sommelier on the road
Interviste e protagonisti
di Valeria Mulas
09 maggio 2024
Cosa ci fanno due sommelier di AIS Lombardia in India? Ce lo raccontano Adriana Valentini e Gianluca Casella, protagonisti di un servizio certamente fuori dal comune.
C’era una volta una giovane coppia indiana che, sognando un matrimonio indimenticabile, chiamò l’Associazione Italiana Sommelier di Lombardia.
Potrebbe iniziare così la favola di Tanya Agarwal e Shivom Bajaj, i due fortunati innamorati che ad aprile hanno coronato il loro sogno a Cochin, città dello stato indiano del Kerala, sulla costa sud-occidentale dell’India, con una cerimonia dal gusto internazionale, durata ben tre giorni, con 800 invitati e una macchina organizzativa formata da più di 250 collaboratori arrivati da mezza Europa.
Tra gli altri, chef londinesi, un pizzaiolo italiano per uno show acrobatico in mezzo agli ospiti, musicisti spagnoli e ballerine di flamenco in abito tradizionale. Per AIS Lombardia due sommelier: Adriana Valentini – giudice per London Competitions e wine consultant per Aethos Hotels - e Gianluca Casella – direttore corsi, degustatore e consulente –, entrambi a servizio durante il cocktail party del pre-matrimonio.
Abbiamo fatto una chiacchierata con loro per scoprire qualcosa di più di servizio, certamente differente dal solito, e del loro viaggio, che hanno raccontato sui social con l’hashtag #SommelierOnTheRoad.
Quanto tempo avete avuto per organizzare il servizio e come si è svolto?
Gianluca: «Dopo essere stati chiamati da Massimiliano Pace - Responsabile servizi AIS Lombardia – abbiamo avuto una serie di call conoscitive e organizzative con i responsabili del catering italiano e indiano, per definire l’agenda della nostra breve permanenza e capire i vari step, tra i quali la scelta dei vini. Scelta alla fine, purtroppo, un po’ imbrigliata dalle disponibilità effettive dell’hotel che ha ospitato l’evento».
Adriana: «Senza dimenticare che io ho anche dovuto far rinnovare al volo il mio passaporto in scadenza! Fino alla fine nessuno dei due credeva saremmo davvero partiti. Sembrava qualcosa di incredibile, anche perché il tempo era poco. Abbiamo avuto circa 3 settimane scarse per la logistica prima di partire e poi 72 ore tra viaggio e permanenza per realizzare il sogno degli sposini».
Alla fine com’è andata?
A: «Siamo arrivati già piuttosto provati dal lungo viaggio e solo dopo 3-4 ore scarse di sonno ci siamo presentati per il servizio alla buvette. Ma eravamo galvanizzati dal tutto e soprattutto sentivamo forte l’investitura di dare lustro alla divisa AIS in un’occasione internazionale. Ci hanno accolti tutti con molta curiosità e gentilezza… Siamo stati oggetto di molte foto, a dirla tutta!»
G: «Gli eventi ufficiali si svolgevano su tre giornate impegnando gli 800 ospiti. Noi eravamo di servizio nell’unica giornata in cui era permesso bere: il cocktail party di avvio, cui sarebbe seguito un evento solo per i parenti e poi la vera e propria cerimonia religiosa. Avevamo in mescita 4 vini dal respiro cosmopolita: un Chianti Classico, un Malbec argentino, un Sauvignon di Bordeaux e uno Chardonnay cileno. Gli ospiti, tutti appartenenti a ceti importanti, ci hanno fatto molte domande sui vini, chiedendo consigli soprattutto per il paring e di approfondimento gusto-olfattivo».
Come avete scelto i vini? Conoscevate il menu e come mai non è stata inserita nessuna bollicina?
G: «Sapevamo che ci sarebbe stato un menu a base di piatti vegetariani e vegani e abbiamo scelto i vini cercando, dove possibile, di mettere in luce la caratteristica speziata della cucina indiana. Avevamo inoltre una possibilità di abbinamento dei vini rossi con i 5 formaggi – tra cui il nostro Parmigiano Reggiano - presenti in assaggio. Ci erano stati chiesti esplicitamente solo vini fermi, motivo per cui non sono stati presentati spumanti».
Qual è stato l’elemento più sfidante del viaggio?
A: «Il caldo! Sono stati giorni terribili anche per loro, da quello che ci hanno detto. Inoltre, le tensostrutture allestite nel grande giardino dell’hotel per il party, seppur condizionate, non riuscivano a contrastare adeguatamente le temperature esterne. Abbiamo mantenuto sia i rossi che i bianchi in ghiaccio e acqua per favorire una temperatura di servizio adeguata».
G: «Anche l’organizzazione con diversi interlocutori in India non è stata molto agevole e diciamo che abbiamo dovuto metterci molto della nostra capacità per dipanare alcuni imprevisti, ma fa parte del lavoro e alla fine anche dell’esperienza».
Qual è stato il vino preferito dagli ospiti?
G: «A dispetto dei numerosi assaggi di rosso, piano piano le preferenze si sono spostate sui bianchi, complice anche la temperatura troppo elevata. Il nostro Chianti ha avuto un numeroso gruppo di estimatori, che ha anche chiesto maggiori informazioni sulla zona e sulla denominazione Classico. In generale gli ospiti erano piuttosto preparati e molto curiosi».
Scusate, passiamo ad una domanda un po’ più frivola: ma alla fine com’erano vestiti gli ospiti?
A: «Gli ospiti erano per lo più in abiti occidentali. Alcune signore avevano delle stole di seta che potevano ricordare la tradizione, ma in generale si erano scelti per l’occasione vestiti da cocktail, quindi semi-formali, ma comunque eleganti. La sposa aveva un abito di pizzo sull’azzurro e lo sposo un completo di lino rosa con camicia bianca».
G: «Abbiamo notato un gruppo di persone vestite di rosa, quasi a riprendere l’abito dello sposo. Ci hanno poi confermato che il rosa è il colore usato dai parenti maschi più stretti degli sposi in queste occasioni. Il padre della sposa aveva scelto una giacca azzurra in pendant con l’abito della figlia».
Cosa vi portate a casa da questa esperienza?
A: «Devo dire che anche se ho fatto tante esperienze all’estero, questa mi ha dato un input diverso, perché in poco tempo abbiamo dovuto mettere la nostra professionalità di sommelier italiani al servizio di una cultura diversa. Riuscire a fare al meglio il nostro lavoro, anche in mancanza di sonno e con delle condizioni davvero molto diverse da quelle cui siamo abituati, mi ha insegnato quanto sia importante concentrarsi su un obiettivo e quanto la conoscenza di una lingua, come l’inglese, sia fondamentale. AIS in questo momento, giustamente, sta puntando molto sul formare i sommelier anche in lingua inglese e questa esperienza dimostra la lungimiranza di questa visione. Sono, poi, davvero felice di aver potuto fare questa esperienza con Gianluca, con cui già avevo avuto modo di lavorare e con cui c’è un grande feeling collaborativo».
G: «C’è prima di tutto l’orgoglio di essere stati scelti per portare il nome e la fama di AIS in India e poi l’esperienza internazionale è pazzesca! Altamente formativa. L’affiatamento con Adriana è stato fondamentale perché in un’occasione così nuova, la velocità di collaborazione e di risposta anche senza parlare è davvero importante. Forse quello che più mi porto a casa, però, è la sensazione che dobbiamo scendere un po’ dal piedistallo a livello di figura professionale. L’estero ti insegna che devi arrivare con la mente sgombra e metterti davvero al servizio dell’altro con le risorse che hai in quel momento, anche fuori dalla tua personale comfort zone».
Speriamo allora ci siano altre occasioni, che ne dite?
«Siamo assolutamente pronti, la valigia è già sotto al letto e noi ormai siamo organizzatissimi!»
Non possiamo che augurarci che questa sia solo la prima puntata della serie “Sommelier on the road” e, visti anche i complimenti ricevuti dall’organizzazione indiana, che ci siano altre occasioni per portare la competenza, la professionalità e il savoir faire di AIS nel mondo.
Il vino in India
Niente bollicine ci hanno detto Adriana Valentini e Gianluca Casella. Come mai? I dati statistici, in effetti, mostrano una preferenza del consumatore indiano, mediamente giovane e benestante, verso i vini fermi e premium, ma ancora non così rilevante sugli sparkling wine.
Quello indiano è un mercato, in generale, in forte crescita per il vino, nonostante vincoli normativi e tassazione elevata lo trasformino in un bene di lusso, soprattutto rispetto agli standard internazionali. Dal 2017 al 2022 il totale dei litri consumati in India è passato da 27,5 a 37,5 milioni e la previsione arriva per il 2027 a toccare i 66 milioni di litri.