Un Gewürztraminer fuori dagli schemi

Un Gewürztraminer fuori dagli schemi

L'aromatico italiano
di Massimo Zanichelli
20 novembre 2025

Meno conosciuto rispetto a quello prodotto della Bassa Atesina, il Gewürztraminer della Valle Isarco ne rappresenta un controcampo espressivo. E quello di Zöhlhof in special modo.

È aromatico, fortemente aromatico, decisamente riconoscibile, sempre generoso, spesso esuberante: portabandiera del bianco altoatesino, il Gewürztraminer ha origini meno antiche di quanto non si pensi, specie nella sua culla d’elezione, la Bassa Atesina di Termeno, la cui secolare tradizione viticola risale sì alla metà del XII secolo e quella vinicola al 1247 (spedizione del vino di Termeno al vescovo di Trento), ma il cui vino di riferimento non era il Gewürztraminer bensì il Lagrein Bianco, anche quando veniva indicato nei documenti del XVI secolo come Traminer Hauptwein o Weißer Lagrein Traminer Wein, come scrive Roland Zwerger nel capitolo Un paese, due vini. Gewürztraminer e Lagrein Bianco contenuto nel bel libro collettivo Vino in Alto Adige. Storia e presente di un territorio vinicolo unico (Athesia 2025). Il Gewürztraminer che conosciamo arriva nella zona di Termeno molto tempo dopo, tra il 1876 e il 1869, per mano dell’arciduca Giovanni d’Austria che lo aveva introdotto alla metà del secolo nella zona di Appiano. Il successo di questo vino è stato via via crescente: dagli anni Ottanta a oggi la superficie è quadruplicata. Nel 1979 contava 146 ettari (di cui 26 a Egna e 24 a Termeno), mentre oggi gli ettari sono 633, che rendono il gewürztraminer la terza varietà più coltivata della regione dopo pinot grigio (694) e chardonnay (636).

Anche in Valle Isarco, territorio laterale della regione così diverso dalla Bassa Atesina (segue il corso dell’Isarco e non dell’Adige, incuneandosi in una lunga vallata nord-orientale verso il Brennero), il gewürztraminer ha avuto dal 1961 a oggi un aumento di crescita significativo: dallo 0,2% è passato al 13% per una cinquantina di ettari complessivi (qui il pinot grigio è il fanalino di coda, mentre le uve più coltivate sono il kerner, il sylvaner e il müller thurgau). Se cercate una versione di Gewürztraminer meno aromatica e opulenta, quella prodotta in Valle Isarco – la punta viticola più settentrionale della Penisola con tanta luce, alte quote e forti escursioni termiche – fa al caso vostro: meno esuberante e più stilizzata.

Il Gewürztraminer che Josef Michael Unterfrauner e il figlio Wolfgang producono nel loro maso Zöhlhof sulle alture di Velturno lo è poi in particolar modo. Da un impianto del 1993 esposto a sud a 670 metri di quota nascono due versioni, prodotte da agricoltura biologica e fermentazioni spontanee. Il Gewürztraminer 2022, vinificato in acciaio, offre fermenti olfattivi di rose e litchi, ha un sorso succoso e longilineo, contrastato e persistente, con un ritorno di rosa e soprattutto di polpa di litchi, chiusura sapida (i terreni sono magri e scistosi) e un’idea di essenza sparpagliata nell’aria. Il Gewürztraminer G. 2022 (dove «la G puntata sta per Gewürztraminer in purezza e punto», mi dice Josef) viene pigiato con i piedi in un cassone come tutti i vini in legno della casa, fa fermentazione sulle bucce per cinque giorni, un anno di botte grande e sei mesi in acciaio. Il colore è più acceso, un giallo dorato vivo, l’olfatto è intriso di sentori macerativi accompagnati da elementi fresco-aromatici, il palato è denso senza essere statico, ampio, espressivo, spontaneo, sapido. Un Gewürztraminer amplificato e alternativo.