Il vino bio francese non è in forma

Il vino bio francese non è in forma

La Francia in presa diretta
di Samuel Cogliati Gorlier
04 luglio 2025

I dati rivelano che tutto il comparto è ufficialmente in arretramento o in stallo. Con qualche eccezione.

L’agricoltura biologica francese vive un piccolo paradosso. I dati 2024 parlano di una spesa alimentare per il bio in aumento (0,8%), ma di un arretramento molto sensibile delle superfici coltivate (–110 mila ettari in due anni). Il paradosso è solo apparente: semplicemente chi compra bio si accolla un aumento dei prezzi. Ma nel complesso gli acquisti sono in calo, soprattutto per i prodotti di origine animale (carne, pesce, latticini). 

Vanno meglio i prodotti vegetali, in sintonia con una sensibilità sempre più veg dei clienti. Anche il vino è un’eccezione in questa tendenza. Assieme a frutta e verdura, fa segnare vendite in territorio positivo (+8%). A trainarle, le enoteche e le vendite dirette in azienda, oltre all’export (addirittura +10%), mentre la Gdo è in affanno. 

Non è però oro tutto ciò che luccica. La produzione e le superfici vitate bio sono in calo (–6.724 ettari, ossia –4%) per la prima volta dopo un decennio di crescita. Peggio ancora le conversioni dal convenzionale, che si contraggono per il terzo anno consecutivo, e nel 2024 più che in passato, complice un meteo sfavorevole. A fine anno il totale era di 181 mila ettari bio (di cui 39 mila in conversione), il 21% del totale nazionale. I dati rivelano che, proporzionalmente, sono le aziende medio-grandi (oltre i 10 ettari) ad abbandonare il biologico, mentre i piccoli e soprattutto i piccolissimi produttori (rispettivamente meno di 4 e meno di 1 ettaro) crescono per numero. 

A soffrire di più sono le regioni del Sud: –13% in Aquitania (Bordeaux e limitrofi) e –6% in Occitania (Languedoc, Roussillon, Sud-ovest), del resto in crisi a prescindere dal bio. Va un po’ meglio nel Nord del Paese. 

Il biologico continua la sua progressione in Alsazia (attorno al +5%), dov’è ormai fortemente consolidato, e in Borgogna (+6% circa), ad eccezione dell’Yonne. Bene anche la Champagne, che deve recuperare un forte ritardo. Qui superficie e numero di aziende continuano ad aumentare, anche se dopo l’infausta campagna 2021 le conversioni hanno frenato. Tra Reims, Épernay e Troyes si contano 2.772 ettari bio (di cui 532 in conversione), +1,5% rispetto all’anno precedente. Ancora meglio il numero di produttori, +2,7%, per un totale di 641 domaines. A distinguersi per dinamismo, i Grand cru di Aÿ, Verzy, Verzenay e il Barséquanais. •