La Champagne e lo status quo del packaging

La Champagne e lo status quo del packaging

La Francia in presa diretta
di Samuel Cogliati Gorlier
04 ottobre 2024

Confronto aperto sull’obbligatorietà della coiffe. Tra favorevoli e contrari, ricerche di mercato e sostenibilità.

Si chiama coiffe ed è il foglio di alluminio che ricopre tappo e collo della bottiglia di champagne. Dal 2023 l’Unione europea ha reso il suo uso facoltativo. Ma le istituzioni della Champagne non ci stanno: poco dopo il provvedimento di Bruxelles hanno creato un gruppo di studio, le cui conclusioni sono state rese note di recente. Riferiscono che in Francia, Usa e Regno Unito – i tre mercati principali dello champagne – la coiffe è percepita come elemento identitario cruciale.

Il Comité Champagne dichiara: «una bottiglia senza coiffe porterebbe a fare confusione, inducendo a pensare al sidro, alla birra, se non all’acqua effervescente». Il Civc sottolinea che il collarino rappresenta lo 0,6% delle emissioni di CO2 della filiera (senza però quantificarle). Così le istanze ufficiali (Sgv-Odg) hanno da poco presentato all’Inao, che la starebbe valutando, la richiesta di introdurne l’obbligo nel disciplinare dell’appellation, eventualità consentita dalla normativa Ue. 

Lo scopo della liberalizzazione era diminuire l’impatto inquinante di un oggetto in alluminio. Anche se i fabbricanti stanno immettendo in commercio nuove coiffex in carta o più facilmente riciclabili, alcuni attori della filiera restano per la libertà di scelta. «È l’indicazione che abbiamo dato ai nostri aderenti – dice Jérôme Bourgeois, presidente dell’Association des Champagnes Biologiques –, che mi sembrano in vari casi propensi a toglierla». Peraltro diversi di loro l’hanno già fatto. Olivier Horiot, referente del collettivo dei vignaioli dissidenti rincara: «Vogliamo solo che la coiffe non sia imposta, e che ognuno possa decidere. Una bottiglia senza alluminio è più ecologica ed è anche molto bella. Abbiamo provato a discuterne direttamente con il sindacato, ma non c’è stato dialogo. La decisione era già stata presa, probabilmente per motivi economici». Horiot assicura che se la revisione del disciplinare sarà accolta dall’Inao, i dissidenti faranno appello.