Barone Pizzini: «Il biologico è il mezzo. Il fine, la qualità»

La Verticale
di Sara Missaglia
24 luglio 2025
L’azienda franciacortina di Provaglio d’Iseo racconta la sua visione sostenibile con una verticale del Franciacorta Bagnadore Riserva
C’è un’idea forte, quasi una dichiarazione d’intenti, che sintetizza il lavoro quotidiano in vigna e in cantina a Barone Pizzini: «Il biologico è il mezzo. Il fine, la qualità». Sono parole di Silvano Brescianini, enologo, amministratore delegato e anima della trasformazione moderna di questa storica cantina della Franciacorta, fondata nel 1870. Una filosofia produttiva che non è solo approccio agricolo, ma visione strategica, culturale ed estetica.
Un’eredità nobile, una guida visionaria
Barone Pizzini è tra le aziende fondatrici della Franciacorta moderna: aderì alla DOC già nel 1967 e nel 1971 produsse il suo primo Metodo Classico. La vera svolta, però, arriva negli anni Novanta con l’ingresso di Silvano Brescianini che, dopo un’esperienza nell’alta ristorazione, porta nuova linfa all’azienda. Nel 1998 avvia i primi test in viticoltura biologica, culminati con la certificazione ufficiale nel 2001, la prima in Franciacorta. Oggi Barone Pizzini è anche Biodiversity Friend, certificata vegan dal 2025, e tra le poche aziende ad aver calcolato la propria carbon footprint. Accanto a Barone Pizzini, Brescianini guida anche Pievalta nelle Marche e Poderi Ghiaccioforte in Maremma, portando la stessa filosofia produttiva su tre territori distinti.
Cantina trasparente, vino coerente
La cantina in Franciacorta, realizzata nel 2007 secondo criteri di bioarchitettura, riflette la trasparenza produttiva: cucina a vista, cantina a vista. Tutto è leggibile, accessibile, narrabile. I vigneti coprono 54 ettari, divisi in 29 microparcelle vinificate separatamente per esaltare la diversità pedoclimatica. Le fermentazioni avvengono in acciaio o barrique, a seconda della vocazione dell’uva. Per le riserve più ambiziose, come il Bagnadore, si adotta la fermentazione integrale in legno, con batonnage manuale (47 colpi a botte), e affinamenti prolungati sui lieviti (fino a 72 mesi). La tecnologia è selettiva: il remuage è affidato al giropallet per garantire uniformità. «Non è romantico, ma è preciso: 78 posizioni uguali per ogni bottiglia.» spiega Brescianini. Anche i dettagli contano: il tappo scelto per le cuvée di lungo affinamento è il Diam, per neutralità, sicurezza e longevità.
Una produzione che racconta il territorio
I vigneti di Barone Pizzini si estendono per circa 60 ettari, suddivisi in micro-parcelle distribuite tra le zone più vocate della Franciacorta. Ogni parcella è gestita con criteri rigorosamente biologici, permettendo di valorizzare le specificità microclimatiche e pedologiche di ciascuna area. La produzione annuale si attesta intorno alle 370.000 bottiglie, ottenute da fermentazioni condotte in acciaio o barrique a seconda delle caratteristiche del vino, con affinamenti sui lieviti prolungate per le etichette di punta. Tra i vini più rappresentativi l’Animante, in cui viene impiegato anche l’Erbamat per garantire freschezza e verticalità. C’è poi il Riserva Bagnadore, una delle espressioni più pure e longeve della cantina, così come il Satèn, il Rosé e il Golf 1927, un Brut che omaggia la lunga storia del brand. ll Bagnadore Rosé di Barone Pizzini, già alla sua annata d’esordio del 2011, ha conquistato un risultato straordinario, sfiorando la perfezione con un punteggio di 98 su 100 assegnato da James Suckling. Un traguardo senza precedenti per un vino italiano prodotto con Metodo Classico e per un Franciacorta, che mai prima di allora avevano ottenuto un riconoscimento di questo livello su una guida di così ampio prestigio.
Bagnadore Riserva: un Franciacorta di sostanza e verità
Il Franciacorta Riserva “Bagnadore” rappresenta l’essenza più profonda e autentica della cantina, il suo simbolo indiscusso. È un vino che viene prodotto esclusivamente nelle annate considerate eccellenti, a sottolineare la sua natura di esclusività. Alla base c’è un blend classico, elegante e consolidato: 60% Chardonnay e 40% Pinot Nero. Questa proporzione è ormai un riferimento costante, anche se occasionalmente può variare leggermente in funzione dell’andamento climatico di un’annata. L’annata 2016, in particolare, racconta con forza e precisione la profondità e la coerenza del progetto. Le uve provengono dal vigneto Roccolo, un appezzamento di 3,9 ettari situato a 220 metri sul livello del mare, dove le viti, con trent’anni di età, affondano le radici in un suolo di origine morenica, caratterizzato da sabbie fini colluviali e un substrato ciottoloso estremamente drenante. Il sistema di allevamento è il Guyot, con una densità di 6.000 ceppi per ettaro. La vinificazione avviene con una pressatura soffice delle uve e una fermentazione in barrique di primo e secondo passaggio, seguita da un periodo di otto mesi di maturazione. Dopo la presa di spuma, il vino riposa per almeno 72 mesi sui lieviti, un affinamento lungo che contribuisce alla sua complessità e struttura. Un vino che non rincorre il tempo, ma lo interpreta. Il nome Bagnadore ha le sue radici nella geografia e nella storia locale. Si riferisce a un piccolo torrente che scorre tra le colline della Franciacorta, attraversando anche i vigneti della tenuta di Barone Pizzini, in particolare quelli della zona del Roccolo. Questo corso d’acqua, oltre a contribuire al microclima del territorio, è legato alla memoria della famiglia Ghitti, storici proprietari della residenza situata nei pressi del ruscello. Non a caso, Pierjacomo e Piermatteo Ghitti erano noti in paese proprio come “i Bagnadore”, un soprannome affettuoso che ha finito per dare il nome anche al vino simbolo della cantina. Il Bagnadore Riserva è un omaggio alla terra, alla storia e alle persone che l’hanno abitata e rispettata, trasformando un luogo in un’identità da degustare.
La verticale
Franciacorta Dosaggio Zero DOCG Bagnadore Riserva
2008
Si presenta con un colore dorato intenso, ricco e profondo, che anticipa l’evoluzione e la nobiltà del sorso. Il perlage, nonostante il fattore “tempo” , conserva brillantezza e vivacità, segno di una grande tenuta. Al naso colpisce la complessità aromatica: si apre con sentori di fiori secchi e scorze d’agrumi, seguiti da toni fruttati di pesca gialla e albicocca disidratata. Seguono note più evolute di pan brioche, mandorla tostata e un accenno di nocciola, che si integrano con eleganza a sfumature di mela matura, zenzero candito e pasticceria raffinata. In bocca è sorprendentemente vibrante, con una salinità decisa che sostiene la struttura. Il finale è lungo, setoso, quasi croccante, con una freschezza che stupisce per una cuvée che ha attraversato ben 17 anni. Un vino che dimostra con autorevolezza come il tempo, qui, sia un alleato.
2009
Frutto di un’annata regolare e ben soleggiata, questa versione del Bagnadore mostra un profilo solido e centrato. Al naso si esprime con eleganza su toni affumicati e ricchi di sfumature: si riconoscono la frutta secca tostata, come la nocciola e la mandorla, insieme a un agrume candito fine e persistente. Le note di pasticceria – pan di Spagna, crema e pasta frolla – aggiungono una dimensione generosa e invitante. In bocca colpisce per la sua acidità ancora viva, che regala tensione e allungo al sorso. La sensazione tattile è gessosa e talcata, con un'eleganza che cresce progressivamente e una persistenza che termina in una chiusura sapida, precisa e profondamente coerente. Una bottiglia che dimostra equilibrio, armonia e capacità di invecchiamento.
2014
Annata inizialmente vista con sospetto per via delle condizioni climatiche non semplici, si è invece trasformata in una delle sorprese più felici per Barone Pizzini. Il profilo aromatico è fine e articolato: si distinguono profumi di mela croccante e pera matura, accompagnati da fiori bianchi freschi e un agrume maturo e profondo che richiama il cedro. Emergono in seconda battuta note burrose e di lievito, che ricordano il pane appena sfornato e il burro d’alpeggio. La croccantezza al palato è immediatamente percepibile: il sorso è netto, definito, e gioca su un perfetto equilibrio tra freschezza acida e una cremosità soffice e avvolgente. Il finale è lungo, elegante, con un'energia sottile e un'evoluzione che promette grandi soddisfazioni nel tempo.
2016
Il colore è più tenue rispetto ad altre annate, con riflessi oro pallido che lasciano trasparire eleganza e finezza. Il perlage è finissimo, quasi etereo, a sottolineare la qualità dell’affinamento. Al naso si apre un ventaglio ampio e stratificato di profumi: mela renetta, limone fresco, crosta salata, vaniglia fine e anice stellato, il tutto fuso con delicate note di crema pasticciera. Cedro e bergamotto aggiungono un tocco agrumato e sofisticato, mentre ritorni di zenzero fresco amplificano la sensazione di vitalità. In bocca è voluminoso e stratificato, con una tessitura salina e vibrante. La persistenza è lunga, quasi interminabile, con una mineralità che resta viva a lungo sul palato. Le viti trentennali coltivate accanto a un bosco – che modula il microclima e favorisce biodiversità – si esprimono in un sorso complesso, dinamico, profondo. Un vino strutturato e raffinato, che rappresenta in modo limpido e luminoso l’identità e la filosofia della cantina.
Anteprima 2017
Con sboccatura prevista per l’inizio del 2026, questa annata in anteprima mostra già ora una personalità promettente, pur ancora in fase di sviluppo. Il naso è in evoluzione e rivela delicate fragranze di frutta a polpa bianca, come mela e pera, accompagnate da fiori freschi di campo, agrumi vibranti e una sottile nota di crosta di pane che richiama la fermentazione lunga. In bocca è teso, slanciato, con una sapidità marcata e una verticalità che colpisce per precisione e nitidezza. Meno cremoso rispetto ad altre annate più mature, mostra una freschezza salina molto pronunciata e un potenziale di crescita straordinario. Una base solida su cui il tempo potrà lavorare con efficacia, donando ulteriore complessità a un vino già oggi vibrante e diretto.
Barone Pizzini non è solo una cantina storica, ma un laboratorio d’idee e di metodo, dove ogni scelta, dalla vigna alla bottiglia, è motivata da una visione chiara. Con il Bagnadore Riserva, questa filosofia prende forma e ne diventa testimonianza, diventando espressione autentica di territorio, tecnica e responsabilità ambientale. Silvano Brescianini è decisamente soddisfatto: la produzione è limitata, ma a una unicità, non si può chiedere di più.