La Corte, quel sangiovese in purezza che non poteva chiamarsi Chianti

La Corte, quel sangiovese in purezza che non poteva chiamarsi Chianti

La Verticale
di Alessandro Franceschini
22 novembre 2022

Per festeggiare i 125 anni di Castello di Querceto, una verticale per ricordare la genesi e l’evoluzione di uno dei suoi più importanti cru, la Corte, commercializzato per la prima volta nel 1978.

Franco Colombani, indimenticato patron e sommelier dell’albergo e locanda del Sole di Maleo, se ne innamorò a tal punto che, sebbene fosse ancora solo uno vino da damigiana per pochi intimi, ne volle comprare la metà della produzione dell’annata 1970, equivalente a circa 457 bottiglie. “E lo pagò 3500 lire a bottiglia, quando all’epoca un Chianti ne costava mediamente 800”.
Un aneddoto interessante quello ricordato recentemente, durante un incontro milanese, da Alessandro François, al timone di Castello di Querceto, una delle poche aziende del Chianti Classico ancora di proprietà di un’unica famiglia sin dalla sua fondazione, datata 1897, tanto da festeggiare proprio quest’anno il suo 125esimo anniversario.

Il vino che Colombani conservò nella cantina di quello che un tempo è stato uno dei templi dalla ristorazione nazionale, si chiama oggi Chianti Classico Gran Selezione La Corte e allora non era ancora in commercio, né tanto meno era vendibile all’interno della denominazione. Sebbene, infatti, abbia visto la luce per la prima volta nel 1978, bisognerà aspettare il 2017 per vederlo vestito con il nome del suo territorio, poiché scontava un "difetto"; era un sangiovese in purezza.

Da sinistra: Simone François, insieme al padre Alessandro, durante la presentazione presso l'Hub di Identità Golose a Milano

La Corte è un cru di 3,4 ettari situato nel territorio di Greve in Chianti in quel della località Dudda. Fu Carlo François, nonno dell’attuale proprietario Alessandro, a piantare solo sangiovese in questa vigna nel 1899 e a vinificarlo in purezza nel 1904 (ne restano ancora in cantina alcune bottiglie), intuendo pionieristicamente le potenzialità di questa varietà, in un’epoca nella quale dominava la promiscuità delle colture in vigna e non certo la specializzazione, e nella quale il vitigno principe della viticoltura chiantigiana e toscana veniva sempre vinificato insieme ad altre varietà, come la famosa ricetta del Barone Bettino Ricasoli aveva stabilito. 

Dal 2017 è diventato anche Gran Selezione e sebbene i primi vigneti che hanno prodotto per circa 70 anni siano stati sostituiti da dei nuovi, ma pur sempre ricavati dalle potature delle prime viti, il Chianti La Corte continua a rappresentare una parte importante della storia di questa azienda e dell'intera denominazione.

La verticale

Oggi le 12/15 mila bottiglie annue di Chianti Classico Gran Selezione La Corte derivano sempre dallo stesso vigneto con esposizione a sud/sud-ovest e situato ad una altitudine tra i 440 e i 470 metri. Tanta sabbia, circa il 70%: è questa la principale composizione del terreno di questo cru, povero invece di argilla e calcare, dove il sangiovese è allevato a Guyot/Cordone speronato con una densità di 5.500 ceppi per ettaro.
Dal 2017 la decisione di procedere con estrazioni più delicate e soffici, nonché quella di ridurre il tempo di permanenza in legno, oggi 12 mesi in barriques e tonneaux non nuove, segna, come sottolineato dalla proprietà, l’inizio di un nuovo corso per questo vino.

Chianti Classico Gran Selezione La Corte 2017
Potente, ricco, ma senza mai essere sopra le righe. Figlio di un millesimo non certo facile – gelate in aprile e poi una forte siccità da metà maggio a fine agosto – l’altitudine delle vigne e il sottosuolo ricco di acqua hanno consentito a questo vino di mostrare un tratto non solo maturo e a tratti piacione, ma anche un equilibrio di buona fattura al palato. Le note di ciliegia si fondono con quelle di cacao e marron glacé, mentre al palato i tannini si donano ben levigati, setosi e avvolgenti.

Chianti Classico Gran Selezione La Corte 2018
Il tratto mediterraneo, ricco di note che ricordano l’alloro e le erbe officinali, è probabilmente la cifra stilistica principale di un vino quasi severo nel suo incedere, dove le sfumature ematiche si fondono perfettamente con quelle che ricordano le ciliegie non mature e tocchi di pepe. Fresco e soprattutto sapido, ha un tannino di grana fine e una tensione avvertibile molto intrigante e piacevole.

Chianti Classico Gran Selezione La Corte 2019
La ricchezza delle spezie, delle note legate al rovere, con tocchi di cioccolato e vaniglia tradiscono la gioventù di un vino che tra qualche mese entrerà in commercio e che ha ancora bisogno di assestarsi in bottiglia. Freschezza e un tannino di bella fattura non mancano e lasciano intravedere una bella evoluzione.

Colli della Toscana Centrale IGT La Corte 1997
Il millesimo è di quelli molto famosi e nei primi anni del nuovo millennio catalizzò l'attenzione di buona parte della critica nazionale e internazionale, soprattutto nei vini toscani. Dal colore appena aranciato sull’unghia, questo campione mostra uno stato di grazia davvero invidiabile per finezza e piacevolezza complessiva, soprattutto dal punto di vista aromatico. Delicate note floreali e di erbe mediterranee fanno da contraltare a quelle di mirtilli, menta, polvere di cacao e grafite. Al palato l’acidità è ben presente e il tannino è vivo, sebbene un filo asciutto.

Colli della Toscana Centrale IGT La Corte 1998
Le note terziarie che ricordano i funghi e il sottobosco, con una breve ossigenazione, ci fanno entrare in una dimensione quasi opposta rispetto al millesimo precedente, seppure con un solo anno di differenza, caratteristiche riscontrata anche nel campione dell’annata 1999. Il tratto mediterraneo è sempre ben presente, così come la presenza di un frutto maturo ma non sfibrato, con note di violetta e lavanda. Fresco e discretamente sapido, ha un tannino vivo, ancora masticabile.

Colli della Toscana Centrale IGT La Corte 1999
Al naso è un rincorrersi di note pepate e speziate, con evidenti tratti terziari che ricordano anche in questo caso il sottobosco e i funghi, con sfumature più delicate e piacevolmente floreali. Al palato comincia a essere stanco, poco fresco e reattivo, con un tannino ruvido, quasi ingessato, dalla grana irrisolta e asciutta.  

Colli della Toscana Centrale IGT La Corte 1978
Il millesimo, si legge nella scheda aziendale relativa all’annata, è stato di quelli positivi a Greve, con un clima asciutto tra luglio e settembre che ha portato a vini “fitti e austeri”. A 44 anni di distanza dalla sua prima commercializzazione, è un vino che mostra ancora non solo una solida struttura complessiva, ma anche un’integrità e una eleganza sorprendenti. Note di canfora e foglie secche si alternano a quelle di  liquirizia e castagne. In bocca la freschezza è viva così come la sapidità, e il tannino, ancora lievemente presente, ha una grana pimpante, che dona scorrevolezza e dinamicità a tutto il sorso.