La Rùfina di Castello del Trebbio. La verticale di Chianti Riserva Lastricato

La Rùfina di Castello del Trebbio. La verticale di Chianti Riserva Lastricato

La Verticale
di Alessandro Franceschini
10 maggio 2023

Dieci annate di uno dei cru più significativi della Rùfina, la più piccola delle sottodenominazioni del Chianti. Una fotografia nitida di un territorio di grande pregio, forse ancora da scoprire nella sua più intima essenza.

È un Chianti, anche se probabilmente questa famosa denominazione non lo rappresenta completamente. Il suo territorio è posizionato a due passi da Firenze, ma appena vi si entra si apre uno scenario completamente differente, pedemontano e appenninico. La sua uva principe è il sangiovese, dal quale però nascono vini che qui assumono connotazioni spesso più rigide, sottili, a volte anche nervose, ma nel migliore dei casi delicate, se non proprio eleganti. 

Stiamo parlando della Rùfina, la più piccola delle sette sottodenominazioni che compongono quel macro universo che porta con se il generico nome di Chianti, ma al tempo stesso quella che probabilmente si distacca maggiormente dalle altre sorelle. È un Chianti che possiamo certamente definire "di montagna", ed è una denominazione che ha inoltre potenzialmente tutte le carte in regola per poter essere considerata quanto mai attuale in questo periodo storico, grazie a vini che, al netto dei diversi stili aziendali – 22 produttori, 750 ettari iscritti che danno origine mediamente a 27mila ettolitri l’anno, vale a dire 3,5 milioni di bottiglie – riescono a respingere eccessive maturazioni dovute al cambiamento climatico in atto, conservando un profilo più leggiadro, a dimostrazione che quelli che un tempo potevano essere considerati dei limiti, oggi sono diventati a tutti gli effetti dei pregi.

La degustazione si è svolta mercoledì 3 maggio presso il ristorante Joia di Milano. È stata condotta da Gabriele Gorelli, primo Master of Wine italiano, e Stefano Casadei, patron dell'azienda

Castello del Trebbio e il cru Lastricato

È in questo scenario che si trova una delle aziende più storiche di questo territorio, vale a dire Castello del Trebbio, realtà geograficamente più defilata rispetto alle altre, quanto centrale dal punto di vista storico. Costruito intorno al XII secolo, nelle stanze di questo Castello si ordì quella che è passata alla storia come la “Congiura dei Pazzi”, fallimentare tentativo di rovesciare il potere dei Medici a Firenze nel 1478 e che invece ebbe l’effetto di consolidarlo ancor di più.

Di proprietà della famiglia Baj Maccario dal 1968, vede al timone insieme ad Anna Baj Maccario, il marito Stefano Casadei, che nel corso del tempo, soprattutto a partire dagli anni ’90, ha progressivamente cambiato l’impostazione dell’azienda, introducendo quello che oggi viene chiamato internamente un approccio Biointegrale, che fa sue sia pratiche biologiche che biodinamiche, ma al tempo stesso un filosofia integralmente sostenibile in tutte le attività presenti nel Castello.

Lastricato è il nome di uno dei suoi vini di punta, una Riserva di Chianti Rùfina che nasce da un omonimo e singolo vigneto di 4,5 ettari, posizionato tra i 270 e i 315 metri nei pressi della località Doccia. Nei suoi terreni si trovano argilla e scheletro di matrice calcarea, con la presenza di lastre di scisto, peculiarità che ha poi dato il nome della vigna.

È il protagonista della nostra verticale e con l’annata appena entrata in commercio, la 2018, si presenta anche con il nome di Terraelectae, un marchio collettivo creato dal Consorzio per identificare la parte più importante e sommitale della piramide qualitativa dei vini di questo territorio: solo vini da singole vigne (ogni produttore ne può scegliere solo una), solo sangiovese, solo Riserva (30 mesi di invecchiamento complessivo).

Stefano Casadei mentre illustra le caratteristiche del vigneto denominato "Lastricato"La degustazione

Dieci annate, dal 1990 al 2018, e in mezzo tanti cambiamenti sia in cantina – dall’acciaio alle anfore passando per legni piccoli e grandi di varie dimensioni e provenienze – che in vigna, con il rinnovo dei vigneti nel 1995.
Non facile, quindi, trovare un comun denominatore perché, al netto di annate ovviamente anche molto diverse, lo stile è progessivamente cambiato, in modo importante, caratterizzando in modo deciso alcuni millesimi. Le delicate note di macchia mediterranea, di erbe aromatiche, a volte più amare, altre volte più gentili, accompagnano probabilmente i campioni che ci sono parsi più eleganti, spesso caratterizzati da una freschezza sempre molto succosa e che, nei millesimi più riusciti, rende il sorso scattante e dinamico. 

Il Lastricato è un vigneto particolarmente studiato all'interno dell'azienda, grazie a una zonazione che ha identificato cinque unità vocazionali che si distinguono non solo per la composizione dei terreni, ma anche per la profondità degli stessi e che quindi, come ha sottolineato Stefano Casadei durante la degustazione, consentono di ottenere uve perfette, a seconda della posizione, sia in annate calde che fredde.

Chianti Rùfina DOCG Riserva Lastricato 1990
Probabilmente non era sangiovese in purezza, affinava in botti da 30 ettolitri e la vigna era strutturata con logiche completamente diverse rispetto a quelle attuali, con cloni di sangiovese orientati più alla quantità che non alla qualità e alle basse rese. Nonostante questo e complice probabilmente un’annata che anche da queste parti è stata molto positiva, quello che oggi si trova nel bicchiere è un vino che non solo si beve agevolmente, ma che non mostra segni di stanchezza particolarmente evidenti.
Di color granato, di bella trasparenza, mostra quella nota di erbe aromatiche che troveremo anche in molti altri millesimi della verticale. Foglie secche, thè nero, un’impronta bitter, radice di liquirizia, sono tutti descrittori che ci mostrano un vino che non gioca più sul frutto avendo intrapreso la fase terziaria, ma senza cedere a note ossidative. Il sorso è quasi scarnificato e l’acidità è vivissima, quasi aggressiva, ed è proprio lei a sostenere egregiamente il vino.

Chianti Rùfina DOCG Riserva Lastricato 1995
«In quegli anni ero andato a Bordeaux per frequentare master e imparare a vinificare meglio. Proprio nel 1995 inizio a vinificare da solo». È da quest’anno che entra in gioco Stefano Casadei, che sino al 1999 si fa comunque aiutare dall’amico enologo Luca D’Attoma. Vinificazione in acciaio, solo sangiovese, maturazione in botti da 20 hl di 20 anni, alcune in rovere altre di castagno, per 30 mesi.
È un vino dalla silhouette sempre magra ed esile, ma certamente più tondeggiante rispetto al millesimo di cinque anni prima. Sono sempre le erbe aromatiche a timbrare il naso, anche se la densità espressiva al palato è certamente più ricca, con la presenza di un tannino docile e quasi croccante che rende il sorso più masticabile. Fresco, quasi succoso, stilisticamente è ancora simile al 1990.

Chianti Rùfina DOCG Riserva Lastricato 2001
Si cambia registro, un po’ perché vengono introdotte le barrique nella maturazione al posto delle vecchie botti di castagno, quanto meno per un 20% complessivo, un po’ perché l’annata fu certamente particolare: inverno piovoso, poi una “sanguinosa” gelata il 14 aprile che ridusse le rese, poi però un’estate calda. È un millesimo integralmente creato da Casadei, senza alcun aiuto esterno, dal taglio certamente più bordoleggiante. La bottiglia non è in grande forma e non è facile scendere con cognizione di causa in maggiori dettagli, ma la ricchezza ancora presente oggi del tannino e un colore più concentrato segnano una linea di demarcazione netta rispetto ai millesimi precedenti.

Chianti Rùfina DOCG Riserva Lastricato 2004
Una stagione regolare, con qualche pioggia settembrina, regala un millesimo preciso, ben fatto, tuttora in ottima forma, forse solo meno caratteriale rispetto ad altri. Qui il frutto è di susine più che di ciliegie, con una delicata nota floreale di lavanda, insieme a note boisée ben calibrate e un tocco agrumato. Consegnano un vino di bella signorilità. La bocca è arcigna nella trama tannica, quasi trattenuto, ma meno fresco e slanciato rispetto al solito.

Chianti Rùfina DOCG Riserva Lastricato 2006
Un ottimo vino, figlio di un’annata considerata calda all’epoca – niente a che vedere con quelle attuali –, ma che restituisce ora nel bicchiere un vino elegante, magnificamente testimone delle peculiarità della più autentica Rùfina. Per il primo anno in cantina vengono introdotte barrique e tonneaux nuove per il 50%, ma anche di secondo e terzo passaggio. 18 mesi di maturazione, 12 di affinamento in bottiglia.
Rubino abbastanza scarico, apre su note di pomodoro secco, alloro, rosmarino, per poi lasciare spazio a una delicata nota floreale di lavanda. La trama tannica è raffinata, con una grana setosa e viva, la sapidità fa capolino e rende il sorso ancor più lungo e persistente. Nulla da eccepire, un campione di grande stoffa.

Chianti Rùfina DOCG Riserva Lastricato 2009
Ancora un’annata calda (anticipo della vendemmia a fine settembre e calo produttivo del 20%) ma ancora una grande prova. Con questo millesimo vengono introdotte anfore sia georgiane che dell’Impruneta per la vinificazione, frutto di una trasferta di lavoro di Casadei in Azerbaigian, importate non senza problemi alla dogana. Affinamento sia in botti da 20 hl nuove che in barrique e tonneaux per 20 mesi. Menta, thè, erbe aromatiche in grande quantità, al naso unisce note mediterrane e un frutto che ricorda la classica ciliegia, ma quasi asprigna. Si fondono poi sensazioni legate al legno, che ricordano le spezie orientali, esotiche, e il pepe. Al palato ha ricchezza e non manca di slancio sapido con un finale molto lungo.    

Chianti Rùfina DOCG Riserva Lastricato 2011
Le anfore in fase di vinificazione aumentano, ne arrivano altre 10, e ora la parte che fermenta in acciaio si riduce al 60%. Anche in cantina l’acquisto di nuove botti procede, ma si abbandona la barrique concentrandosi su botti e tonneaux. L’annata è particolarmente calda ma riequilibrata dalla pioggia di settembre. Arriva anche il primo 3 bicchieri dal Gambero Rosso. Il colore è forse tra i più intensi e carichi di tutta la batteria e non a caso al naso il frutto è maturo, ricorda le marasche, con la nota legata al rovere slegata e non perfettamente integrata in questo momento. Si alterano note di cannella e chiodi di garofano. È un vino più largo che dritto, molto differente dal resto dei compagni della verticale, quasi atipico sotto alcuni aspetti, benché ineccepibile dal punto di vista tecnico.

Chianti Rùfina DOCG Riserva Lastricato 2013
L’anfora raggiunge in fase di vinificazione il 60% e si conclude anche l’acquisto di botti nuove: ora tutto il vino matura in botti da 20 hl. L’estate è calda, addirittura a ottobre la temperatura si alza nuovamente con 3/5 gradi sopra la media, mitigata dal microclima della Rùfina. Il vino è decisamente elegante e non ha  bisogno di particolare ossigenazione nel bicchiere: il timbro floreale è di grande classe, ritornano le note di erbe mediterranee, il frutto di ciliegia è delicatissimo. Al palato il tannino è quasi cremoso, avvolgente, con un finale fresco a sapido davvero entusiasmante.

Chianti Rùfina DOCG Riserva Lastricato 2015
Le anfore raggiungono il 100% in fase di vinificazione, i legni sono sempre e solo botti da 20 hl, formula per ora consolidata. L’annata è sostanzialmente equilibrata, sebbene non manchino picchi di caldo a luglio, anche se ad agosto arrivano dei temporali. È un vino che fatica ad emergere in questo momento, chiuso, a tratti ridotto. Il profilo aromatico fa emergere note vegetali, slegate da altre che ricordano il cacao. Anche in bocca è rigido, chiude quasi amaro con ricordi di arancia sanguinella. Non è probabilmente questo il suo momento migliore.

Chianti Rùfina DOCG Riserva Terraelectae Lastricato 2018
Appena uscito, dopo 36 mesi in botti e 15 in bottiglia. È figlio di un’annata abbastanza fresca per la Rùfina, dove le piogge di maggio lasciano spazio ad un’estate calda, ma alternata da svariati giorni di pioggia. Si vendemmia a inizio ottobre. Sebbene l’evidente gioventù e un assestamento di tutte le note olfattive che deve ancora prendere forma, ha una trama fruttata di amarena dolce ben fatta, che si alterna a tocchi minerali, quasi ematici, molto intriganti. Il tannino è di quelli ancora ruspanti, scalpitanti, l’acidità è viva e quasi graffiante, con un finale lievemente legnoso che si deve ancora integrare. Vino di ottima fattura che lascia intravedere un futuro tutto da scoprire.