Sognando la California e i suoi vini

Sognando la California e i suoi vini

Mondo Vino
di Daniela Recalcati
15 maggio 2023

Insieme a Guido Invernizzi, durante l’ultima edizione di Enozioni a Milano, sei calici per scoprire, senza pregiudizi, altrettante interpretazioni provenienti dalla California.

Gli Stati Uniti d’America sono il quarto paese al mondo per la produzione di vino e la viticoltura è ormai diffusa un po’ ovunque. La California, con i suoi 224.000 ha vitati, rappresenta l’84,39% della produzione americana e i vigneti si estendono dal confine con il Messico a sud, fino al confine con l’Oregon a nord. I climi e i suoli sono molto diversificati, ma ideali per la coltivazione della vite. Nell’entroterra il clima è continentale, con estati calde e secche; sulla costa occidentale, l’Oceano Pacifico apporta ai vigneti aria fresca, ventilazione e piogge ben distribuite; nella baia di San Francisco si assiste al fenomeno della nebbia, che permette di avere temperature fresche anche nelle giornate calde. I principali vitigni coltivati sono il cabernet sauvignon, il merlot, la syrah, lo zinfandel, il pinot noir, lo chardonnay e il colombard.

Guido InvernizziStoria vitivinicola della California

La storia della vinificazione in California ha inizio nel 1769, a San Diego, quando il frate francescano Junípero Serra, avendo bisogno di un vino per officiare le cerimonie religiose, piantò il primo vigneto. Nella prima metà dell‘800 fu il francese Vignes a piantare viti europee nei vigneti intorno a Los Angeles, utilizzando vitigni bordolesi per i rossi e chardonnay per i bianchi. In seguito alla “febbre dell’oro” (1848), molti europei si stabilirono in California e resero fiorente la coltivazione della vigna che si estese anche a nord, dove il clima è più fresco. Tra il 1850 e il 1860 il soldato ungherese Agoston Haraszthy, deluso dal vino californiano, importò circa 300 varietà di viti europee e, a Sonoma Valley, ottenne ottimi risultati. Purtroppo, importò in Europa anche viti americane infestate dalla fillossera che distrusse quasi tutti i vigneti europei. Per combattere l’afide l’allevatore californiano Thomas Munson pensò di innestare le nobili viti europee su quelle americane immuni allo stesso. Così, mentre in Europa la fillossera distruggeva i vigneti, in California la viticoltura fioriva e i vini venivano esportati in quasi tutto il mondo. Nel 1920, a causa del proibizionismo, la viticoltura subì una battuta di arresto. Nel 1933 il divieto di produrre e consumare alcolici venne revocato, ma la maggior parte delle strutture commerciali del vino non sopravvissero e, delle quasi 2500 aziende vinicole, ne rimasero meno di 100. Alla fine del 1960, alcuni imprenditori si stabilirono nella Napa Valley e iniziarono la produzione di vini di qualità. La svolta vitivinicola americanaavvenne negli anni 1975-76 quando, in alcuni concorsi mondiali, i vini americani, confrontati alla cieca con quelli bordolesi e borgognoni, ebbero la meglio.

Legislazione

La legislazione, nata nel 1978, è molto semplice. A differenza di ciò che accade in Europa, non ci sono regolamenti che definiscono la tipologia di vitigno, il metodo di coltivazione, le rese massime o le tecniche di cantina. Il sistema di qualità americano, conosciuto come AVA (American Viticultural Area), garantisce solo la zona di provenienza. Con il termine AVA si definiscono aree geografiche e climatiche di produzione, all’interno delle quali si ritiene di produrre vini di qualità. Almeno l’85% delle uve utilizzate deve provenire dalla zona di denominazione e i vini monovarietali devono essere prodotti con almeno il 75% della varietà dichiarata. Oggi, negli USA, si contano 267 AVA, suddivise in 34 Stati; in California ce ne sono 139. La Napa Valley e la Sonoma County, site nel nord della California, sono le due zone più famose per la produzione di vino. Buoni vini si producono anche nella contea di Mendocino e di Lake, ancora più a nord. Ma la vera sorpresa è la contea di Santa Barbara, decisamente più a sud, dove si assiste al fenomeno della nebbia che, nelle ore serali, sale dal mare determinando escursioni termiche rilevanti che donano vini di grande freschezza.

La degustazione

Santa Rita Hills Pinot Noir 2006 – Longoria
Il primo vino proviene dalla Santa Rita Hills AVA (2001), 13.000 ha vitati a pinot nero, chardonnay e piccoli impianti di syrah, sauvignon blanc e viognier. Siamo nella contea di Santa Barbara, nella Central Coast, alla latitudine di 34° N, più vicina all’equatore di qualsiasi regione vinicola europea. Il clima è fresco, perché le valli costiere incanalano nei vigneti le fresche brezze oceaniche. L’effetto combinato delle brezze oceaniche, della nebbia e del sole allungano la stagione di crescita, dando alle uve più tempo per sviluppare la piena maturazione fenolica. I terreni (calcare, argilla, sabbia, limo) sono poveri e ben drenanti. I depositi marini sono molto diffusi e donano ai vini spiccate mineralità e salinità.

Diraspatura 100%. Macerazione a freddo per tre giorni. Affinamento in barrique di rovere francese (30% di primo passaggio e il resto di secondo passaggio) per 15 mesi.

Colore rosso rubino, con unghia lievemente aranciata. Al naso si apprezzano note di frutta rossa croccante, ribes e mora, balsamiche e una leggera speziatura. Poi compaiono note di torrefazione e di chicco di caffè. La bocca esprime grande freschezza con un finale leggermente piccante e una nota di cipria. Lunga persistenza e grande corrispondenza gusto-olfattiva.

Mount Veeder Cabernet Sauvignon 1999 – Robert Craig
Il secondo vino proviene dalla Mount Veeder AVA (1993). Si trova a Sud-Ovest della Napa Valley ed è famosa in tutto il mondo per il suo cabernet sauvignon. I suoli sono composti da arenaria e scisto, provenienti da un antico fondale marino mentre, a quote più elevate, sono vulcanici. I vigneti sono sopra la “linea della nebbia” e quindi sono ideali per clima ed escursioni termiche, con giornate fresche, forti venti pomeridiani, sere più calde, temperature moderate che determinano una lunga stagione di crescita. Questo contesto porta a vini dotati di una bella acidità e di tannini molto fini. Si coltivano i vitigni bordolesi, ma anche zinfandel, chardonnay, sauvignon blanc, syrah e viognier.

Affinamento di 12 mesi in barrique francesi di primo e di secondo passaggio.

Coloro rosso rubino con unghia lievemente granato. Il naso esprime una nota sfumata verde di pomodoro e peperone, una nota fruttata, una balsamicità mentolata e di salvia, sentori speziati e di tabacco da pipa spenta. In seguito, emergono note più animali e di sottobosco. La bocca ci regala ancora una grande freschezza e un tannino delicato e polveroso. La sensazione è di talco mentolato su un frutto che è tutt’altro che cotto.

Napa Valley St. Helena Syrah 1999 – Joseph Phelps
Il terzo vino proviene dalla St. Helena AVA (1995), cuore storico della Napa Valley e una delle AVA più calde della California. I terreni sono molto complessi, per lo più alluvionali-fluviali, ma anche vulcanici sedimentari poco profondi, con ritenzione idrica limitata, e suoli argillosi poco drenanti nel fondovalle. Il clima è mediterraneo: caldo estivo, con primavera e autunno miti. Specializzata in opulenti cabernet sauvignon e merlot, ma anche zinfandel e sauvignon blanc.

Colore rosso vivace con ancora evidenti sfumature rubino. Al naso il vino appare molto elegante, con note di frutta matura, spezia, inchiostro e olive al forno. In bocca è pieno, morbido, più speziato che al naso, ma è anche un vino che ha perso molta della sua acidità.

I viniPaso Robles Isosceles 1999 – Justin
Il quarto vino proviene dalla Paso Robles AVA (1983), sita nella contea di S. Luis Obispo, nella Central Coast. Qui si producono vini ricchi e strutturati da zinfandel, cabernet sauvignon, merlot, grenache, syrah e mourvedre, e buoni Pinot Noir e Chardonnay nei vigneti più freschi della regione. Nel 2014 sono state ratificate 11 sub-AVA. Il vino in degustazione arriva dalla zona più fresca di Paso Robles dove le colline sono più basse e permettono al vento freddo e alla nebbia marina di raggiungere i vigneti; l’umidità che ne deriva e i terreni calcarei che trattengono l’acqua rendono superflua l’irrigazione, cosa molto rara in California.

Cabernet sauvignon 63%, cabernet franc 20%, merlot 17%. Nessuna filtrazione. Affinamento in barrique francesi nuove per 21 mesi.

Colore rosso rubino vivo con riflessi granato. Al naso si apprezza una nota erbacea tenue e delicata di pomodoro e di peperone, assolutamente non invadente, e una speziatura elegante da un uso ben gestito del legno. La bocca regala eleganti note di sottobosco e tabacco. Il tannino è morbido e avvolgente, come una coperta di seta. L’acidità è modesta perché il vino è maturo, ma tutt’altro che vecchio.

Napa Valley Calistoga Cabernet Sauvignon 1997 – Gianni Paoletti
Il quinto vino proviene dalla Calistoga AVA (2010). Sita a nord della California è una delle AVA più calde e topograficamente diversificate. È compresa tra due catene montuose e distante dall’oceano e dalle sue brezze rinfrescanti. L’unico refrigerio di cui gode deriva dalla presenza del fiume Russian e dall’aria che scende dalle montagne, creando una significativa escursione giorno/notte. I suoli sono prevalentemente vulcanici: argillosi, sassosi e rocciosi ben drenanti sui pendii; ghiaiosi-ciottolosi sui conoidi alluvionali; argilloso limosi più pesanti nel fondovalle. Il re è il cabernet sauvignon che dà vini robusti, corposi e pieni di colore. Buoni vini si ottengono anche da zinfandel, cabernet franc, syrah e petit syrah. Pochi sono i vini bianchi da sauvignon blanc e chardonnay.

Colore rosso rubino/granato. Il naso esprime una grande freschezza immediata, è fruttato, balsamico, speziato ed erbaceo, con piacevoli note di foglia di tabacco. La bocca è decisamente gradevole e molto complessa; ci regala sensazioni tra il Mon Chéri e l’After Eight, note di fungo e di mirto. L’acidità ovviamente non è altissima mentre il tannino è piacevole e setoso.

Il sesto e ultimo vino proviene dalla Mount Veeder AVA, come il secondo.

Mount Veeder Zinfandel 1996 – Rosenblum
Colore granato. Il naso è molto piacevole, con note di frutta matura, ma non cotta, e sotto spirito, accompagnate da una speziatura dolce. La bocca è morbida, ma ancora dotata di una bella freschezza; ritornano le note di ciliegia, di erbe aromatiche e officinali, di spezia dolce e delicata. Lunga la persistenza.