Spagna: i territori lontano dai riflettori – Prima parte
Mondo Vino
di Paola Lapertosa
21 dicembre 2020
Con il quarto appuntamento di Annessi e Connessi, Luisito Perazzo ci ha fatto percorrere un lungo viaggio alla scoperta del Centro e del Sud di un Paese che ha fatto la storia e il successo del vino Europeo nel mondo.
Terzo produttore al mondo dopo Italia e Francia, ma primo in termini di superficie vitata, la Spagna è una realtà vitivinicola complessa con una molteplicità di denominazioni e un carattere contrastante. Dalla storia vitivinicola millenaria e un numero impressionante di vitigni presenti nel territorio, la Spagna è un paese altamente contrastante che ama esprimersi attraverso i suoi autoctoni, allo stesso modo di Grecia e Portogallo. Oltre l’85% delle sue viti è costituito infatti da varietà autoctone (in Italia, invece, questa percentuale scende al 72%) e quasi un quarto della superficie vitata del Paese è destinato alla coltivazione dell’airén (uva a bacca bianca), seguito dal tempranillo (a bacca rossa), portabandiera dei vini spagnoli. Garnacha, bobal, monastrell, albariño, macabeo, verdejo, xarello e parellada sono, a seguire, gli altri vitigni maggiormente presenti tra le oltre 600 varietà autoctone della nazione.
Prima di entrare nel dettaglio delle aree meno conosciute del Paese e dei loro vitigni è importante avere ben chiaro il sistema di qualità spagnolo. Introdotto nel 1936 con il nome di Denominación de Origen (DO) e garantito dall'INDO(Instituto Nacional de Denominaciones de Origen), presenta similitudini con gli analoghi sistemi francese e italiano (DOC) e prevede un Consejo Regulador che ha il compito di verificare le procedure di produzione e di valutare ogni singolo vino per accertare i giusti requisiti di appartenenza e garantirne la tipicità. Così come il sistema piramidale italiano, partendo dalla base, quello spagnolo prevede: vino de Mesa (VdM), ossia vino da tavola prodotto con uve coltivate in diverse regioni del paese, vino de la Tierra (VdlT), ossia vino prodotto in una zona determinata (simile all’IGT italiana e ai Vin de Pays francesi) e, al vertice, vino a denominazione.
Per rientrare all’interno di una Denominación de Origen, il vino deve avere tre caratteri fondamentali: deve essere prodotto all’interno dei confini della regione con uve della specifica zona geografica, deve avere caratteri speciali che derivano dall’ambiente geografico in cui è stato prodotto e devono essere trascorsi almeno 5 anni documentati da quando quel vino è stato considerato esclusivo di un determinato terroir. Per rivendicare il livello successivo, la Denominación de Origen Calificada (DOCa), nei precedenti 10 anni il vino deve aver fatto parte di una DO, deve avere un disciplinare specifico per la commercializzazione e deve essere prodotto in una zona particolare che ha un vincolo genuino con il vino. La punta della piramide è costituita dal vino de Pago, ossia vino proveniente esclusivamente da uno specifico e rinomato vigneto, con caratteristiche uniche e di grande qualità (calidad integral), e garantito da un organo di gestione.
Nelle etichette dei vini rossi si trovano spesso delle indicazioni che si riferiscono al periodo di affinamento prima dell’immissione sul mercato: Joven, vino giovane affinato per circa un anno; Crianza, vino rosso con almeno due anni di affinamento di cui almeno uno in botte oppure vino bianco o rosato con affinamento di almeno sei mesi in botte; Reserva, vino di qualità prodotto in particolari annate e con un affinamento di almeno tre anni di cui almeno uno in botte per i vini rossi oppure almeno due anni di affinamento di cui almeno sei mesi in botte per i vini bianchi; infine Gran Reserva, ossia vino di qualità prodotto in particolari annate e da particolari vigneti con un affinamento minimo di cinque anni di cui almeno due in botte per i rossi mentre per i bianchi o rosati si richiedono quattro anni di affinamento di cui almeno sei mesi in botte. La dicitura Sin Crianza indica invece un vino che non ha ricevuto un periodo minimo di affinamento ed è stato quindi imbottigliato giovane.
Il vino è parte integrante della tradizione di questa terra che può vantare di ben 90 denominazioni di origine, di cui 67 DO e 2 DOCa.
Oltre all'affascinante realtà enologica dello Jerez, oggi anche altri vini sono entrati a far parte dell’Olimpo dei grandi vini e regioni mondiali come la Rioja, la Ribera del Duero, il Penedès e il Priorato. Nonostante siano queste le zone più famose e vocate, Luisito Perazzo ci ha accompagnati a scoprire le altre zone di interesse enologico, nel Centro e nel Sud del Paese, intorno alla capitale. Oltre un terzo della superficie vitata spagnola si concentra nella zona centrale, per lo più desertica o semi-desertica e caratterizzata da un clima estremo e dalla densità di impianto minore al mondo: la distanza tra una pianta e l’altra è di almeno 250 cm, per evitare la competizione fra le piante che ne metterebbe a rischio la sopravvivenza a causa della siccità. Il problema della scarsità dell’acqua, specialmente in alcune annate, ha reso la Spagna uno dei paesi più tecnologicamente avanzati sull’impiego dell’irrigazione goccia a goccia che permette di somministrare lentamente acqua alle piante, depositando ridotti volumi irrigui sulla superficie del terreno contigua alla pianta.
A partire dalla Meseta con i suoi 3 areali di produzione, Luisito ci condurrà in Castilla-La Mancia con le sue 9 sottozone per poi portarci a scoprire l’Estremadura con la sua DO e concludere questo straordinario viaggio in Andalusia con le sue meraviglie enologiche.
Meseta
In questa zona praticamente pianeggiante che circonda Madrid e che d'estate si colora di giallo oro si produce la denominazione Vinos de Madrid: i vigneti sono a un’altitudine di 500-800 metri, il clima è continentale con grande escursione termica e i vitigni più rappresentativi della zona sono l’albillo , un’uva a bacca bianca mediamente profumata con tratti vegetali, ricca di glicerina e mineralità, il malvar, una varietà più semplice che offre vini rustici ma corposi e la garnacha tinta, da sempre la varietà a bacca nera più piantata in Spagna. Nell’area di Arganda, da terreni argillosi e calcarei, nascono vini rossi equilibrati e bianchi significativi, mentre nella zona di Navalcarnero i terreni argilloso-ferrosi regalano vini più leggeri e meno alcolici. Infine, a San Martìn de Valdeiglesias i terreni granitici e calcarei offrono vini rossi robusti e concentrati e vini bianchi brezzati.
Castilla-La Mancha
L’amplissimo altopiano, che occupa l'intera regione centrale della penisola iberica per lo più pianeggiante, dal clima fortemente continentale e con scarse precipitazioni, dà origine a quasi la metà dell'intera produzione vinicola spagnola. In questo territorio predominano i vitigni a bacca bianca ma non mancano le varietà a bacca nera che producono vini bianchi e rossi giovani, vivaci e fruttati, con rapporto qualità/prezzo molto competitivi.
Sotto la DO Méntrida, in una zona a sud-est di Madrid e a nord di Toledo di circa 5.700 ettari, vi sono 27 bodegas che producono vini bianchi solo dal 2000, l’1% della produzione totale, con l’84% caratterizzato da vini rossi e la restante parte da rosati fragranti e piacevoli.
La DO Monéjar è prodotta a sud di Guadalajara da solo due bodegas su un territorio pedecollinare di 500 ettari caratterizzato da un clima mediterraneo poco piovoso e da due tipologie di terreno: in un caso si ha ossido di ferro perfetto per dare vini rossi fruttati e rosati mentre nell’altro la presenza di scheletro, calcare e gesso sono componenti ideali per vini bianchi soprattutto da macabeo e sauvignon blanc.
Tra le province di Cuenca e Toledo, in un territorio di 1700 ettari, si produce la DO Uclés: i vigneti sono collocati tra i 500 e i 1200 metri d’altitudine e possono godere di un clima fresco, perfetto per vini bianchi eleganti soprattutto da verdejo, una varietà originaria del Rueda che offre profumi di erbe aromatiche come alloro e maggiorana, vini ricchi di corpo e adatti all’evoluzione. Tra le uve a bacca nera della zona si trova il cencibel, un'antica uva nobile spagnola che caratterizza il profilo manchego, grazie a profumi di spezie scure e a un ottimo equilibrio tra acidità e tannino.
La DO La Mancha risale al 1973 ed è una denominazione della parte meridionale della Meseta, tra le province di Albacete e Toledo, che racchiude ben 163000 ettari e oltre 263 bodegas. La piovosità molto bassa, un’escursione termica stagionale estrema (da -15 °C fino a +45 °C ), i terreni argilloso-sabbiosi e un’altimetria tra i 500 e i 900 metri sono ideali per particolari uve a bacca bianca che qui si sono adattate bene e che oggi rappresentano il 70% della produzione: l’airén, la varietà più diffusa al mondo, usata per la produzione dei Brandy e, per “alleggerire”, il cencibel; il pardillo o pardina che regala vini leggeri e meno acidi rispetto all’airén; il verdoncho, varietà tipica manchega, che resiste meno degli altri alla siccità, ma offre vini di buona acidità e con note di agrumi. Tra i vitigni a bacca nera risulta interessante il moravia che rappresenta il 6% della superficie vitata della zona (5000 ettari circa) e che produce vini di medio corpo con note vegetali.
Su una superficie di circa 22000 ettari lungo il bordo meridionale dell’area, 29 bodegas producono vini a DO Valdepenas: il terreno è chiamato rojo amarillo per l’argilla rossa superficiale e il calcare bianco sottostante. Il clima è secco e la zona è nota per i vini rossi con lunga macerazione sulle bucce; la fermentazione e la maturazione avvengono in rovere americano. Questa tipologia include vini bianchi soprattutto da airén, leggeri e piacevoli, dal profumo di sedano ed erba tagliata, poco alcolici e poco acidi, vini rossi dal colore luminoso, corposi e aromatici e vini rosati nati dalla miscela di mosto bianco e rosso.
La DO Manchuela nasce in un’area dal clima mediterraneo e fresco di circa 5000 ettari, in cui i terreni argilloso-calcarei e le frequenti escursioni termiche notturne contribuiscono a creare vini bianchi leggeri e rossi estremamente equilibrati, corposi e morbidi: qui il bobal si esprime molto bene e regala vini dal colore intenso, dal profumo ricco di frutto polposo e dall’acidità sostenuta.
La DO Almansa è la denominazione più a est che geograficamente fa parte di Valencia e amministrativamente di Castilla-La Mancha: il clima è continentale, il terreno molto calcareo e i vigneti si trovano a circa 700 m s.l.m.. Fra i vitigni coltivati in questa zona si trova il merseguera, varietà a bacca bianca a maturazione precoce con grappoli compatti molto grandi che contribuisce a creare vini fruttati, agrumati e di corpo.
7 bodegas, su un territorio di circa 9000 ettari tra Mancha e Manchuela, producono vini a denominazione Ribera del Jùcar, una tipologia molto esportata soprattutto in Inghilterra.
Infine, la DO Jumilla, una denominazione all’estremo sud di Albacete e a nord di Murcia, i cui vigneti sono per la maggior parte a piede franco: il clima siccitoso e torrido è bilanciato dall’altimetria dei vigneti (500-900 metri) e dalla buona escursione termica, tanto da essere il luogo ideale per vitigni internazionali come il syrah, il cabernet sauvignon e il merlot. Tra gli autoctoni in questa zona si esprime bene il macabeo, l’uva a bacca bianca più conosciuta del nord della Spagna, che germoglia tardi e matura grazie ad autunni caldi e assolati producendo vini profumati, floreali, di media acidità e dalla buona longevità, e il monastrell, una varietà nobile che ama il caldo, caratterizzata da acini piccoli e scuri, che dà origine a vini potenti, robusti e di carattere, perfetti per l’affinamento in legno.