Birre di Lombardia

Birre di Lombardia

Non solo vino
di Maurizio Maestrelli
07 aprile 2009

Il “rinascimento” della birra artigianale italiana sembra essere capitanato dalla Lombardia con ben 43 piccole aziende in attività. Un fenomeno nuovo che affascina ristoranti ed enoteche...

Mai come in questi ultimi anni si fa un gran parlare della birra artigianale. Ormai è quasi una moda, confermata anche dai numeri. I primi brewpub, ovvero luoghi dove si produce e si somministra la birra, e i primi microbirrifici, ovvero luoghi dove si produce la birra che poi però si vende a terzi, sono nati intorno al 1996.

Si trattava per lo più di una manciata di appassionati pionieri, cresciuti con l’homebrewing ossia l’hobby di fare la birra in casa e viaggi studio all’estero, in Belgio, in Gran Bretagna e in Germania. Insomma, nelle “patrie” per antonomasia della birra.

Tuttavia, ecco che sono passati solo poco più di dieci anni e la “manciata” è diventata una “quasi” folla: secondo infatti microbirrifici.org, il più completo database del settore, sarebbero circa 250 le piccole aziende birrarie in attività: isola d’Elba, che ne può vantare addirittura due, compresa.

Il “rinascimento” della birra artigianale italiana sembra essere capitanato dalla Lombardia con ben 43 piccole aziende in attività. Un fenomeno nuovo che sta affascinando soprattutto il mondo della ristorazione e, addirittura, delle enoteche. Insomma, quella della birra artigianale è ormai una realtà ben radicata e capillare nel territorio italiano e, aspetto questo che ci interessa maggiormente, di buon livello qualitativo con delle vere e proprie punte di eccellenza. Sono queste “punte” infatti che hanno destato l’attenzione dei media e, in un secondo tempo, degli operatori i quali prima si sono incuriositi della novità, il mercato italiano della birra è da decenni appannaggio delle grandi aziende industriali, e poi si sono fatti affascinare dalla diversità di gusti e aromi che sono presenti nel ricco panorama birrario artigianale. In questo contesto la Lombardia gioca un ruolo da assoluto protagonista: non solo è infatti la regione guida della classifica, sempre consultabile su microbirrifici.org, con ben 43 impianti, ma può vantare alcuni degli storici pionieri del movimento. Quelli che, a volte, sono definiti la “prima generazione” benché nessuno di loro arrivi ai cinquant’anni di età, dato anche questo sociologicamente interessante. Sono persone come Agostino Arioli, una laurea in Scienze Agrarie e una passione bruciante per la birra, nata con le prime sperimentazioni adolescenziali e via via affinata a forza di studi, esperienze lavorative e stage vari in Italia e in Europa.

Arioli, attorno alla fatidica data del 1996, apre a Lurago Marinone, in provincia di

Como, il suo brewpub: l’ormai celebre Birrificio Italiano (www.birrificio.it; birrificio@birrificio.it), mantiene la calma nei primi difficili periodi, ma lentamente conquista consensi fino a essere votato come il miglior birrificio d’Italia. Le sue creazioni risentono della sua tecnica professionale, del suo spirito di ricerca e del suo estro creativo. Ogni anno va a caccia del miglior luppolo tedesco direttamente dai produttori e alcune sue birre come l’Amber Shock o la Cassissona, birra “spumante” aromatizzata al cassis, sono conosciute e apprezzate dagli intenditori.

Sempre iscrivibili alla pattuglia dei pionieri sono anche i “ragazzi” del Birrificio Lambrate (www.birrificiolambrate.com; birra@birrificiolambrate.com) che hanno aperto, anche loro nel 1996, il loro brewpub a Milano. Partiti con molto entusiasmo e un certo sprezzo per i rischi, i fratelli Sangiorgi hanno saputo attirare un numero sempre maggiore di consumatori per la qualità delle loro birre e per l’atmosfera autentica che si respira nel loro locale, affollatissimo durante gli orari da happy hour. Oggi la produzione del Lambrate è cresciuta enormemente, nuovi birrai come Fabio Brocca e Maurizio Cancelli hanno saputo allargare la gamma mantenendo, se non innalzando, la qualità. Alcune delle loro bottiglie sono anche imbottigliate e messe in commercio, ma il nostro consiglio è di fare comunque il primo assaggio sul posto. Dissetarsi con una Ligera, splendida interpretazione di pale ale americana ben luppolata, o sperimentare i toni affumicati della Ghisa, tutti i nomi sono meneghini, che ricalca un po’ lo stile delle smoked porter.

Se Birrificio Italiano e Birrificio Lambrate sono stati un po’ gli apripista lombardi delle birre artigianali, ovvero delle birre che hanno la loro caratteristica fondamentale nel non essere pastorizzate, molti li hanno seguiti negli anni successivi. Manca qui lo spazio per citarli tutti, ma senza dubbio non possiamo dimenticarci di quelli che, a nostro avviso, sono i più meritevoli. Come, ad esempio, Beppe Vento del Bidu di Rodero, in provincia di Como. Da affezionato cliente del Birrificio Italiano, Vento ha saputo diventare uno dei più brillanti produttori italiani.

Numerosi riconoscimenti nei concorsi organizzati da varie associazioni e una fantasia che sembra essere senza limiti. Al Bidu ( www.bi-du.it; info@bi-du.it) si produce, ma le birre si possono bere nel pub Le birre del Bidu in quel di Bizzarone, inoltre quasi tutte sono anche messe in circolazione in bottiglia.

Dalla lunga lista vogliamo mettere in luce le “classiche” come la Rodersch, una chiara di alta fermentazione ispirata allo stile kolsch tipico della città tedesca di Colonia, e la ArtigianAle, ambrata di scuola anglosassone, e le “innovative” come la Ley Line, aromatizzata con miele di corbezzolo, la Du Bi-Du, con melissa, semi di coriandolo e bacche di ginepro, fino alla recentissima Saltinmalto, caratterizzata dal sale nero delle Hawaii. Fantasia e qualità, dunque.

Ma qualità la si trova in abbondanza anche nel birrificio L’Orso Verde (www.birraorsoverde.com; info@birraorsoverde.com) di Cesare Gualdoni. Il birrificio si trova a Busto Arsizio, provincia di Varese, e ha una buona produzione in bottiglia, da mezzo litro, per tutte le sue specialità.

Eccellenti sono la Nubia, una scura di bassa fermentazione molto gradevole per le sue note di torrefazione, la Backdoor Bitter, ale di stampo britannico particolarmente fruttata, e la Vertigo di buona alcolicità ma indubbio equilibrio. Nel ricco panorama brassicolo lombardo andrebbero poi almeno menzionati il Birrificio di Como che oltre alle birre è anche una bellissima struttura da sfruttare per cene di gruppo, il Doppio Malto, sempre nel Comasco ma a Erba, il Babb, a Manerbio provincia di Brescia, il Manerba Brewery della famiglia Avanzi, più noti come imprenditori vitivinicoli del Garda Bresciano, e l’Officina della Birra di Bresso, alle porte di Milano. Infine, due parole in più le merita Michele Montani del Birrificio Freccia di Mantova (birrificiofreccia@libero.it) e non solo perché è con tutta probabilità il più giovane birraio in circolazione, ma soprattutto perché rivela un talento che lo porterà lontano. Le sue prime creazioni, anch’esse in bottiglia, hanno già un tratto personale.

Soprattutto la Fenicia, il cui tocco di zenzero la rende molto adatta a degli abbinamenti di mare. E, in modo particolare, con i crudi di pesce. Già perché poi, in definitiva, tutte le birre artigianali si distinguono proprio per la loro facilità di abbinamento gastronomico.

Non che la cosa escluda il godimento nel berle tout court, ma le loro potenzialità sono state scoperte con interesse e profitto da numerosi chef italiani che sono sempre alla caccia di nuovi stimoli tra i fornelli. Introdotte quindi in cucina, le birre non hanno fatto

poi molta fatica a trovare la strada della cantina ed è così che nelle pingui carte dei vini

che tutti, chi più chi meno, sfogliamo, hanno iniziato a fare capolino anche alcune birre. E, infine, dal ristorante all’enoteca il passo è stato breve. Un passo che testimonia come il background culturale dei sommelier costituisca un terreno fertile di coltura per nuovi prodotti, di qualità e di espressione della terra. Larga parte delle birre artigianali infatti, oltre a utilizzare i migliori ingredienti canonici ovvero malto d’orzo, luppolo, lievito e acqua, ricorrono spesso a materie prime del territorio: dal miele al ginepro. Scardinando così il pregiudizio che la birra debba per forza di cose essere solo “bionda e spumeggiante”.

Delle birre artigianali di casa nostra se ne stanno accorgendo, da un po’ di tempo, perfino gli americani e molti europei. Non lo facessimo anche noi, sarebbe un vero peccato.

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