L'idromele: prodotto antico, ma quasi sconosciuto

L'idromele: prodotto antico, ma quasi sconosciuto

Non solo vino
di Camilla Guiggi
02 febbraio 2009

Che cos'è l'idromele? Che sapore ha? Quando è nato? A trent'anni dal primo corso di analisi sensoriale dedicato al miele, si è tenuto a Finale Ligure un seminario che ripercorre il cammino di questa antica bevanda.

Lo scorso 24 gennaio a Finale Ligure si è svolto il seminario “Trent’anni di analisi sensoriale del miele”. A trent’anni dal primo corso di analisi sensoriale del miele tenutosi sempre a Finale Ligure da Michel Gonnet e Gabriel Vache, si è voluto ripercorrere il cammino fatto ed i progressi avvenuti in questo campo.
L’evento si è concluso con un approfondimento ed una degustazione di idromele.

Ma che cos’è l’idromele?
È la prima bevanda alcolica inventata dall'uomo ma, paradossalmente, anche la più sconosciuta e spesso confusa col sidro di mele, a causa del nome che termina in “mele”. Il nome idromele deriva dalle parole greche "Hýdor" (acqua) e "Méli" (miele), e qui sta l'essenza di questo prodotto, una mescolanza fra acqua e miele, che innesca immediatamente una fermentazione alcolica ad opera dei lieviti indigeni, presenti nel miele stesso.
Egizi, Celti, Greci, Romani e Germani ne facevano uso sopratutto durante le cerimonie sacre. Nella mitologia indoeuropea è la bevanda tipica dell'immortalità, nel mondo Celtico come in quello Germanico, tanto da essere definita da questi popoli "bevanda degli Dei”.
Si pensa che anche gli ellenici riferendosi all'ambrosia, la bevanda degli abitanti dell’Olimpo, indicassero qualcosa simile all'idromele. La mistura veniva consumata in occasione di feste religiose o rituali e serviva a raggiungere l’ebbrezza necessaria ad innalzare l’animo verso l’assoluto. Da qui l’idea che anche durante le feste dedicate al dio Dioniso si usasse una bevanda simile all’idromele piuttosto che il vino.
Nell’Europa celtica (IX°-I° sec. a.C.) esso era bevuto dai Druidi e dalle tribù nelle cerimonie sacre che scandivano il ritmo delle stagioni. Si è anche ipotizzato che la “pozione magica” di cui si parla nei racconti di Asterix, e in cui Obelix è caduto da bambino, sia proprio idromele. Questa bevanda alcolica serviva a dare forza e “coraggio” ai soldati, togliendo loro lucidità e senso del pericolo.

Ma che sapore ha l’idromele?
Dopo l’interessante intervento tenuto da Alberto Mattoni, produttore di idromele, si sono degustati sei campioni. Tre francesi, di un unico produttore, differenziati in base al loro residuo zuccherino (extra-sec, demi sec, doux ) e tre prodotti italiani, dell’azienda di Alberto Mattoni, diversi per il miele usato (castagno, millefiori con prevalenza di tiglio, corbezzolo).
La valutazione organolettica dell’idromele comprende quattro fasi: visiva, olfattiva, gustativa, un giudizio d’insieme ed eventuali difetti. La degustazione è stata condotta dall’apicoltore Mattoni coadiuvato da Michel Gonnet.
Nella degustazione dei campioni esaminati si è riscontrato che i prodotti francesi all’olfatto erano molto simili tra di loro, avendo in comune sentori di cera, alveare e propoli, a diverse concentrazioni, e si differenziavano soprattutto a livello gustativo per il loro diverso residuo zuccherino. Nei campioni italiani, al contrario, all’esame olfattivo risultavano molto diversi. Facile era, infatti, il riconoscimento del miele di partenza ed avevano anche una buona corrispondenza gusto-olfattiva.
Il pubblico presente in sala, alla fine della degustazione, ha mostrato un netto gradimento per i prodotti italiani.

Se non avete mai bevuto un idromele, provatelo e poi starà al vostro gusto giudicarlo.
Santè

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