Quando Birra fa rima con Belgio - Prima parte

Quando Birra fa rima con Belgio - Prima parte

Non solo vino
di Paola Lapertosa
24 aprile 2024

AIS Como ha ospitato una serata in cui la passione per la birra e la socialità sono state padrone di casa e hanno fatto da sfondo a un racconto a due voci per celebrare un paese d’eccezione per la sua tradizione brassicola, da sempre tra le più rinomate a livello mondiale.

Giancarlo Aletto, esperto sommelier e degustatore, e Federico Alessandro Borra, appassionato sommelier e collaboratore di testate giornalistiche specializzate, sono stati i protagonisti e ospiti di un'esplorazione del mondo della birra belga che si è trasformata in un’esperienza unica e indimenticabile.

Unanimemente riconosciuto come una delle patrie della birra di qualità nel mondo, il Belgio vanta una tradizione brassicola profonda e radicata, che si estende per secoli, attraverso un intricato intreccio di cultura, storia e artigianato. La varietà di birre prodotte in questo piccolo Paese è stupefacente, con stili che spaziano dall'antica Blanche ai complessi e affascinanti Lambic come la Gueuze e la Kriek. E anche per questo calza a pennello la frase di George Lacambre: “non ci sono nazioni che possono vantare tante birre diverse e dal gusto tanto vario quanto il Belgio e l’Olanda“.
Ciò che rende unica la birra belga è la sua capacità di riflettere la ricchezza e la diversità del territorio e della cultura stessa del Paese: ogni regione, ogni città ha le sue birre caratteristiche, spesso legate a tradizioni millenarie o a tecniche di produzione particolari, tanto che la birra non è solo una bevanda, ma un elemento centrale della sua identità nazionale, una fonte di orgoglio e una forma d'arte che continua a evolversi e a stupire il mondo intero.

Federico Alessandro BorraLe tappe della birra belga, da bevanda barbara a Patrimonio dell’Umanità

Durante il Medioevo, la birra riveste un ruolo fondamentale nella società europea e in poco tempo da bevanda “barbara” diventa simbolo di un'intera epoca trasformandosi in una fonte nutrizionale essenziale per i monaci dei monasteri e per i viandanti e la popolazione locale. Con la nascita delle gilde, vere e proprie associazioni di mastri birrai create come simbolo di orgoglio e identità per il popolo belga, la cultura birraria si diffonde e la birra diventa parte integrante della vita quotidiana. 

La rivoluzione industriale rappresenta una svolta cruciale per l'industria brassicola, portando progressi significativi nei processi di produzione come una maggiore efficienza produttiva e una riduzione dei costi. Le nuove birre sono stabili, igieniche e trasportabili, consentendo quindi di essere esportate al di là dei confini nazionali. È questo anche il momento in cui aumenta la produzione e il dominio dei grandi gruppi con un conseguente appiattimento del gusto e dell'offerta e una standardizzazione che ha rischiato di omologare le varietà di birra e di portare all’estinzione di alcuni stili tradizionali.

Un ulteriore momento di svolta per l'industria birraria del Belgio è rappresentato dall’emanazione della legge VanDerVelde nel 1919: il divieto di vendere il genever, un distillato tradizionale a base di ginepro, per limitare l'abuso di alcolici ha portato i mastri birrai a cercare alternative per soddisfare il gusto dei consumatori, replicandone alcune caratteristiche e sensazioni (tra cui quella di avere un tenore alcolico più alto).

Nel 2016, l'UNESCO ha riconosciuto la birra belga come Patrimonio Immateriale dell'Umanità per celebrare e proteggere la ricca cultura birraria del Belgio e riconoscere il valore di questa bevanda per l'identità nazionale e le tradizioni culturali del paese.

La dualità della birra belga, tra giganti industriali e tradizione artigianale

La ricchezza e la diversità della cultura birraria belga si riflette in una grande varietà di approcci all’arte brassicola e nella coesistenza tra una potente industria dominante e un radicato approccio artigianale alla produzione.

Il paese ospita una delle più grandi multinazionali birrarie al mondo, AB InBev, nata dalla fusione di diverse aziende tra cui Stella Artois, Leffe, Corona, Beck's e Budweiser. Un colosso che vanta una produzione di oltre 700 milioni di ettolitri e una quota di mercato complessiva del 35%. La sua presenza è capillare in tutto il mondo, con una vasta gamma di birre che spaziano dai classici stili europei alle varianti più moderne e internazionali.

Ma l’anima del Belgio è ancora oggi legata alla tradizione di piccoli produttori artigianali che si dedicano alla produzione di birre seguendo un approccio tradizionale abbracciando tutte e quattro le tipologie di fermentazioni: dalla bassa fermentazione tipica delle pils e delle lager all'alta fermentazione, dalla fermentazione spontanea, vera peculiarità del Belgio e "mamma" di tutte le birre alla fermentazione mista che combina l’alta fermentazione con la fermentazione spontanea, spesso con una fase di rifermentazione in legno.

Giancarlo AlettoPochi ingredienti per un mondo di varietà

La passione belga nell’arte brassicola è fatta di acqua, malto, luppolo e lieviti, quattro grandi elementi che insieme alle spezie e ad altri ingredienti regalano un’incredibile molteplicità di profumi e sapori.

Se in fatto di malto tutto dipende dalle preferenze del mastro birraio che può spaziare dall’orzo al frumento, dall’avena al farro, anche in fatto di lieviti le birre belghe non si pongono limiti. Ogni stile può vantare l'impiego di lieviti specifici, ognuno dei quali contribuisce in modo significativo al profilo aromatico e al gusto finale, tanto che la varietà e la qualità dei lieviti impiegati rappresentano un elemento distintivo e fondamentale che contribuisce alla loro rinomanza e al loro apprezzamento a livello internazionale.

Molti mastri birrai aggiungono alle loro creazioni anche glucosio, fruttosio, succhi, spezie, frutta, per aumentare il tenore alcolico della birra e la sua piacevolezza, senza necessariamente contribuire alla sua consistenza.

Nei processi di produzione delle birre belghe, il luppolo non riveste la stessa importanza riscontrata in altre tradizioni birrarie: sebbene siano coltivati e utilizzati per molte birre, non sono sempre il focus principale. In alcuni casi, infatti, i luppoli vengono impiegati per conferire equilibrio al gusto complessivo della birra, mentre in altri vengono aggiunti in quantità limitate per apportare un leggero retrogusto amaro. 

La caratteristica più distintiva di molte birre belghe è la loro rifermentazione in bottiglia. Prima di imbottigliare, molti produttori aggiungono un quantitativo ridotto di lievito e zucchero, per dare vita a una seconda fermentazione in bottiglia che contribuisce a creare una birra dal corpo secco e dalla bevibilità sprizzante e leggera grazie alla presenza di anidride carbonica.