Albeisa Talks: i numeri delle denominazioni Langhe-Roero

Albeisa Talks: i numeri delle denominazioni Langhe-Roero

Territori
di Susi Bonomi
24 marzo 2021

Organizzato dal Consorzio Albeisa®, che riunisce i produttori vitivinicoli dell’albese, l’evento digitale dedicato al Nebbiolo fa i conti con le produzioni delle ultime annate

Quando si parla di Nebbiolo la parte del leone, si sa, la fanno Barolo e Barbaresco. E quando si citano i dati di produzione, le fonti autorevoli provengono dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. 

Durante il webinar promosso e fortemente voluto da Albeisa® – organizzatosi in Consorzio nel recente settembre 2020 con Presidente Marina Marcarino (Punset-Neive) – si è fatto il punto della situazione e sono stati comunicati i dati di produzione per le annate appena messe in commercio, provenienti anche dal Consorzio di Tutela del Roero.

Negli ultimi anni l’incremento di superficie è rigidamente regolamentato e subordinato a un bando che stabilisce una dotazione nulla per il Barolo e un incremento annuale di soli 7 ha/anno per il Barbaresco fino al 2023. Come conseguenza la superficie iscritta alle due denominazioni più importanti dell’intero territorio Langhe-Roero è piuttosto stabile ed è pari, per il 2020, rispettivamente a 2208 ha e 783 ha.

Per le altre denominazioni si assiste a una diminuzione degli impianti a base dolcetto, un leggero incremento per il barbera mentre significativo è l’aumento della denominazione Langhe, soprattutto per prodotti a base nebbiolo.

Il numero di bottiglie di una determinata denominazione, riferite a una certa annata, deve essere considerato sempre come “potenziale” fino all’immissione in commercio. Nel tempo, infatti, potrebbe subentrare un meccanismo di riclassificazione o di rinuncia a una denominazione. Ciò difficilmente si riscontra per Barolo e Barbaresco, ma è frequente per la denominazione Langhe dove, tra il 2015 e il 2020, il numero di bottiglie ha subito un aumento del 47% a fronte di un aumento di superficie del 34% indice del fatto che bottiglie che sarebbero rientrate in una classificazione qualitativamente superiore sono state immesse sul mercato con la semplice denominazione Langhe.

Nel territorio i vitigni maggiormente coltivati sono nebbiolo, dolcetto e barbera per l’80% circa. L’areale è piuttosto piccolo, racchiuso in un raggio di circa 30 km intorno ad Alba, per un totale di circa 71 500 ha, che comprende ben 10 denominazioni, con molte aziende di dimensioni molto differenti fra loro.

Per il Barolo, ad esempio, sono solo 2 le cantine che producono più di un milione di bottiglie ciascuna, ritagliandosi una quota di mercato del 17%, mentre il 6% delle cantine (21 su 351) ha una produzione superiore alle 100.000 bottiglie ricoprendo il 54% del mercato. Per contro, con una quota di mercato del 20%, più del 70% delle cantine ha produzioni inferiori a 30.000 bottiglie l’anno.

Per il Barbaresco la situazione è leggermente diversa in quanto sono le aziende piccole a governare il mercato. 

Tutte le DOCG che insistono sul territorio delle Langhe e del Roero sono state delimitate territorialmente mediante le Menzioni Geografiche Aggiuntive (MGA) oggi note come Unità Geografiche Aggiuntive. Queste aree, qualitativamente più espressive, sono recenti dal punto di vista legislativo (la prima risale al 2007 per il Barbaresco seguita nel 2010 dal Barolo), ma note da tempi memorabili come attestato, ad esempio, dalla “Monografia sulla viticoltura ed enologia nella provincia di Cuneo” del 1879 a opera di Lorenzo Fantini. Qui si citano 82 sottozone istituite per il Barolo e 34 per il Barbaresco.

L’origine e l’etimologia dei nomi geografici si riferiscono spesso a nomi di famiglie della zona o a specificità morfologiche che perdurano anche oggi, a sottolineare quella che è una continuità storica.

Quanto tali menzioni siano effettivamente utilizzate lo si evince dai dati delle vendemmie 2015-2016. Per il Barolo le MGA rivendicate sono circa 150 a fronte di un totale di 181, ma in etichetta ne compaiono circa 130. In vendemmia si deve anche dichiarare la percentuale di uve che può fregiarsi dell’MGA e che si assesta intorno al 55-56% ma in definitiva finiscono in etichetta solo il 25% o poco più. Ciò vale a dire che sul mercato solo 1 bottiglia su 4 di Barolo avrà la MGA riportata in etichetta.

Per il Barbaresco la situazione è leggermente più stabile: le MGA dichiarate sono state 62-63 su 66, imbottigliate 59 mentre le MGA dichiarate in vendemmia passano dal 48% al 30% di MGA imbottigliate. Per il Barbaresco, sarà quindi una bottiglia su tre ad avere riportata la MGA in etichetta oltre al fatto che le potremmo trovare quasi tutte.