Buttafuoco Storico, Jean-François Coquard firma la nuova bottiglia consortile

Buttafuoco Storico, Jean-François Coquard firma la nuova bottiglia consortile

Territori
di Alessandro Franceschini
02 marzo 2023

Sarà l’enologo oltrepadano a firmare l’annata 2018 della bottiglia del Club del Buttafuoco Storico. In autunno inaugurazione della nuova sede per accogliere gli enoturisti

La prossima edizione del Vinitaly terrà a battesimo la presentazione ufficiale della nuova annata, la 2018, della bottiglia consortile del Club del Buttafuoco Storico, associazione nata nel 1996 e che riunisce aziende che producono lo storico vino dell’Oltrepò Pavese prodotto esclusivamente da uve allevate all’interno del cosiddetto “Sperone di Stradella”, enclave che si trova tra i torrenti Versa e Scuropasso.

Il vino consortile, una sorta di ambasciatore in Italia e nel mondo del Buttafuoco Storico, viene prodotto ogni anno in circa 5000 esemplari e unisce le uve provenienti da tutte e tre le aree del territorio, composte da terreni differenti (argilla, arenarie e ghiaie) grazie all'aiuto e al lavoro di un enologo sempre diverso. Dopo Michele Zanardo, che ha firmato l’ultima annata in commercio, quest’anno è la volta del francese Jean-François Coquard, per 15 anni enologo di Mazzolino in Oltrepò Pavese e oggi anche produttore nel sud del Beaujolais.

«Il Buttafuoco Storico è un vino sicuramente costoso e impegnativo da vendere – ci spiega Davide Calvi, presidente del Club, a margine di un incontro con la stampa a Milano –, ma è il vestito buono di tutte le nostre aziende. È la vetrina, la punta di diamante, che permette a realtà sia piccole che medio-grandi di avere un vino molto distintivo a disposizione». Circa 22 ettari, 70/80mila bottiglie ogni anno, che possono arrivare anche a 90 mila, il Buttafuoco Storico viene esportato anche all’estero dai singoli produttori, 18 in questo momento, compresa la bottiglia consortile che ha un piccolo distributore negli USA.

 

I punti cardine, le regole, che si è dato il Club sono sempre gli stessi sin dalla sua nascita: solo uve provenienti dalla zona storica (comuni di Broni, Stradella, Castana, Canneto Pavese, Montescano, Pietra de’ Giorgi, Cigognola), solo produttori che possiedono una delle 20 vigne, il cui nome deve essere riportato in etichetta, quattro varietà storiche del territorio – croatina, barbera, ughetta e uva rara – che vengono raccolte lo stesso giorno e vinificate assieme.

Un vero e proprio taglio a caldo, come la tradizione vuole, con le uve che ovviamente hanno maturazioni differenti. Almeno un anno in legno, poi in bottiglia (tutti la stessa) con una commercializzazione che non può avvenire prima che siano passati tre anni dalla vendemmia, anche se la maggior parte attende anche cinque anni. Un vino ricco di alcol e struttura, che può avere note più fruttate se viene da una zona ricca di argilla, o minerali (tipica la nota di pietra focaia) se le uve vengono allevate su terreni con arenarie e ghiaie.       

Per assaggiarlo, prossimamente, ci sarà anche una nuova sede. «In autunno inaugureremo una nuova casa del Buttafuoco Storico – conclude il presidente –. Vicino alla storica sede a Vigalone, frazione di Canneto Pavese, stiamo finendo i lavori di una sede moderna, dove potremo fare anche somministrazione e piccola cucina. È una sfida per fare accoglienza ed enoturismo».