L'Alto Piemonte e la riscoperta di un profilo di essenziale definizione

L'Alto Piemonte e la riscoperta di un profilo di essenziale definizione

Territori
di Marco Agnelli
03 agosto 2020

Per il sesto appuntamento di “Annessi e Connessi”, l’iniziativa on-line proposta da AIS Lombardia per i propri soci, il protagonista è l’Alto Piemonte, accompagnati dalle emozionanti parole di Francesco Ferrari.

«Or dunque rimane provato che le colline del Novarese possono gareggiare coi colli della Borgogna: e che a trionfare nella lotta è solo necessario proprietari che diligentino la fabbricazione del vino, e ricchi ed eleganti ghiottoni che ne stabiliscano la riputazione»

                         (Camillo Benso Conte di Cavour, lettera a Giacomo Giovanetti, 1845)

È in assoluto una delle zone al mondo dove la qualità media dei vini è più elevata eppure, quando si parla di Alto Piemonte, rimane sempre in sottofondo quella percezione di un’area che non ha mai riscosso i riconoscimenti che meriterebbe. Forse perché, come suggerisce Ferrari, ha perso il treno nel periodo in cui si è avuto il boom del vino italiano, per poi riuscire - lentamente e faticosamente - a ritagliarsi un proprio spazio negli ultimi 10-15 anni. Complice, quasi sicuramente, la progressiva e inesorabile riduzione della superficie vitata, nel corso del XX secolo, sulle colline incastonate tra le attuali province di Biella, Vercelli e Novara che, a partire da circa 40000 ha vitati a inizio ‘900 sono arrivate a soli 1200 ha dei giorni nostri.


Il relatoreIl bosco si è ripreso gran parte della superficie su cui regnava la vite, per una serie di motivazioni storiche: la disastrosa grandinata del 1905, che ha letteralmente distrutto gran parte delle coltivazioni, e il progressivo abbandono delle campagne da parte delle giovani generazioni che, all’inizio del secolo scorso scelsero di andare a lavorare in fabbrica preferendo lasciarsi alle spalle questa terra tanto faticosa da coltivare. Eppure, in questo territorio complessivamente ristretto, abbiamo un sorprendente caleidoscopio di vini molto diversi tra di loro. L’Alto Piemonte, che da ovest verso est comprende i comuni che vanno da Lessona a Boca per poi estendersi in direzione sud-est fino a Fara, è caratterizzato da alcuni elementi che sono determinanti per comprendere questo nobile areale.

Il nebbiolo, vitigno principe del Piemonte, si esprime nella zona su registri completamente diversi rispetto a quelli delle Langhe. Il botanico Gallesio, già nel 1817, scriveva che questo grande vitigno era noto con il nome di spana, nel tempo poi tramutatosi nell’attuale “spanna”. «Il nebbiolo esprime e non domina il territorio», sottolinea Ferrari. Coltivato in soli 6200 ha in tutto il mondo, dei quali oltre 5000 in Piemonte, è considerato un vero e proprio traduttore del terroir. Non vuole imporre la propria personalità, bensì raccontare quella del terreno su cui cresce esprimendosi bene in pochi territori anche molto diversi tra loro.

L’Alto Piemonte è caratterizzato da suoli acidi, con assenza pressoché totale di calcare. Un tempo qui giaceva un grande vulcano, noto in geologia come supervulcano che 250 milioni di anni fa - quando sulla Terra esisteva un unico continente chiamato Pangea - esplose eruttando un'immensa quantità di materiale e generando una caldera effusiva di 25 km di diametro. Successivamente, circa 35 milioni di anni fa, lo scontro tra la placca africana e quella europea sollevò e ruotò la parte di crosta terrestre in cui si trovava il vulcano esploso portando in superficie quel che rimaneva della caldera. Nella zona di Bramaterra, Boca e Gattinara si trovano così porfidi vulcanici che danno caratteristiche uniche, mentre nel resto dell’Alto Piemonte le matrici geologiche sono differenti e comprendono terreni fluvio-glaciali a Ghemme, Sizzano e Fara, e sabbie marine fossili a Lessona.


I terreniLessona, il punto più occidentale dell’Alto Piemonte, è un’oasi microclimatica con clima dolce grazie all’azione schermante del Monte Rosa. I vini che si producono sono straordinariamente eleganti, caratterizzati da notevole sapidità. Muovendoci verso est si arriva a Bramaterra, toponimo che comprende cinque comuni. È la denominazione dalla più ampia superficie e quindi, inevitabilmente, quella all’interno della quale troviamo maggiore eterogeneità. La denominazione, il cui nome è dato da una collina letteralmente circondata dai boschi, insiste su una matrice geologica di porfidi vulcanici, da cui nascono vini più riservati, tendenzialmente compatti e potenti.

A Gattinara il disciplinare permette l’impiego del nebbiolo in purezza (come anche a Ghemme e Lessona) e la caratteristica dominante dei suoi vini è l’austerità. Generalmente trasparente, con un’inconfondibile mineralità ferrosa, la potenzialità evolutiva dei vini di Gattinara è infinita, tali da essere considerati i più rinomati dell’intero Alto Piemonte.

Attraversato il fiume Sesia si arriva a Ghemme, la cui denominazione comprende due comuni: Romagnano Sesia e Ghemme. Il vino, qui, tende a essere il più scuro tra quelli della zona e i profumi sono connotati da note terrose, di sottobosco, dalle foglie al frutto scuro. Proseguendo sulla stessa dorsale di origine fluvio-glaciale si incontrano le denominazioni di Sizzano e Fara i cui terreni sono composti della stessa matrice di quelli di Ghemme, ragion per cui la suddivisione in tre distinte denominazioni è da attribuire più a ragioni storiche e campanilistiche che non dà reali differenze geologiche o pedoclimatiche.


Il videoLa DOC Boca, infine, è prodotta nel territorio comunale di Boca e in altri quattro comuni: Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco. La denominazione, che non permette l’uso di nebbiolo in purezza, richiede obbligatoriamente l’impiego di vespolina e uva rara da sole o congiuntamente, dal 10 al 30%. Tra i vini dell’Alto Piemonte il Boca dà l’idea di provenire da un territorio più caldo, come se il calore del vulcano fosse ancora presente. Altri inconfondibili segni distintivi sono la macchia mediterranea e il sentore agrumato.

La serata si chiude con un brindisi a distanza di Lessona DOC Omaggio a Quintino Sella 2007- Tenute Sella, 85% spanna e 15% vespolina, prodotto solo nelle annate migliori dalle uve provenienti dal cru San Sebastiano allo Zoppo, in attesa di potere tornare presto agli eventi in presenza.