Nord Piemonte II - Tra Biella e Torino, civiltà contadina e nobiltà sabauda

Nord Piemonte II - Tra Biella e Torino, civiltà contadina e nobiltà sabauda

Territori
di Giuseppe Vallone
29 ottobre 2021

Prosegue il viaggio nel Nord Piemonte con l’approfondimento e la degustazione di vini provenienti dalle denominazioni di Lessona, Bramaterra e Coste della Sesia.

Il secondo incontro si è aperto nelle baragge del biellese e del vercellese, con le denominazioni di Lessona, Bramaterra e Coste della Sesia. Se la prima è circoscritta all’omonimo Comune, le altre due sono DOP che abbracciano areali piuttosto vasti (7 Comuni per Bramaterra, addirittura 17 per Coste della Sesia).

Il terreno di Lessona è composto da sabbie principalmente di origine marina; Bramaterra è invece caratterizzata da porfidi di origine vulcanica con alcune vene calcaree nella zona più alta della denominazione, a cui si contrappongono ciottoli e sabbie alluvionali in quella bassa.

Giorgio FoglianiCoste della Sesia può definirsi una denominazione di ricaduta, anche se per la precisione va intesa tale soltanto laddove esiste già un’altra DOP rivendicabile in etichetta. Diversamente, Coste della Sesia, declinabile in bianco, rosso e rosato (con uve nebbiolo, croatina e vespolina), diventa quasi una scelta obbligata.

Proseguendo verso ovest, dopo i rilievi della Serra d’Ivrea si incontra il Canavese, anfiteatro morenico attraversato da nord a sud dalla Dora Baltea. All’interno di questa vasta area, sviluppata intorno a Ivrea, la parte del leone è giocata dalla DOCG Caluso, tradizionalmente legata al passito da erbaluce e soltanto negli ultimi decenni diventata nota per i vini fermi e spumantizzati, estesa oggi su 245 ettari rivendicati in 36 Comuni.

Ed è proprio con Caluso che si apre e si chiude la seconda batteria di degustazione alla cieca.

Erbaluce di Caluso Spumante DOCG metodo classico Pas Dosè 2015 - Ilaria Salvetti
100% erbaluce. Rifermentazione in bottiglia per 30 mesi.
Al naso si accosta discreto ed elegante, con profumi di uva passa, anice ed erbe officinali. Prefigura uno spumante fresco ma non semplice né banale. L’assaggio conferma le aspettative, ha una discreta maturità e denota una parte densa eppur rotonda, di grande pulizia, complice una chiusura amaricante. Per Giorgio è uno spumante d’autore, cesellato e misurato.

Erbaluce di Caluso DOCG Le Chiusure 2018 - Benito Favaro
100% erbaluce.
Piccolo tocco floreale, fruttato appena accennato, erbe officinali; i sassi di fiume definiscono una mineralità sottile. L’assaggio è teso, fresco, tutto di un pezzo, che non fa concessioni alle morbidezze. È austero ma non rigido, non gioca il suo carisma sulla sola acidità, così valorizzando la poliedricità di un grande vitigno.

Lessona DOC Riserva 2012 - Massimo Clerico
97% nebbiolo, 3% vespolina. Affinamento di 12 mesi in barrique.
Naso di nocciola, rovere e agrume, con uno spunto vagamente alcolico. Dopo qualche tempo nel calice emergono sentori “vecchia scuola”, di uvetta sotto spirito, rosolio, foglie secche e sottobosco. L’assaggio è verticale, con durezze in evidenza e un tannino di personalità.

I viniCoste della Sesia DOC Uvaggio 2015 - Proprietà Sperino
80% nebbiolo, 15%vespolina, 5% croatina. Malolattica e affinamento in legno per 22 mesi.
Primo approccio vinoso, comunicativo, ricco, con tocchi vegetali, balsamici e leggermente speziati. La bocca ha ritmo, è scattante e ha polpa. Il tannino è piacevole, come la freschezza e la persistenza. Giorgio intravede la ricerca del cesello nella fattezza del vino, la sua intrinseca setosità e un innegabile impatto che coniuga elementi viscerali, terragni, a origini aristocratiche.

Bramaterra DOC 2013 - Antoniotti
Nebbiolo, croatina e vespolina.
È un vino che al primo approccio sta sulle sue. Naso puntuto di genziana, china, canfora e frutta scura. Dopo qualche minuto, complice la bocca, ecco sentire amarena, cacao, liquirizia. Rispetto al precedente ha un cadenzamento più lento e posato.

Erbaluce di Caluso DOCG Passito 2008 - Bruno Giacometto
100% erbaluce botritizzato. Appassimento in solaio fino al febbraio dell’anno successivo alla vendemmia. Affinamento in botte e inox per circa 4/5 anni.
Profumi caleidoscopici. Si va dal miele allo zafferano, dal dattero alla pesca sciroppata, dallo zucchero bruno al foie gras. In bocca è dolce, con discreta acidità e un finale nocciolato e di distillato. Un passito giocato in punta di spada, sul continuo e sottile equilibrio tra dolcezza e freschezza.