Nord Piemonte III - Estremi alpini, viticoltura di montagna e giovani rampanti

Nord Piemonte III - Estremi alpini, viticoltura di montagna e giovani rampanti

Territori
di Giuseppe Vallone
04 novembre 2021

Terzo e ultimo appuntamento dedicato al Nord Piemonte, vasta area che da Carema arriva fino alla Val d’Ossola, terre di antiche tradizioni per lungo tempo sopite e oggi in deciso risveglio.

Il terzo e ultimo incontro ha visto protagoniste le valli alpine, quelle poste più a settentrione della regione. Le Valli Ossolane, incuneate tra il Ticino e il Vallese svizzeri, sono un complesso di valli articolate perpendicolarmente alla Val d’Ossola propriamente detta e si collocano nella punta nord-orientale del Piemonte. Hanno suoli acidi composti da rocce metamorfiche (sarizzo e bèola) e un’altitudine media di circa 300 m s.l.m.. I vigneti si allungano su quaranta chilometri tra Crodo e Ornavasso e, se nel 1929 erano estesi su 1.438 ettari, nel 1990 si erano ridotti a soltanto 30. Oggi il territorio è protagonista di un recupero, lento ma costante, grazie alle istituzioni pubbliche e al ruolo giocato dall’azienda Garrone.

Giorgio FoglianiCarema, all’estremo nord-occidentale della regione è invece l’ultimo baluardo piemontese prima dell’accesso alla Valle d’Aosta. Collocata in posizione storicamente strategica alle pendici del Monte Maletto e lungo la via delle Gallie che dalla pianura padana si snoda fino alla Francia, ha un vigneto esteso oggi su 20 ettari complessivi, in risalita costante dagli oltre 40 che contava a fine anni ’60. La sussistenza della Denominazione si deve alla locale Cantina dei Produttori che per anni ha garantito uno sbocco di medio-alta qualità alle tante micro-realtà locali. Ad essa, negli ultimi anni, si stanno affiancando piccoli giovani produttori che stanno contribuendo a un ulteriore sensibile aumento della qualità dei vini di Carema e a un rilancio della DOP.

Ultima ma non ultima, la bassa Valle d’Aosta, che Giorgio ha voluto includere in questa rassegna perché culturalmente, storicamente, ma soprattutto per ampelografia e conformazione dei terreni non è altro che un prolungamento del Canavese. Zona di vino almeno dall’epoca romana, vede nel picotendro (il nebbiolo, come chiamato in loco) e nell’allevamento della vita in pergole o tòpie le sue principali peculiarità.

Gli ultimi sei vini, ancora una volta alla cieca.

Valli Ossolane DOC Rosso Cà d’Maté 2017 - Cantine Garrone
80% nebbiolo, 20% croatina.
Ci accoglie soave, con un bel frutto croccante e una componente speziata che intriga, poi accenni terrosi e di pellame. È un vino che fa della semplicità e della grintosa genuinità le sue promesse. In bocca è coerente e franco. Non è difficile da inquadrare, il tannino c’è ma è elegante.

Valle d’Aosta Donnas DOC Bos 2016 - Maison Cretaz
95% picotendro, 5% ner d’ala.
Andrea Maurice, l’autore di questo vino, è presente in sala. La degustazione alla cieca non ci consente di ricondurre immediatamente a lui questa piccola gemma: naso scuro, vegetale e balsamico di mentuccia, tocchi di agrume. È nervoso e dinamico, con un’acidità percepibile e infatti percepita. Per Giorgio è il vino più roccioso della batteria.

Carema DOC Riserva 2014 - Cantina dei Produttori di Carema
100% nebbiolo. Invecchiamento di 36 mesi di cui almeno 12 in legno grande.
Balsamico, il naso ha un ritmo lento. Le componenti terziarie sono attrici non protagoniste: ci sono ma senza occupare la scena. L’assaggio è succoso e pieno, di bella freschezza e con un tannino setoso e avvolgente. Il finale, leggermente tostato e nocciolato, è cartina tornasole del tempo che passa.

I viniCarema DOC Etichetta Bianca 2014 - Ferrando
100% nebbiolo. Affinamento di 36 mesi di cui 30 in botti di rovere.
Inizialmente reticente al naso, si apre a poco a poco: note scure, vagamente agrumate, senz’altro eleganti, fiori secchi e rosa. In bocca prosegue in questa sua svestizione. La parte tannica è ben fusa nelle altre componenti, è saporito e si rivela piuttosto tipico dell’idea che si può avere dei vini della zona.

Carema DOC Sole e Roccia 2017 - Monte Maletto
100% nebbiolo.
Nomen omen, il sole fa breccia in questo vino. Fragoline, accenni lattici, fiori secchi e effluvi balsamici e speziati. Dopo qualche minuto nel calice fa pace con l’aria e si dimostra più estroverso che mai.

Carema DOC 2016 - Chiussuma
100% nebbiolo.
Il naso dà l’idea di una certa concentrazione, si sviluppa su note balsamiche e chinate, con una lieve affumicatura e rimandi al tè nero. A Giorgio sembra la giusta sintesi dei vini degustati in precedenza, e dunque la degna chiusura della serata e del corso.

Un viaggio durato tre serate, lungo chilometri di terre di grande tradizione contadina, un tempo abbandonate, ma oggi fortunatamente riscoperte. Grazie a Giorgio abbiamo degustato vini che del nebbiolo fanno il grande protagonista, ma che attorno ad esso hanno costruito un cast di irrinunciabili attori come vespolina, croatina e ner d’ala. Sul versante bianchista, non può sottacersi l’erbaluce, a cui va riservato un grande tributo, vero gioiello in termini espressivi e qualitativi.