Roero, il fascino e l’unicità del nebbiolo della riva sinistra del Tanaro

Roero, il fascino e l’unicità del nebbiolo della riva sinistra del Tanaro

Territori
di Alessandro Franceschini
21 gennaio 2021

Un'identità ben distinta dalle vicine Langhe del Barolo e del Barbaresco, un legame antico sia con l'arneis che con il nebbiolo, la presenza di un territorio ricco di sfaccettature e differenti cru.

Quando si parla di Roero, se c’è un errore nel quale è bene non incorrere è quello di un confronto con i cugini che stanno al di là del Tanaro. Sebbene, infatti, da Barbaresco sembri quasi di toccarle queste colline e il comune legame con il nebbiolo induca inevitabilmente a paragoni e parallelismi, queste sono terre che regalano suggestioni e trame che è certamente più corretto considerare separatamente. E d’altronde storia, caratteristiche geologiche dei terreni, vocazione ad una produzione di qualità anche bianchista, sono tutti tratti che portano il Roero a pretendere di avere una posizione tutta sua che non ha bisogno di trovare sponda altrove per emergere. 

Sono alcune delle considerazioni emerse anche durante un recente incontro on-line con la stampa organizzato dal Consorzio per la Tutela del Roero. “Noi non siamo esplosi prima perché eravamo i più ricchi dell’albese. Nel Roero c’è sempre stata una grande produzione assorbita dalla città di Torino, non solo perché eravamo vicini, ma perché la qualità era molto apprezzata” ha spiegato il presidente Francesco Monchiero nell’illustrare le peculiarità di una denominazione che oggi ha poco più di 1100 ettari vitati e una produzione annua di circa 7 milioni di bottiglie. Ecco perché la pratica dell’imbottigliamento è partita dopo rispetto agli illustri vicini delle Langhe, “quando abbiamo dovuto guardare a mercati più lontani”. A questo aggiungiamo come la monocoltura non appartenga, tuttora, al Roero, grazie ad una produzione ortofrutticola non più florida come un tempo dal punto di vista quantitativo, ma sempre presente e di qualità, a partire da quella delle famose pesche, ma non solo.

Una storia antica

Se le prime tracce scritte relative all’arneis, famoso vitigno autoctono a bacca bianca tuttora il più vitato della zona, risalgono tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500, anche il nebbiolo vanta origini non certo recenti. Nel 1303 Guglielmo Bayamondo come censo per l’usufrutto di terre presenti nel Roero, oltre a una “carrata di vino moscatello” doveva dare ogni anno anche “puro vino nebbiolo”. A metà del ‘700 nei registri di cantina dei conti Roero di Guarene il nebbiolo è citato come vino prodotto nelle versioni "dolce", "vecchio", "amabile" e secco e se ne produceva già l’equivalente odierno di circa 35mila bottiglie.

Sabbia, argille e gesso. La centralità dei terreni 

I terreni del Roero sono figli di tre differenti eventi, che hanno visto prima la formazione di gesso, circa 6 milioni di anni fa, poi con l’apertura dello stretto di Gibilterra e la copertura del territorio delle acque si è depositata sabbia, infine con l’ultima emersione e i seguenti movimenti tellurici il Tanaro ha cambiato percorso incanalandosi lungo la direttrice Alba-Asti, separando le Langhe dal Roero. Le Rocche, i famosi e caratteristici ripidi rilievi nati proprio dopo l’evento che gli studiosi chiamano “Cattura del Tanaro”, sono l’elemento più caratteristico e affascinante di questo territorio e al tempo stesso una sorta di carta d’identità di questi terreni ricchi di sabbia. Le diverse emersioni dalle acque nel corso di milioni di anni hanno portato una notevole diversità nei terreni: a nord-ovest, lungo la linea delle Rocche, è presente maggiormente la sabbia, nella parte centrale compare invece l’argilla, a ridosso del Tanaro l’argilla si mescola con banchi gessosi. Tutti aspetti che, ovviamente, portano il nebbiolo ad avere connotati differenti e che sono anche all’origine di affinamenti più lunghi se coltivato su argilla, più brevi se trova dimora su terreni sabbiosi.

Una denominazione in costante crescita

L’attuale disciplinare è figlio dell’ultima importante modifica avvenuta nel 2017 che ha introdotto la tipologia Riserva per i vini bianchi e soprattutto 135 MGA, le famose Menzioni Geografiche Aggiuntive, che anche qui, come a Barolo e Barbaresco, donano una fotografia più puntuale, se rivendicate e utilizzate, al vino che poi troviamo nel bicchiere. La loro introduzione, peraltro, ha posto come regola nell’individuazione la dimensione minima di almeno 3 ettari vitati nel caso ci sia più di un proprietario e di 5 ettari se ce n’è uno solo. 

La denominazione è nata nel 1985, nel 1989 ha accolto al suo interno il vino bianco, nel 2004 ha aggiunto la G alla DOC: sia il Roero bianco che rosso prevedono le versioni Riserva. Osservando i dati della superficie vitata a partire dal 2014 – Il Consorzio è nato un anno prima, dopo la divisione da quello che tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani – si osserva una crescita continua sia degli ettari dedicati ai vitigni rossi (oltre al nebbiolo nel Roero è coltivata anche barbera con 601 ettari) che bianchi (oltre all’arneis con 871 ettari anche la favorita con 70). L’export che per i vini di questi territori è voce sempre importante, se non fondamentale, in questo momento assorbe il 60% della produzione.

L'impatto della pandemia e le incertezze per il futuro

Il 2020 non è stato drammatico sia a marzo che ad aprile come ci si sarebbe aspettato, anche perché nei primi mesi dello scorso anno l’export verso gli USA è andato bene” ha concluso il presidente del Consorzio. “In estate abbiamo assistito ad una bellissima ripresa con consumi aumentati all’interno del territorio. L’impatto più brutto a novembre e dicembre con un Natale praticamente perso a causa della seconda ondata. Alla fine abbiamo chiuso l’anno con una perdita solo del 6,5%”. Ora si guarda al futuro e l’incertezza certo non manca: “La nostra è una denominazione che va molto nella ristorazione e poco in GDO. Ecco perché c’è preoccupazione”.

La Degustazione

Difficile tratteggiare un denominatore comune nei 12 campioni degustati, e probabilmente sarebbe anche un errore tentare di farlo, vuoi per le differenti annate presenti che per le MGA di provenienza. Si è detto, durante il tasting che “il nebbiolo che nasce sulle sabbie del Roero ha profumi che ricordano i frutti di bosco, ciliegie e amarene” mentre al palato “la complessità è suadente, con tannini dolci ed eleganti, più levigati e meno taglienti e aggressivi”. Sono due caratteristiche che in effetti abbiamo riscontrato negli assaggi: certamente la delicata florealità non è probabilmente il timbro principale di questi nebbioli che hanno nel corredo fruttato e speziato la loro nota più evidente, pur con tutte le eccezioni del caso dovute all’imprevedibilità delle annate e alla mano dei singoli produttori. Ma con tannini meno imponenti la longevità continua a essere un tratto distintivo dei vini a base nebbiolo? “Il nostro disciplinare dà un tempo di sosta in legno più breve perché non ce n’è bisogno per addomesticare i tannini. Ma longevità e freschezza sono ben presenti nei nostri vini” ha affermato sempre il presidente del Consorzio. I campioni con più anni sulle spalle che abbiamo assaggiato, ormai vendemmiati 20 anni fa, non sembrano in effetti mostrare al momento segni di stanchezza o terziarizzazione evidente. Anzi. Insomma, per chi ama il nebbiolo, il Roero rappresenta un porto al quale attraccare senza indugio.

Roero Riserva 2010 Sudisfà - Negro

Ha un incedere al naso di buona finezza, con un susseguirsi di note lievemente terziarie, legate soprattutto al sottobosco, che si alternano a quelle speziate. Tocchi di carrube, note fruttate di ciliegia e lamponi completano il quadro aromatico. Bocca fresca, tesa, con un tannino che ha cominciato a perdere tutta la sua irruenza giovanile a vantaggio di una compostezza armonica intrigante.

L'azienda Negro è una delle più storiche presenti in Roero e la sua fondazione risale al 1670. Il Sudisfà – “soddisfatto” in dialetto locale – non nasce da una singola vigna, ma è l’assemblaggio dei migliori cru provenienti dai comuni di Monteu Roero, Santo Stefano Roero e Canale. Vinificazione con macerazione di 30 giorni in tini, botte grande per la fermentazione malolattica, poi passaggio in barrique primo passaggio e a seguire due anni in botte grande.

Roero Riserva 2011 Ròche D’Ampsèj - Matteo Correggia

Probabilmente è il più chiuso dei dodici in questo momento, soprattutto a bicchiere fermo. Con l’ossigenazione si apre su note dolci legate al rovere, poi sottobosco, funghi ed erbe aromatiche. Il frutto è maturo e ricorda la prugna e la ciliegia. Al palato il tannino è ricco, avvolgente e levigato, la persistenza è giocata su note dolci coerenti con il frutto percepito al naso.

Matteo Correggia è stata una figura centrale nella valorizzazione della denominazione, con una particolare predilezione per i vini rossi, tuttora portata avanti dalla sua famiglia. Dal 2014 l’azienda è certificata bio. Le vigne del Ròche D’Ampsè si trovano nella MGA Pecetto, caratterizzata dalla presenza di una buona compomente argillosa. Vinificazione in acciaio e legno, maturazione in botti da 6 hl e legni piccoli, poi due anni di affinamento in bottiglie.

Roero Riserva 2012 Bric Paradiso - Tenuta Carretta

Si apre su note di cuoio e poi lascia spazio a molte spezie che dominano il quadro aromatico in modo delicato e quasi piccante, con sfumature di cacao, prugne, note terrose e qualche tocco di pesca e amaretto. Un naso di austera eleganza. Al palato il tannino è fitto, ancora molto grintoso e graffiante, quasi scalpitante. Fresco e soprattutto sapido, ha un bell’allungo giocato su delicate note di spezie.

L’azienda ha 80 ettari di vigneto, di cui 40 nel Roero e 40 nelle Langhe, essendo stata proprietà di una famiglia albese del ‘300. Bric Paradiso è una MGA, il vigneto è recente, del 1999. Macerazioni medie, non lunghissime, a seconda dell’annata. Vinificazione in tonneau per 18 mesi e passaggio in botti da 25 ettolitri prima dell’affinamento in bottiglie per tre mesi. 

Roero Riserva 2013 Bric Aüt Generaj - Gianpaolo Viglione

Al naso si apre su toni delicati di spezie, di canfora, poi qualche cenno floreale di violetta, mentre il frutto ricorda il ribes e la ciliegia. La definizione del frutto è molto sottile e lascia spazio con il tempo a note gessose e minerali. Ha freschezza e un finale sapido, la trama tannica è distesa, sottile. Moderna l’impostazione con una gestione del rovere ben eseguita e mai predominante.

Siamo a nord della denominazione, a Montà. L’azienda possiede 12 ettari, prevalentemente a vigna, ma anche boschi e frutteti. Le uve provengono dal vigneto Bric Aüt, dove le sabbie cominciano a lasciare spazio anche alle argille. La macerazione dura 10 giorni, poi 27 mesi di maturazione in botte, sia tonneau che barriques.

Roero Riserva 2015 - Pace

Chiuso, quasi scontroso appena aperto, ha bisogno di ossigenazione e tempo per far emergere le sue caratteristiche: il frutto è di piacevole fattura, con note di pesca e susina più che di mora e ciliegia, insieme ad un tocco di rovere delicato e qualche nota speziata. Al palato ha tannino di bella grana, abbastanza fine e ben fuso con la struttura complessiva. Buona anche la freschezza con un tocco sapido in chiusura molto piacevole.

Cascina Pace lavora 26 ettari di vigneto che sono collocati in tre corpi: Monpellini, Sru e Renesio. Dopo 15 di macerazione il vino matura per 18 mesi in botti di rovere.

Roero Riserva 2015 - Azienda Agricola Ca’ di Cairè di Rolfo Emanuele

Naso austero, con un connubio di radici di liquirizia e sottobosco e tocchi di ciliegia. Poi si apre con un ventaglio speziato e note di erbe aromatiche, come timo e maggiorana. Ha una compostezza ed eleganza davvero notevoli. Al palato ha energia, un tannino di buona grana, discreta freschezza e una chiusura lunga ancora su note di erbe aromatiche.

Siamo sempre a Montà, a nord della denominazione. Il vino nasce da uve provenienti da tre poderi che rispecchiano le MGA di Tucci e Sterlotti, dove si trovano terreni sabbiosi e ricchi di scheletro. Macerazione per 15 giorni e poi maturazione di un anno in botti di rovere da 25 ettolitri.. 

Roero Riserva 2016 San Michele - Marco Porello

Una delicata nota floreale di violette lascia subito spazio a note fruttate di lamponi, molto dolci, insieme ad un corredo speziato di buona complessità. Al palato il tannino è docile e levigato; fresco, chiude sempre “dolce” e con rimandi speziati. Vino di piacevole impronta, già molto pronto.

L’azienda ha 18 ettari di vigneto divisi in due corpi. Il primo a Canale dove c’è la cantina e poi Vezza d’Alba. A Vezza si trovano terreni ricchi di sabbia, mentre a Canale, proprio nella MGA di San Michele, comincia a comparire anche argilla. Il vino è alla seconda annata prodotta. Macerazione di 40 giorni e maturazione per 20 mesi in botte di rovere di Slavonia. Dopo l'imbottigliamento trascorre almeno 8 mesi in bottiglia prima di entrare in commercio.

Roero Riserva 2017 - Demarie

Le note dolci legate al rovere di piccole dimensioni caratterizzano il quadro complessivo in modo molto marcato in questo momento. Si apre con note di cioccolato e frutto molto dolce. La trama tannica è particolarmente asciutta e tende a frenare tensione e dinamicità. Il tempo dirà se riuscirà emergere con maggior equilibrio e slancio.

Demarie è un’azienda familiare. Siamo a Vezza d’Alba e l’azienda è bio dal 2020. Il vino proviene da un vecchio vigneto piantato nel 1946. Fermentazione in vasce di cemento, poi maturazione per 18 mesi in barriques francesi, 30% nuove. Seguono 6 mesi di affinamento in bottiglia. 

Roero 2015 -  Azienda Agricola Benotti Rosavica

Note di cioccolato e ciliegia quasi sotto spirito aprono il quadro aromatico. Ha un profilo intenso, ricco che vira sulla “dolcezza” di tutte le note. Con l’ossigenazione lascia spazio a note di foglie bagnate e un tocco balsamico che ricorda il mirto. La nota del rovere si fa sentire in questo momento, ma non è prepotente. Bocca arcigna, tannino un po’ asciutto nel finale. Buona la freschezza più che il timbro sapido.

Piccola azienda di 4 ettari in totale e un solo ettaro e mezzo dedicato alla vigna. Di fatto è un secondo lavoro. Siamo a est, a Priocca. Vigneto di 1500 metri con una produzione di questo vino tra le 600/1000 bottiglie. Prima annata in commercio. Macerazione di 30 giorni, un anno in barrique di secondo passaggio.

Roero 2015 Monfrini - Azienda Agricola Ponchione Maurizio  

L’apertura dolce, di rovere, lascia spazio a un frutto ricco, sempre di cliegia matura, poi note di torrefazione e china alle quali si aggiungono quelle di fieno e spezie dolci con più ossigenazione. La trama tannica ha buona energia, anche se l’allungo finale è sempre un po’ contratto. 

L’azienda, famigliare, ha 12 ettari di vigneto di proprietà. Siamo a Govone, altro territorio di confine della denominazione. Monfrini è un nome di fantasia  e deriva da due MGA, Peiroletto e Trinità. Dopo una fermentazione di 15 giorni, il vino matura per 10 mesi in botti grandi e 5 mesi in barriques al 30% di primo passaggio e poi di secondo. 

Roero Oesio 2017 - Enrico Serafino

Al anso le note di piccoli frutti di bosco, in particolare fragoline e lamponi, aprono un profilo piacevole e delicato, con note legate al rovere ben integrate e mai preponderanti. Bocca di piacevole fattura con un tannino dinamico, fitto, ma mai aggressivo. 

Grande azienda con 165 ettari di vigneto in totale che produce vino da 143 anni. Una delle poche a poter imbottigliare fuori zona anche Barolo e Barbaresco. Oesio è una MGA presente nel comune di Canale. Fermentazione in tini troncoconici per 30 giorni, poi 18 mesi di maturazione in botti da 25 e 40 ettolitri. 

Roero 2017 Bajaj - Giovanni Moretti

Ottima la complessità al naso con note di prugne secche, tocchi di piccoli frutti molto delicate che ricordano i mirtilli, e poi ancora radice di liquirizia, terra e foglie bagnate, canfora e tocchi di erbe aromatiche. Al palato ha un tannino rigoroso, fitto, con bella freschezza e sapidità e un finale minerale appagante. Vino dinamico, lungo, di ottima fattura. 

Siamo a Monteu Roero e l’azienda ha 22 ettari, ma solo 4 dedicate alla vigna, il resto a frutta e verdura. Partiti 5 anni fa fanno del poco interventismo la filosofia aziendale: nessuno addittivo, nessuna filtrazione. chiarifica con bentonite, pochissimi solfiti. In vigna solo concimi organici. Le uve provengono dalla MGA Bric Nota. Fermentazione spontanea con pied de cuve, maturazione di 8 mesi in barriques di 3° e 4° passaggio e poi 12 mesi bottiglia.