Trentodoc Festival: l’autunno in Trentino è sparkling

Trentodoc Festival: l’autunno in Trentino è sparkling

Territori
di Sara Missaglia
10 ottobre 2022

Dal 6 al 9 ottobre si è tenuta la prima edizione della kermesse organizzata da Trentino Marketing e dall’Istituto Trentodoc con la collaborazione del Corriere della Sera dedicata alle bollicine di montagna: una manifestazione su cui la Denominazione punta per valorizzare un prodotto distintivo della Regione (e non solo).

Un Metodo Classico perfettamente integrato nell’ambiente naturale da 120 anni, bollicine che guardano al cielo ma con solide radici nella terra: dei 10 mila ettari vitati della regione (il 2% circa del nostro Paese), 1.154 ettari, pari a circa all’11%, sono destinati alla produzione di Trentodoc, con 64 case spumantistiche associate all’Istituto, 220 etichette sul mercato e oltre 12 milioni di bottiglie vendute nel 2021 per un fatturato che ha raggiunto i 150 milioni di euro. Le bollicine di montagna hanno avuto un’accelerazione rispetto al 2020 del 40% e rispetto al 2019 del 23%: per il Presidente dell’Istituto Trentodoc Enrico Zanoni la prima edizione del Festival Trentodoc, rappresenta «una significativa tappa di un percorso iniziato nel 1993, con il riconoscimento della Doc Trento. Tappa che premia l'importante lavoro di ricerca dell'eccellenza produttiva e suggella la perfetta simbiosi con il territorio che, grazie alle sue peculiari e uniche caratteristiche, è, e ancor più sarà (in uno scenario di cambiamenti climatici), il vero vantaggio competitivo».

Il Festival

Una manifestazione dai tanti volti, dislocati in molte zone del centro storico e dei dintorni: degustazioni guidate, approfondimenti d’attualità, eventi serali, cooking tales, wine talks, musica, laboratori didattici, cene a tema ed esperienze degustative con calici e abbinamenti territoriali: cantine, locali in città, antiche dimore e persino il Castello del Buonconsiglio, simbolo medievale di Trento, hanno aperto le porte per un’accoglienza senza confini. Un banco di prova in grande stile per il modello trentino dell’enoturismo, con l’obiettivo di attirare esperti e winelovers valorizzando le contaminazioni tra arte, letteratura, storia e design. 

Le degustazioni

Dodici le degustazioni di Trentodoc con la conduzione dei Migliori Sommelier d’Italia della nostra Associazione – Roberto Anesi, Stefano Berzi, Valentino Tesi, Maurizio Dante Filippi, Simone Loguercio – e del primo Master of Wine italiano, Gabriele Gorelli. La masterclass dal titolo “Per ogni momento” aveva l’obiettivo di raccontare “i” Trentodoc sottolineando, con l’uso del plurale, le peculiarità delle diverse tipologie e la loro capacità di mettersi in sintonia con il “momento”, dall’abbinamento a tavola alle celebrazioni. Quattro le parole chiave: modernità, versatilità, agilità, evoluzione. Fruibili, contemporanei, veloci, adattabili, comodi, terapeutici sono solo alcuni degli aggettivi utilizzati dai relatori per descrivere questi vini. La tendenza della Denominazione è per la produzione di vini caratterizzati da un elevato livello di freschezza, proprio perché è la montagna a mettere la firma su questi vini: parlando di numeri il 70% del territorio trentino supera i 1.000 metri s.l.m., il 20% è sopra i 2.000 metri e 94 vette superano quota 3.000. Escursione termica, ventilazione, irraggiamento, scarsità piovosa e un numero di ore di sole su base annua da far invidia al Sud del nostro Paese sono le caratteristiche proprie di questa viticoltura, che possiamo definire alpina se non estrema per alcuni areali. La verticalità aumenta con dosaggi limitati o assenti, ma anche quando il residuo zuccherino è maggiore, la scelta ad esempio di non svolgere la fermentazione malolattica va in questa direzione. Quattro i vitigni impiegati: chardonnay, pinot nero, pinot bianco e pinot meunier, con permanenza sur lie dai 15 mesi per il sans année ai 24 per il millesimato, con la riserva che ne prevede almeno 36. ”Il Trentodoc ha il disciplinare più disatteso,” chiosa Gorelli, “in quanto il periodo di permanenza sui lieviti è molto più lungo di quanto indicato dalla norma”. Le riserve continuano ad essere una tipologia proposta solo dalle cantine più grandi in forza della loro capacità di far fronte ad un capitale immobilizzato: “la loro grandezza è la riserva del vino di riserva”, commenta Gabriele Gorelli “a differenza dei piccoli produttori, che trovano più difficoltoso stoccare spumante per lungo tempo. Il focus della denominazione sembra essere più il millesimato”.

Il passaggio generazionale

La denominazione sta vivendo anche un importante passaggio generazionale: Carlo Moser, titolare di Moser, e Daniele Endrici della Cantina Endrizzi, si sono confrontati con Vittorio Frescobaldi dei Marchesi de’ Frescobaldi e Riccardo Pasqua, Ceo di Pasqua Vigneti e cantine. «Più che agli enologi sono abituato a stare vicino ai contadini», commenta Carlo Moser, mentre Daniele Endrici sottolinea quanto la storia della sua famiglia lo abbia allenato alla qualità, avendo avuto la possibilità di degustare molti vini: «con papà più che di passaggio parliamo di convivenza generazionale, in quanto l’esperienza dei miei genitori e le nuove idee che ho con mia sorella Elisa sono la chiave del successo». Si tratta di un passaggio graduale e coerente, senza traumi o imposizioni, in quanto i giovani viticoltori sono cresciuti tra casa e cantina e hanno “camminato le vigne” sin da bambini.

Il Trentodoc e l’enoturismo

Le bollicine di montagna si collocano all’interno di un eco-sistema e di un tessuto sociale ed economico dove sono sempre più interpretate come volano per lo sviluppo integrato del territorio: in termini di “share of voice”, sottolinea Gorelli, «il Trentodoc vede tuttavia il nostro Paese come il mercato di assoluto riferimento, in quanto assorbe circa l’85% della produzione. È necessario abbandonare la concentrazione nel mercato domestico per arrivare alle tavole internazionali: attualmente a Stati Uniti e Svizzera si guarda con grande attenzione». La prima edizione del Festival ha dimostrato inoltre quanto sia importante comunicare e “sapersi raccontare”: «l’enoturismo è per le cantine una forma marketing in quanto la bollicina è simbolo della gioia dalla moda al design, dall’arte allo sport” sottolinea Claudia Lunelli, direttrice della Comunicazione e delle Relazioni Esterne del Gruppo Lunelli, in un’interessante tavola rotonda.  

Il Trentodoc è quindi un importante veicolo per fare sistema: è espressione autentica di un territorio raccontato e vissuto a 360° in una sorta di circuito che collega cantine, strutture alberghiere, ristorazione, musei. Un andamento più orizzontale che verticale: quote e pendenze meglio lasciarle al calice.